di Federica Marino
(federica.marino@rai.it)
Riaperto al pubblico dopo sedici anni in occasione delle Giornate Fai di primavera, il Palazzo Pretorio di Prato, fresco di restauro, è diventato sede dell'importante collezione permanente donata alla città dalla Fondazione creata dagli eredi dello scultore Jacques Lipchitz.
Arrivato in Italia negli anni Sessanta, Lipchitz aveva fatto della Toscana la sua terza patria creativa, dopo la Parigi cubista e gli Stati Uniti che lo avevano accolto, ebreo in fuga dalle persecuzioni naziste.
Nato in Lituania (nel 1891 Russia zarista), Lipchitz ha diciotto anni quando arriva a Parigi, dove conosce il messicano Diego Rivera e, attraverso Rivera, Pablo Picasso. Di formazione cubista, Lipchitz alterna creazioni monumentali e ritrattistica in materiali che vanno dalla terracotta al bronzo passando per il legno, la pietra, il marmo. E' questo il materiale scelto per Peace on Earth, scultura di cui realizza più calchi (uno alla Gnam di Roma): Lipchitz è ormai da tempo negli States e quando torna in Europa lavora in Toscana, dove ha comprato casa, a Pieve di Camaiore, e collabora con la Fonderia Tommasi di Pietrasanta.
Perché i gessi di Lipchitz arrivano a Prato? Storia lunga, bisogna tornare indietro a quarant'anni fa, pochi mesi dopo la morte dell'artista, a Capri. Nel 1974 la vedova è in città con l'amico scultore Henry Moore che ha appena donato a Prato la sua Forma squadrata con taglio.
Yulla Halberstadt, anche lei scultrice, della città apprezza la provincialità, convinta che i piccoli centri - meno distratti dei grandi da altre opere e istituzioni culturali - possano più efficacemente tutelare e promuovere le opere d'arte moderna. E' allora che la vedova Lipchitz ipotizza di donare alla città di Prato parte della gipsoteca del marito, possibilità resa concreta oggi dal figlio di lei attraverso la Fondazione dedicata alla coppia di artisti.
Nella “piccola” Prato sono così giunti quarantatré disegni e ventuno gessi, mentre otto acqueforti e altri ventitré disegni sono stati destinati agli Uffizi.
Gessi e disegni, lavori preparatori cioè, spesso distrutti dagli autori una volta compiuta l'opera, fosse solo per fare spazio nei loro atelier. Lipchitz però li teneva e ci teneva, tanto che scrisse: “Le terrecotte ed i modelli in gesso sono la base della mia ispirazione, la mia unica vera opera originale e la proprietà più preziosa che possiedo”. E' stato così possibile creare una vasta gipsoteca che la sua Fondazione ha deciso di destinare a diverse istituzioni nel mondo, permettendo così a chi studia l'opera di Lipchitz di seguire il processo tecnico e artistico che porta dall'idea alla sua concretizzazione in materia.
Trattandosi comunque di un materiale preparatorio, anche i gessi di Lipchitz avevano bisogno di restauro, affidato all'Opificio delle Pietre dure che dall'alluvione fiorentina del 1966 in qua ha sviluppato una specifica esperienza nel “salvataggio” dei calchi in gesso. Oltre alla conservazione, i restauratori dell'Opificio hanno potuto studiare la diversa tecnica di Lipchitz nella lavorazione del gesso a seconda dell'opera finale, piccoli calchi unici per le sculture di dimensione ridotta e sezioni assemblabili per quelle grandi, con una patinatura a simulare l'effetto finale in bronzo
Unica l'ambientazione, al primo piano della struttura medievale del Palazzo Pretorio. Essenziale l'allestimento, con i calchi su nuovi supporti dai toni neutri e dalle linee semplici, e grandi gli spazi, oltre quattrocento metri quadrati, per un percorso lungo sessant'anni, dal Cubismo ai gruppi di figure umane intrecciate destinati ad ambienti pubblici al chiuso o all'aperto.
Ricostruito anche il portale della Rufless Church, la “Chiesa senza tetto” di New Harmony, Indiana, pensata come un tempio aperto a tutte le forme di spiritualità e cui Lipchitz partecipò anche con la scultura Tra cielo e terra, firmandosi: “Jacob Lipchitz, Ebreo, fedele alla religione dei suoi antenati, ha creato questa Vergine per una migliore intesa fra gli esseri umani su questa terra così che lo Spirito possa prevalere”.
L'arte di gesso. La donazione Jacques Lipchitz a Prato
Prato, Museo di Palazzo Pretorio
Fino al 26 maggio 2013