di Nello Rega
(n.rega@rai.it)
Un fiume umano, un boato, applausi e cori. Non poteva essere che così Come il suo “congedo”, con “Buona domenica e buon pranzo”. Il primo Angelus di Papa Francesco ha conquistato ancora una volta i fedeli. La sua gestualità, le sue parole, il suo uscire dagli “schemi della ufficialità”. E il non seguire, sempre, quanto scritto sui fogli.
Le sue parole suonano come quelle di un parroco durante un’omelia, arrivano al cuore e vanno dritti alle “orecchie” della fede. Partendo dal Vangelo, quello letto qualche ora prima nel corso della messa a Sant’Anna, in Vaticano, il pontefice si è soffermato sul concetto di perdono. “La misericordia è grande. Cambia il mondo, lo fa diventare meno freddo e più giusto”. E ancora una volta richiama l’attenzione sul ruolo della comunicazione, come un pastore che prosegue il suo cammino nel segno del Vangelo. “Grazie ai media la piazza, questa piazza, ha le dimensioni del mondo”.
E in questo “pianeta cattolico”, Bergoglio usa la sua esperienza per spiegare meglio l’importanza di essere buoni cristiani. “A una anziana donna, umile, molto umile, che nel 1992 a Buenos Aires voleva confessarsi ho detto: ‘Vuole confessarsi?’ Mi ha risposto di sì. E io: ‘Ma se non ha peccato’. E lei mi ha detto: ‘Tutti abbiamo peccato. Il Signore perdona tutti i peccati. Noi ci stanchiamo invece di chiedere perdono. Se il Signore non perdonasse tutto, il mondo non esisterebbe’”.
E, scegliendo di non parlare in altre lingue, l’accenno alle sue origini. “Ho scelto il nome del patrono d’Italia, Francesco d’Assisi, e ciò rafforza il mio legame spirituale con questa terra dove sapete ci sono le origini della mia famiglia”.
Fuori dagli schemi, senza seguire alla lettera i dettami del protocollo e della sicurezza (una normale auto al posto di quella ufficiale, a piedi, il saluto ad ogni fedele) Bergoglio si è congedato con l’augurio di una “buona domenica”, proseguendo il filo del “saluto diretto” ai fedeli. Nella sua prima apparizione dopo l’”Habemus Papam” aveva esordito con un “Buona sera”. Colloquiale, diretto, senza “sovrastrutture”. E l’effetto sui fedeli è fin troppo eloquente. Da ogni parte del pianeta stanno convergendo persone normali. Oltre alle tantissime delegazioni, martedì il piazza San Pietro vi sarà il mondo reale di una Chiesa che sta diventando sempre “più reale”.