di Nello Rega
(n.rega@rai.it)
Un incontro familiare, un colloquio nel segno della vicinanza e dell’umiltà. Anche in questa occasione lo stile di Papa Francesco non si è smentito. E come poteva mai essere il contrario, assicurano quelli che lo conoscono da anni apprezzandone la semplicità e genuinità.
Così il pontefice ha voluto incontrare nella Sala Clementina tutti i cardinali, sia quelli che lo hanno votato in Conclave sia gli ultraottantenni. E’ stato uno scambio e un impegno reciproco tra Bergoglio e i porporati su come far camminare, edificare e vivere nel segno della Croce la Chiesa universale, così come ha detto ieri nel corso dell’omelia in Cappella Sistina. Umile nei gesti e semplice nelle parole. “Non cediamo mai al pessimismo, all’amarezza che il diavolo ci offre ogni giorno e allo scoraggiamento. Occorrono nuovi metodi di evangelizzazione e serve il coraggio di cercare nuovi metodi di evangelizzazione”, ha detto il Papa ai cardinali invitandoli a lavorare per “rafforzare l’unità perseverando nella preghiera”. “Forse la metà di noi è ormai nella vecchiaia ma la vecchiaia è la sede della sapienza della vita. Doniamola ai giovani come il buon vino che in anni diventa più buono”, ha aggiunto. E, incurante di essere quasi inciampato scendendo dal tronetto per andare a salutare il cardinale Sodano al termine del suo discorso, ha voluto fermarsi con tutti i porporati. Baci, abbracci, pacche sulle spalle. Uno spirito di comunione e di unità.
Un modo di intendere il pontificato che potrebbe anche tradursi nei primi atti di “governo”. Gli occhi sono, infatti, puntati ora sulle prossime nomine. A cominciare da quella del Segretario di Stato. Bergoglio è noto anche per il carattere determinato e questo si potrebbe tradurre in un “imprimatur” forte per le nuove sfide che attendono la Chiesa e l’eliminazione delle tante “ombre” che si sono abbattute sul Vaticano, a partire dal Vatileaks. Prima del Conclave si parlava di un avvicendamento tra il cardinale Bertone, 78 anni, con il cardinale Piacenza. Dopo la “svolta” data con la scelta di Papa Francesco, si fa strada l’ipotesi di un Segretario di Stato scelto tra i nunzi apostolici. Si fanno i nomi del nunzio a Parigi, Ventura, di quello a Varsavia Migliore e Mennini a Londra.
Secondo lo storico della Chiesa Melloni, “non è un Papa sceriffo ma un Papa-maestro che ha sottolineato la comunione contro l’autorità di uno”. Potrebbe, quindi, essere scartata l’ipotesi di un conflitto all’interno della Curia, che rischierebbe solo di esasperare i conflitti. “Nell’”Ut unum sint” Giovanni Paolo II ha scritto che bisognerà ripensare i modi del ministero petrino per riportarlo alle origini. Papa Francesco tutto questo lo ha fatto in soli 4 minuti affacciandosi al balcone dopo l’”Habemus Papam”, aggiunge Melloni.
In attesa dei primi atti di pontificato, Castel Gandolfo si prepara a quello che sarà un altro punto da primato. L’incontro tra due papa, il pontefice e l’emerito, che si vedranno nel palazzo della residenza estiva. Non si conosce ancora la data ma gli effetti del gesto sicuramente sì. Si tratta di un evento mai accaduto nella storia. Un faccia a faccia tra due che hanno scelto i nomi di due santi fondatori del monachesimo, Francesco e Benedetto. Data certa, invece, e giorni febbrili per l’organizzazione e la sicurezza, per la messa di inaugurazione del pontificato. Martedì oltre 200 delegazioni provenienti da tutto il mondo assisteranno al “via ufficiale” dell’era Francesco. Nel giorno della festa di San Giuseppe capi di Stato e di governo, personaggi famosi, esponenti clericali e fedeli comuni invaderanno San Pietro per assistere all’insediamento del nuovo pontefice. Tra gli assenti eccellenti, il papa emerito. Rispettando quanto detto nel giorno del suo “addio” al Vaticano, resterà a Castel Gandolfo, “sconosciuto al mondo”. E anche questa è storia.