di Paola Scaramozzino
(p.scaramozzino@rai.it)
In fila dalle prime ore del mattino in una Roma freddissima ma splendente per assistere alla prima udienza di Papa Francesco dedicata ai media. Alle 9.30 il serpentone umano aveva raggiunto quasi un chilometro. Con le telecamere in braccio, con le macchine fotografiche professionali i giornalisti di tutto il mondo, alcuni hanno portato anche i figli piccolissimi, hanno atteso per ore il passaggio ai varchi di sicurezza. Un controllo severissimo tanto che alla fine molti non sono riusciti ad entrare perché alle 11 precise, nella bellissima Sala Paolo VI ideata da Pier Luigi Nervi, è entrato Papa Francesco.
Cori da stadio e tanti applausi da tutti i presenti per un Pontefice che ha il grande dono di abbattere le barriere. Parole semplici sempre toccanti, qualche battuta e giù l’ovazione di tutta la Sala. In fondo ad essa lo schieramento di decine di fotografi e di troupe televisive. Bandiere del Brasile sventolate in alto assieme a quelle di altri Paesi Latini, e poi, dopo una benedizione estesa a tutti i familiari, alcuni rappresentanti dei media si sono potuti avvicinare al Santo Pontefice. Abbiamo visto il presidente nazionale dell’Ordine professionale, Enzo Jacopino, il direttore di Raiuno Giancarlo Leone, e colleghi italiani, fra i quali la vaticanista dell’Ansa ,Giovanna Chirri che per prima ha diffuso nel mondo la notizia delle dimissioni di Benedetto XVI, e altri stranieri. Due giornaliste del Sudamerica lo hanno abbracciato e baciato. Cosa mai avvenuta prima.
Tifo da tutta la platea. Papa Francesco più che porgere la mano risponde stringendo al petto i volti delle persone che si susseguono. E’ un dialogo fatto anche con il corpo. C’è una fisicità che gli giunge probabilmente dalle sue origini e dal suo Paese: l’Argentina. Occhi lucidi, emozione vibrante fra i presenti. Anche il signore della sicurezza che non incrocia gli sguardi di nessuno e i suoi sono sempre rivolti alla fine della Sala, si scioglie in un sorriso.
Ora sul palco è il momento di volti che a noi giornalisti che da giorni sostiamo nel media-center che si trova dietro la Sala Paolo VI, sono diventati familiari. Si tratta di Carolina, Cristina ,Alessio, Daniele e tutti i ragazzi che ci hanno accolto nella Sala Stampa offrendoci sempre un aiuto quando ci siamo trovati in difficoltà con i computer. Poi tocca ai signori della Gendarmeria che ci hanno controllato ad ogni entrata ed uscita dalla sala stampa, alcuni severissimi e dall’aspetto assai burbero. Alla fine un collega non vedente con il suo bellissimo Labrador biondo che Papa Francesco accarezza.
E’ un’immagine commovente e molti hanno gli occhi lucidi. E l’ultimo saluto e ringraziamento, aiutati dall’applauso di tutti i presenti, giunge da quelli che ormai sono per tutti “la Trinità” ovvero padre Padre Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede e monsignore Jose Maria Gil Tamayo che ha tradotto sempre in spagnolo e il canadese padre Thomas Rosica, che ha parlato in inglese. Per tutti noi sono stati dei colleghi meravigliosi che hanno risposto senza remore a qualsiasi nostra domanda, anche a quelle poco pertinenti.
Ancora applausi e Papa Francesco si avvia all’uscita. Forse sarebbe voluto venire fra noi ma Castelgandolfo lo aspetta. Oggi si incontra con il Papa Emerito. E domani il primo Angelus. Auguri e grazie Papa Francesco da tutti noi artigiani della comunicazione.