Mafia, 150mila in corteo


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'Non uccideteli una seconda volta'

A Firenze per il giorno memoria. Napolitano, 'segnale di speranza' no_mafia_296

Centocinquantamila: un fiume di persone ha invaso pacificamente Firenze, raccogliendo l'invito dell'associazione Libera in memoria delle vittime di mafia. Sono arrivati da tutta Italia, con centinaia di autobus e anche con un treno speciale per dire no alla criminalità, per unirsi all'impegno dell'associazione guidata da don Luigi Ciotti che dà voce alle richieste ''troppo spesso'' inascoltate dei tanti familiari delle vittime. ''Non uccideteli una seconda volta'', è il messaggio forte e chiaro arrivato dal serpentone del capoluogo toscano e ripetuto piu' volte da don Ciotti.

''Vietato stupirsi, il Paese è questo ma la classe politica non lo capisce'', ha detto Franco La Torre, figlio di Pio, ucciso dalla mafia, durante il corteo. ''Ci sono belle facce, tanti giovani che mandano un grido di dolore alla politica, al Parlamento'', ha osservato Paolo Siani, figlio di Giancarlo, il giornalista napoletano ucciso dalla camorra. Il corteo si è attenuto alla 'consegna' del silenzio e del raccoglimento come Libera chiedeva. Hanno, però, 'parlato' i fiori di carta degli studenti di tutta Italia, i gonfaloni dei Comuni, una lunga bandiera della pace, gli striscioni come quello che diceva ''Chi non lotta ha già perso''.

Anche Firenze ha dato il suo tragico tributo alle vittime di mafia: era il 27 maggio 1993 quando in via dei Georgofili esplose un Fiorino imbottito di tritolo. Oggi, a quasi venti anni di distanza, si è marciato in ricordo di quei morti e di tutte le altre vittime: 900 i nomi che, come una triste litania, un megafono sistemato su un furgone che ha aperto il lungo corteo, ha continuato a scandire per tutto il percorso. Quei nomi erano gia' risuonati ieri sera nella Basilica di Santa Croce, in occasione di una veglia interreligiosa, e sono risuonati nuovamente alla fine della manifestazione dal palco allestito accanto allo stadio comunale fiorentino davanti a un piazzale che a fatica ha radunato solo una parte del corteo.

A leggere 'per non dimenticare' i nomi delle vittime tanti personaggi più o meno noti: il ct della Nazionale Cesare Prandelli e la segretaria della Cgil Susanna Camusso, diversi sindaci tra cui quello di Firenze Matteo Renzi e di Bari Michele Emiliano, ma anche i tanti familiari delle vittime (600 quelli arrivate a Firenze), magistrati e forze dell'ordine impegnati nella lotta alla mafia. ''Essere qui oggi significa non dimenticare, far ricordare. E' un problema di tutti, non di poche persone'', ha affermato Prandelli prima di salire sul palco. ''Il lavoro è tra le prime vittime della criminalità organizzate e la legalità è il tessuto fondamentale verso cui andare'', ha ricordato Susanna Camusso. ''La vostra lotta - ha affermato dal palco il Premio Nobel per la pace Adolfo Perez Esquivel - e' anche la nostra lotta, siamo uniti per un mondo migliore. E quando si vede questa moltitudine di gente si capisce che c'è speranza per sconfiggere la mafia. Anche noi abbiamo resistito grazie al fatto di essere rimasti uniti''.

''La mafia è come la peste. Dobbiamo unire ciò che le mafie e i potenti vogliono dividere'', è il richiamo di don Ciotti che ha ripetuto in più occasioni, e non solo sul palco della manifestazione, il suo messaggio ai politici: ''Mi auguro che le Camere si diano una mossa e si trovi il modo di governare perché abbiamo bisogno di risposte chiare''.

''L'iniziativa odierna a Firenze rappresenta un segnale di speranza e di determinazione che si rinnova ogni anno'', ha scritto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo messaggio inviato a don Ciotti, presidente di Libera. ''L'Italia - ha aggiunto Napolitano - ha sempre saputo trovare, nei momenti difficili della sua storia, la forza di reagire alle avversita', attingendo al suo straordinario patrimonio di civiltà di cui Firenze è esempio indiscusso''. Un pensiero a Libera e alla manifestazione di Firenze è arrivato infine anche dalla neoeletta alla Camera Laura Boldrini e da Piero Grasso eletto alla presidenza del Senato.