di Nello Rega
(n.rega@rai.it)
L’aria che si respira all’indomani dell’atteso “Habemus Papam” è tutta all’insegna di dati, informazioni, biografie, connessioni e speranze. A poco più di un mese dall’annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI, il Vaticano ha ritrovato il suo ritmo che da secoli caratterizza questo “angolo” spirituale con radici e irradiazioni in tutto il pianeta. E, il ricordo, di quelle parole in latino pronunciate da Ratzinger l’11 febbraio scorso, sembrano ormai lontane. Il pontificato di Bergoglio è, certamente, “sotto il segno” dei primati. Il primo papa a chiamarsi Francesco, il primo sudamericano, il primo gesuita.
La scelta di ispirarsi al Santo di Assisi appare legata fortemente alla voglia di dare un segnale di svolta e di rimodulare il rapporto con i fedeli, così come quello di esercitare il ruolo di vescovo di Roma, pastore nel gregge dei fedeli. La scelta dei cardinali di eleggere un gesuita ha spinto più di qualcuno a parlare di “profezie” avverate, riferendosi a quella del “papa nero”. Si fa riferimento a come viene chiamato il superiore generale della Compagnia di Gesù per via del colore della tonaca indossata, perché è eletto a vita ed è il capo spirituale del più numeroso e potente ordine religioso del mondo. La scelta dell’urna della Cappella Sistina su cardinale sudamericano appare come una risposta ai tempi che cambiano e ai numeri. L’America latina ospita il 40% del miliardo e 200 milioni di cattolici del mondo. Tre abitanti su quattro del sub-continente è cattolico. Il Paese con il maggior numero di cattolici nella regione e nel mondo è il Brasile con 134 milioni di fedeli.
Sempre in tema di “primati”, non può passare inosservata la scelta di affacciarsi in piazza San Pietro senza la mozzetta rossa, ovvero la tipica mantellina papale. Così come la stola, usata solo per il tempo della benedizione, e poi subito tolta. Gesti che indicano semplicità. Semplice anche il crocefisso che lo ha accompagnato in Conclave e dopo l’”Habemus Papam”, e l’inchino alla folla di fedeli chiedendo preghiere per il suo nuovo compito. Umile anche il voler andare in autobus, assieme ai cardinali, nella residenza di Santa Marta per la cena e la notte. E alla fine del pasto ha detto ai porporati: “Che Dio vi perdoni per quello che avete fatto”. Semplicità anche nella prima uscita dalle stanze vaticane. Alle 8, a sorpresa, l’arrivo nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Una visita privata durante la quale ha pregato. E, subito dopo, la scelta di andare via da un’uscita secondaria, quasi in punta di piedi. Gesti e decisioni che seguono un filo, sottile, cominciato a febbraio.
L’umiltà della rinuncia di Benedetto XVI, l’accettazione con umiltà di Francesco. Accettare di mettersi al servizio della Chiesa e lavorare per il nuovo ruolo in un mondo in rapido cambiamento. Le note saliente sulla vita e l’attività di Bergoglio sono state scritte in tutte le modalità immaginabili. Il suo amore per il calcio e il tango, l’essere stato fidanzato, i suoi studi, le sue origini, il suo preferire i mezzi pubblici alle comodità delle auto di rappresentanza, il calore di una stufa in una piccola stanza, il suo stare vicino ai poveri. Volendolo collocare ideologicamente, si può dire che è un moderato. Anche se le sue battaglie contro i matrimoni gay, la distribuzione degli anticoncezionali e l’inseminazione artificiale gratuita nell’Argentina della presidente Kirchner gli hanno valso il giudizio di avere tesi “medioevali”. Posizioni che potrebbero far sostenere che il successore di Ratzinger sia conservatore per quanto riguarda la dottrina religiosa. Non mancano, e c’era da aspettarselo, critiche da chi lo accusa di non essersi opposto pubblicamente alla dittatura militare che guidò l’Argentina tra il 1976 e il 1983, in linea però con la posizione del clero argentino. Durante i 7 anni di dittatura, moltissimi argentini denunciarono ai sacerdoti (in alcuni casi sottoposti a Bergoglio in quanto leader dell’ordine gesuita del Paese) sequestri e torture per mano del regime militare. In nessun caso sarebbe arrivato aiuto e protezione. In tre episodi Bergoglio è stato chiamato a testimoniare. Gli occhi di fedeli e non sono ora tutti puntati a vedere le prossime mosse di Francesco. Attendono un cambio di marcia del Vaticano e la risposta ai tanti scandali e alle innumerevoli “ombre” che hanno offuscato San Pietro. Dovrà avere le mani libere per rivedere, riformare e cancellare.
Comincerà con la nomina del nuovo Segretario di Stato? Secondo i bene informati, sì. Nell’attesa l’agenda di Papa Bergoglio è fittissima. Domani l’incontro con i cardinali nella Sala Clementina, sabato quello con giornalisti, operatori e fotografi che hanno seguito le fasi della sede vacante e del Conclave. Domenica il primo Angelus e martedì la messa di inaugurazione del suo pontificato.