Ammirando la figura di Pietro Mennea si ha l'impressione di imbattersi in un personaggio appartenente alla leggenda. Un mito per l'atletica mondiale oltre che azzurra, una personalità forte, forgiatasi nel "sud", terra diffidente e di silenzi, ma un profilo esatto dello sprinter più veloce e più testardo mai avuto in Italia risulta essere operazione complessa.
La storia di Pietro Mennea sembra caratterizzata da un comun denominatore: tagliare traguardi e proiettarsi alla successiva sfida, considerare ogni successo, piccolo o grande che sia, un semplice punto di partenza anziché d'approdo e per questo è facile capire come un campione del suo calibro smessi i panni della celebrita', riposta la tuta e gli scarpini, abbia potuto continuare a dare importanti contributi seppur in scenari differenti dalle piste d'atletica. E' stato politico e avvocato italiano, oltre che olimpionico (1980), detentore del primato mondiale dei 200 metri piani dal 1979 al 1996 (con il tempo di 19"72, attuale record europeo).
Mennea nasce nel 1952 a Barletta, cittadina sull'Adriatico. Terzo di cinque figli, papà Salvatore sarto e mamma Vincenza casalinga, frequenta sin da piccolo la palestra della strada, attività ricreativa prediletta dai ragazzini meridionali. La cosa curiosa è che il più grande velocista italiano cominciò a praticare l'atletica non da velocista ma da marciatore. Ma l'amore fra Mennea e la marcia non durò che 15 giorni, anche perché non era piacevole allenarsi sulla litoranea di Ponente di Barletta in un ambiente freddo e umido.
Più facile, invece, dedicarsi alla velocità soprattutto per il piacere di battersi tra le mura scolastiche con Salvatore Pallammolla, lo studente più veloce della Ragioneria: ed infatti le sfide (sui 50 m, superficie in terra battuta) terminavano troppo spesso con la vittoria di quest'ultimo. Fu il primo successo su Pallammolla che convinse il giovane Mennea a dedicarsi sempre con maggior impegno all'atletica con la maglia della società sportiva Avis Barletta. Spinto dal professor Autorino, inizio' a prepararsi per i 100 m dei Campionati Studenteschi stravinti nella finale di Pisa con un eccellente 10"8.
Le prime Olimpiadi alle quali Mennea ha partecipato, sono quelle di Monaco 1972, terminate in maniera più che soddisfacente con la conquista di un'insperata medaglia di bronzo nei 200 metri, dietro il grande Borzov e l'americano Black; in più aveva preso parte anche alla finale della staffetta 4x100: con il ventenne Mennea che vedeva il 3° posto come una piccola delusione perche' era giusto puntare sempre e comunque al massimo. Il giovane velocista dopo un 1973 con molto problemi fisici diventa campione d'Europa nei 200 metri a Roma '74, mentre a Praga '78 è campione europeo sia sui 100 che sui 200 metri. A Città del Messico '79 ottiene il record del mondo dei 200 metri ma e' ai Giochi Olimpici di Mosca '80 a raggiungere il suo più grande risultato sportivo.
Le olimpiadi moscovite non erano nate sotto una buona stella. Molti paesi occidentali avevano boicottato i Giochi per protestare contro l'invasione dell'Afghanistan da parte dell'Armata Rossa sovietica. E così gli atleti di Usa, Germania Ovest, Canada, Giappone ed altre nazioni importanti erano stati costretti a rimanere a casa. Anche l'Italia in un primo momento non avrebbe dovuto partecipare in quanto il governo aveva espressamente invitato il Coni a disertare Mosca, ma il massimo ente sportivo dette prova di grande autonomia organizzando lo stesso la spedizione olimpica.
Mennea era partito per la sede delle Olimpiadi teso e preoccupato per via del clima incerto che circondava l'evento. La prima gara, i 100 metri, non era andata per niente bene tanto che Mennea neanche si era qualificato per la finale, vinta poi dallo scozzese Alan Wells. Ma lui aveva deciso di puntare tutte le sue chance sulla gara prediletta, i 200 metri. All'azzurro venne assegnata la scomodissima ottava corsia con Wells in settima.
Lo starter diede il via: lo scozzese partì come una scheggia, ma a 50 metri dal termine l'italiano era però ancora in ritardo, e Wells sembrava irraggiungibile: qui inizio' una delle più memorabili progressioni della storia dell'atletica moderna, scandita dall'indimenticabile telecronaca del compianto Paolo Rosi: "...recupera ....recupera ....recupera ....recupera ....recupera ....ha vinto!...ha vinto! ...Pietro Mennea ha compiuto un'impresa straordinaria...". Un buono, ma non eccezionale, 20"19 fu il tempo della grande impresa che gli e' valsa la medaglia d'oro olimpica. Prima della fine delle Olimpiadi, un'altra soddisfazione: con i compagni Malinverni, Zuliani e Bongiorni si portò a casa il bronzo della 4x400. Mennea in totale ha preso parte a 5 edizioni dei Giochi Olimpici e in carriera, ha corso 528 gare (419 individuali e 109 di staffetta); conta 52 presenze con la maglia della Nazionale.
Ma la carriera di Mennea non finì a Mosca, anche se le più grandi imprese erano state già compiute. Ma altri risultati di rilievo accompagneranno la sua lunga carriera, inframmezzata da 2 momentanei ritiri (marzo 1981-agosto 1982 e ottobre 1984-settembre 1987): il record sui 200 m a livello del mare (19"96) conquistato nella sua Barletta, l'argento (4x100) e bronzo (200 m) mondiali ad Helsinki, la 4a finale olimpica consecutiva a Los Angeles, la 5a olimpiade di Seul nella quale ebbe l'altissimo onore di essere il portabandiera della squadra azzurra. Oggi è scomparso un pezzo importante della storia sportiva italiana.