di Nello Rega
Un’ovazione forse senza precedenti. Sicuramente nel segno del cambiamento. Così come si conferma, giorno dopo giorno, il pontificato di Bergoglio. Le sensazioni provate fin dagli attimi successivi alla diffusione del nome del nuovo papa si sono concretizzate in realtà. Anche nell’incontro, secondo tradizione, con gli operatori dell’informazione. Un applauso quasi da stadio ha salutato l’ingresso di Francesco nell’aula Paolo VI, “assediata” da flash, telecamere e taccuini. E, nel suo stile di “pastore” tra la gente ha esordito con “Cari amici”.
Un saluto che è sembrato subito un “rompere il ghiaccio” degli schemi, delle distanze e delle “differenze”. “Un ringraziamento speciale rivolgo a voi per il qualificato servizio dei giorni scorsi”, ha detto il pontefice. E non trattenendo la sua voglia di imprimere la sua vera essenza ha esclamato con un sorriso: "Avete lavorato!". Le cronache di questi giorni, i racconti sulla sua attività in Argentina, hanno consegnato anche il suo modo di essere uno tra i tanti. Così come la sua attenzione per gli indigenti.
Da qui la sua affermazione che suona come la “via maestra” lungo la quale si muoverà il suo pontificato:"Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!". Proprio a questo principio si è ispirata la scelta del nome, Francesco, il santo di Assisi, santo dei poveri e della pace. E non ha risparmiato i particolari che lo hanno portato a farsi chiamare Papa Francesco. "Avevo accanto a me l'arcivescovo emerito di San Paolo e anche prefetto emerito della Congregazione per il Clero, Claudio Hummes, un grande amico", ha raccontato. "Quando la cosa è divenuta un po' pericolosa - ha proseguito - lui mi confortava, e quando i voti sono saliti a due terzi, momento in cui viene l'applauso consueto perché è stato eletto il Papa, lui mi ha abbracciato, mi ha baciato, e mi ha detto: ‘Non ti dimenticare dei poveri’. Quella parola è entrata qui - ha aggiunto il Pontefice toccandosi il capo -, i poveri, i poveri. Poi subito, in relazione ai poveri, ho pensato a Francesco d'Assisi".
Non è mancato l’auspicio che l’informazione possa avere l’ispirazione di raccontare correttamente la Chiesa. “Il vostro lavoro necessita di studio ma comporta attenzione sulla verità, bontà e bellezza. La Chiesa esiste per comunicare questo: la verità, la bontà e la bellezza in persona. Siamo chiamati tutti non a comunicare noi stessi ma questa triade esistenziale”. E, velatamente ma senza nascondersi dietro “le paure”, ha accennato alle “ombre” che assediano il Vaticano. “Vi invito a conoscere la vera natura della Chiesa, con i suoi peccati anche”.
Il congedo è stato ancora più caloroso dell’esordio”. "Vi voglio tanto bene, vi ringrazio per tutto quello che avete fatto. E penso al vostro lavoro: vi auguro di lavorare con serenità e con frutti, e di conoscere sempre meglio il Vangelo di Gesù Cristo e la realtà della Chiesa. Vi affido all'intercessione della Beata Vergine Maria, Stella dell'evangelizzazione. E auguro il meglio a voi e alle vostre famiglie, a ciascuno delle vostre famiglie. E impartisco di cuore a tutti voi la benedizione".
Oggi, conclusa la sede vacante con l’elezione del nuovo pontefice, il primo Angelus in piazza San Pietro, aspettando la messa di inizio pontificato di martedì prossimo. Riprende, così, l’attività normale del Vaticano.