Il satellite Planck rivede i calcoli


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L'Universo è un po' più vecchio

Pensavamo avesse 13,7 miliardi di anni, ne ha invece 13,82. Ed ecco il suo nuovo identikit

L'universo e' un po' piu' vecchio di quanto stimato finora: ha 13,82 miliardi di anni e non 13,7 miliardi di anni. E' quanto mostra il primo ritratto dell'universo neonato ottenuto dal satellite dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) Planck.

I dati inviati a Terra dal satellite sono riusciti a 'fotografare' un universo giovane come nessuno lo aveva mai visto, ad appena 380.000 anni dal Big Bang.

''Il ritratto ottenuto è di una qualità straordinaria'', ha rilevato il direttore generale dell'Esa, Jean-Jacques Dordain presentando i risultati a Parigi.

La mappa "sfida la nostra attuale comprensione dell'Universo" , ha osservato George Efstathiou, dell'università di Cambridge. E' ''una miniera di informazioni'' e permette di ricalcolare l'eta' dell'universo e risalire ai suoi ingredienti, ha osservato uno dei responsabili scientifici della missione, George Efstathiou dell'universita' di Cambridge, uno dei responsabili scientifici della missione.

La mappa dell'universo neonato ottenuta dal satellite europeo Planck permette inoltre di ricalcolare quanta materia ordinaria e quanta materia oscura ed energia oscura, le componenti misteriose dell'universo, sono presenti nel cosmo.

Materia oscura e materia ordinaria, ha spiegato Efstathiou, sarebbero in quantita' superiori rispetto a quanto pensato finora: la materia oscura sarebbe il 26,8% (in precedenza si pensava 22,7%) e la materia ordinaria il 4,9% e non il 4,5%. Mentre l'energia oscura sarebbe presente in quantita' inferiore: costituirebbe il 68,3% del cosmo e non il 72,2% come si riteneva.I dati presentati sono solo la metà del totale di informazioni raccolte da Planck: il satellite continuerà le sue osservazioni fino all'autunno prossimo.

Un nuovo e molto preciso identikit
E’ stato un po’ come togliere il velo sull’universo. La nuova mappa di Planck è più dettagliata rispetto a quella elaborata precedentemente, nell’estate 2010. Eccone i risultati. Per la nostra galassia, la Via Lattea, è stata realizzata una mappa dell’ emissione delle polveri, prodotte dalle stelle alla fine della loro vita, e poi sparse nel mezzo interstellare. Sempre per la nostra galassia, è stata realizzata una mappa dell’ emissione degli elettroni liberi presenti tra le stelle. Per il cosmo intergalattico è stata realizzata una mappa della radiazione diffusa dal gas caldissimo degli ammassi di galassie, anche da quelli talmente lontani da non essere mai stati osservati prima. Infine, è stata separata anche la mappa della radiazione prodotta nei primi istanti dopo il big bang, il fondo cosmico di microonde, la cui immagine permette di stabilire la geometria, la composizione e l’ evoluzione dell’ universo a grande scala.

“E’ un po’ come analizzare le acque alla foce di un grande fiume, e farlo talmente bene da poter risalire precisamente ai contributi di ciascuno dei suoi affluenti. Le nuove mappe di Planck permettono di stabilire per la prima volta esattamente quanta radiazione proviene dalla nostra galassia, quanta dall’ universo extragalattico, quanta dall’ universo primordiale” riferisce il prof. Paolo de Bernardis, responsabile delle attività Planck presso l’Università La Sapienza di Roma.