di Sandro Calice
di Andres Muschietti, Spagna/Usa 2013, horror (Universal Pictures)
Fotografia di Antonio Riestra
con Jessica Chastain, Nikolaj Coster-Waldau, Megan Charpentier, Isabelle Nélisse, Daniel Kash, Javier Botet, Jane Moffat, Julia Chantrey.
L’amore di una madre può essere spaventoso. Letteralmente. Eccetto il “mostro”, però, non aspettatevi grandi sorprese.
La crisi economica genera diperazione e follia. Come quella di Jeffrey Desanges, che compie un gesto irreparabile, rapisce le sue due bambine, Victoria e Lilly, e sparisce nel nulla. Da quel momento l’unica ragione di vita del fratello di Jeffrey, Lucas, e di sua moglie Annabel diventa ritrovare le due sorelline. Quando dopo cinque lunghi anni questo avviene, nessuno si aspettava che fossero ancora vive, nessuno riesce a comprendere quanta umanità abbiano perso per poter sopravvivere, ma soprattutto nessuno può immaginare che non sono state e non saranno mai più da sole.
Andres Muschietti, cortometraggi e spot pubblicitari alle spelle, è al suo primo lungometraggio, versione espansa del suo corto “Mamà” (2008) vincitore di qualche premio. Quello che funziona in questo film è l’impianto, l’idea originaria, basata per altro sulla (classica) presenza di bambini che amplifica l’orrore e il “fastidio”. C’è anche buon mestiere nell’illustrare il racconto, che ci regala qualche sano sussulto, anche se spesso telefonato, e in generale un buon livello tecnico in generale. Quello che non regge è lo script, da un certo punto in poi banale, ingenuo addirittura e in qualche caso troppo politicamente corretto. La Spagna, con Amenàbar e Balaguerò ad esempio, ci ha abituati a horror di ben altra intelligenza e spavento.
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