L'ipotesi che Pier Luigi Bersani provi a far partire un governo 'di minoranza' pur con i proibitivi numeri del Senato ha diversi precedenti storici. Il più vicino è quello del governo Berlusconi del 1994 che ottenne la fiducia a Palazzo Madama per un voto e solo grazie ai senatori a vita (Gianni Agnelli, Francesco Cossiga e Antonio Leone) e naufragò l'anno successivo con il'ribaltoné leghista. Ma anche andando molto indietro nel tempo si trovano precedenti. Un esempio è il tentativo di Adone Zoli al quale, dopo un periodo di forte instabilità, il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi affidò l'incarico dopo le politiche del '57. Il governo monocolore Dc guidato da Zoli nacque con l'appoggio determinante dell'Msi.
Per questo Zoli si dimise ma venne invitato da Gronchi a ritirare le dimissioni e governò per un anno. Zoli, aveva coniato la formula del 'governo di minoranza precostituita' a termine e con una serie di obiettivi tra cui prolungare la cassa del Mezzogiorno. Quella del monocolore democristiano che si sostiene grazie all'appoggio esterno di altre forze e con obiettivi 'mirati' è comunque un 'classico'. Tra il luglio del 1960 e il febbraio 1962 Amintore Fanfani, dopo le tensioni del governo Tambroni guidò un esecutivo che definì di 'restaurazione democratica'. Un monocolore Dc appoggiato dai partiti del centro democratico, con l'astensione di socialisti e monarchici.
E ancora, dopo le elezioni del 1976 Giulio Andreotti guidò un esecutivo della 'non sfiducia' con l'astensione del Pci (che ebbe in quelle elezioni un record storico di) che durò un anno e mezzo. Governi, dunque che non duravano un'intera legislatura ma con obiettivi precisi, punti programmatici, come quelli indicati da Bersani. Esecutivi, però, politici. Altro caso è quello dei governi 'di scopo' a matrice tecnica.
Un esempio è il governo del 1995 di Lamberto Dini, composto interamente da tecnici senza nemmeno un parlamentare che subentrò al primo Berlusconi fatto cadere dal ribaltone leghista Un governo votato da centrodestra e centrosinistra con un programma miratissimo che comprendeva tra l'altro la manovra finanziaria, la riforma delle pensioni e la legge elettorale. Altro esempio ancora, quello guidato da Giuliano Amato sostenuto da Dc, Psi, Psdi, Pli che varò la manovra da 90 mila miliardi di lire, la più importante dal dopoguerra con il prelievo forzoso (misura che ricorda in piccolo la vicenda di Cipro) dello 0,6% dai conti correnti.