di Maurizio Iorio
(maurizio.iorio@rai.it)
Il Duca Bianco, il “sottile Duca Bianco” (“Thin white duke”) è tornato sul suo trono dopo aver abdicato per dieci anni. Barricato nella sua magione newyorkese con la moglie, l’ex-modella etiope Iman (sposata nel ’92 Firenze), David Bowie veniva dato per disperso dai più. Nessuno ne aveva saputo ereditare lo scettro (leggi insegnamento), ragion per cui il posto era rimasto vacante per una intera decade, fino al suo improvviso ed inaspettato ritorno. Che si è materializzato con “The next day”(http://www.televideo.rai.it/televideo/pub/articolo.jsp?id=15007&p=&idmenumain=0 ) , album fotocopia, almeno nella copertina, di “Heroes”. Il ritorno del Duca, ormai 66enne, che in terra d’Albione è una vera e propria icona, per aver indirizzato l’estetica e la cultura rock degli anni ’70 e ‘80 verso territori inesplorati, viene celebrato da una mega esposizione a lui dedicata al Victoria and Albert Museum di Londra, il più grande museo di arte e design del mondo. Titolo, assai esplicito, “David Bowie is”, l’equivalente di un “Dio c’è”. Dal 23 marzo all’11 agosto le sale dell’immenso edificio di Cromwell Gardens ospiteranno ben 300 oggetti, scelti fra i 75.000 dell’archivio del cantante dai due curatori della mostra, Victoria Broakes e Geoffrey Marsh. Bowie ha tenuto a precisare di non aver collaborato alla selezione e all’organizzazione della mostra.
Arte moderna a 360 gradi
Nelle bacheche testi manostritti delle canzoni, gli art work delle copertine dei dischi, gli abiti di scena, ben 60, tra cui spicca il costume spaziale di Ziggy Stardust, disegnato da Freddie Burretti, i videoclip d’avanguardia (per l’epoca), oltre alle celebri fotografie di Brian Duffy (per capirci, è l’autore della famosa immagine della copertina di “Aladdin Sane”, con il volto di Bowie attraversato da una saetta). Non solo musica, quindi, ma arte a 360 gradi. L’esposizione esplora le collaborazioni di Mr. Bowie con artisti e designers nel campo della moda, del suono, della grafica, del teatro, dell’arte e del cinema, con estratti da “L’uomo che cadde sulla terra” (di Nicolas Roeg, 1976), video come quello di “Boys keep swinging” (da “Lodger”, 1979), e i disegni del set creato per il tour di “Diamond Dogs” (1974).
Prevendite alle stelle
Sarà una mostra da record, lo si evince dal successo delle prevendite: ben 42mila biglietti staccati in anticipo, più del doppio rispetto alle mostre precedenti, quasi il quadruplo del record di Velasquez del 2006 alla National Gallery, che pre-vendette solo 11mila tagliandi. La mostra del V&A viaggia in parallelo con una retrospettiva alla Galleria Snap di New York, dove sono esposte immagini del 1972 del fotografo giapponese Masayoshi Sukita, ed è il sequel ideale dell’esposizione allestita nel 2011 al Museum of Arts e Design di New York, intitolata “David Bowie, artist”. Il catalogo della mostra si intitola “David Bowie inside”, e contiene una bella serie di immagini, a cominciare da quella in bianco e nero del ‘63 in cui David Bowie è ritratto in posa con il suo sax. Sono passati quasi 46 anni dal 1 giugno del 1967, quando , con un bel po’ di presunzione, Bowie esordì con il suo album eponimo, nello stesso giorno in cui i Beatles pubblicarono Sgt. Pepper”. Contraddicendo uno dei suoi versi più famosi , “Possiamo essere eroi solo per un giorno” (da “Heroes”), Bowie eroe lo è da 46 anni. Se sarà presente o meno all’ opening act è un mistero ben custodito, come lo è stato quello relativo a “The next day”.