di Fabrizio de Jorio
(fa.dejorio@rai.it)
"E’ il noi che vince, solo unendo le nostre forze si può arrivare al cambiamento; e oggi, Giornata della memoria per le vittime di mafia, la sfida è trasformare il dolore in impegno". Lo ha detto don Luigi Ciotti, presidente di Libera agli studenti delle scuole di Palermo, insieme ai quali ha piantato una quercia da sughero, pianta simbolo di testardaggine e resistenza, proprio davanti alla loro scuola, la 'Giovanni Falcone' più volte oggetto di atti vandalici.
L'iniziativa si chiama 'Piantiamola!' ed e' stata promossa dal corpo Forestale dello Stato e da Libera a favore degli istituti comprensivi statali Giovanni Falcone e Leonardo Sciascia di Palermo, nel quartiere San Filippo Neri, che una volta si chiamava Zen. Ci sono alberi da frutto e da macchia mediterranea, c'è l'alloro, "simbolo di pazienza e sapienza", ma in tutto sono 33 gli esemplari che ora circondano la scuola Falcone, 44 quelli destinate all'istituto Sciascia.
Il progetto di educazione ambientale rientra tra le attività in programma oggi, primo giorno di primavera e 18esima Giornata della memoria e dell'impegno di Libera in ricordo delle vittime delle mafie. I ragazzi hanno letto ad alta voce uno, per uno, i nomi delle vittime di mafia, "di chi è caduto per la nostra democrazia", ha aggiunto don Ciotti. “Vorremmo una scuola colorata, piena di alberi, ma viene sempre distrutta", hanno detto i bambini e i ragazzi della Falcone a don Ciotti. Serena, 12 ragazza enne ha preso la parola:"Guardo spesso dalla finestra gli altri giocare, ma i miei non mi permettono di stare con loro", mentre un'altra sussurra: "Vorrei che la mafia fosse sconfitta". Roberta Sbrana, dirigente scolastica della Scuola Sciascia, spiaga come “ogni giorno lottiamo contro difficoltà di ogni tipo, non si può essere noncuranti verso la scuola”.
"Etica ed estetica devono procedere insieme - ha concluso don Ciotti - dobbiamo diventare maestri di coerenza e sana inquietudine. Due giorni fa ero a Casal di Principe dove ho ricordato don Peppe Diana, parroco che voleva il bene per la sua città, ucciso come don Puglisi dalla stessa violenza che impoverisce tutti". Agli organizzatori della manifestazione è arrivato anche un saluto da parte del presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, e "un apprezzamento per l'impegno profuso".