A poco piu' di un anno dallo scoppio del caso maro' e dopo la licenza, di quattro settimane, per tornare in Italia in occasione delle elezioni, Massiliamo Latorre e Salvatore Girone non torneranno in India alla scadenza del permesso. E' quanto l'ambasciatore italiano a Nuova Delhi, Daniele Mancini, ha comunitato alle autorita' indiane, secondo quanto rende noto la Farnesina in un comunicato. Queste le tappe fondamentali della vicenda che vede protagonisti i due fucilieri di Marina:
E' la sera del 15 febbraio 2012 quando due pescatori indiani, Valentine Jalstine e Ajesh Binki, vengono uccisi da colpi di arma da fuoco sulla loro barca a largo delle coste del Kerala. Nello stesso giorno, la Marina italiana rende noto che e' stato respinto un attacco di pirati contro la petroliera Enrica Lexie, a bordo della quale sono in servizio anti pirateria i due maro' Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Il giorno successivo, 16 febbraio, su sollecitazione della guardia costiera indiana, il comandante della petroliera italiana entra nel porto di Kochi. Qui i due maro' vengono accusati di aver ucciso i pescatori, accusa che viene subito respinta affermando che sono stati sparati solo colpi d'avvertimento.
Il 19 febbraio le autorita' del Kerala prelevano dalla petroliera i due maro', che vengono fermati, interrogati e fatti alloggiare in una guest house della polizia. Fin dall'inizio le autorita' italiane assicurano assistenza legale e sostegno materiale ai due militari, mentre sul posto viene mandato il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura per seguire la vicenda da vicino. Per il governo italiano, l'India non ha giurisdizione sul caso perche' la nave operava in acque internazionali. A fine febbraio anche il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, arriva in India, prima a Nuova Delhi, e poi a Kochi per incontrare Latorre e Girone.
Il 5 marzo il giudice della corte di Kollam stabilisce che i due maro' italiani vengano trasferiti in custodia giudiziaria nel carcere di Trivandrum, capitale dello Stato federale del Kerala. Su intervento di De Mistura, i due italiani vengono rinchiusi in una struttura separata dagli altri detenuti. Il 3 aprile Latorre e Girone vengono interrogati nel carcere di Trivandrum. I due militari rispondono a un questionario scritto, ma non alle domande rivolte loro a voce dagli inquirenti.
A meta' aprile il tribunale di Kollam stabilisce che la carcerazione preventiva dei maro' detenuti in India venga estesa fino al 30 aprile, mentre il 20 aprile la Corte Suprema indiana ammette il ricorso del governo italiano sulla giurisdizione della vicenda. A meta' maggio arriva il rinvio a giudizio per omicidio, tentato omicidio, danni e associazione per delinquere. Il 25 maggio i due maro' lasciano il carcere di Trivandrum e vengono trasferiti in una struttura preparata per loro a Kochi, la Borstal School. Il 30 maggio viene loro concessa la liberta' su cauzione, con il divieto di lasciare Kochi. Alla fine di agosto la Corte Suprema avvia la fase dibattimentale sul ricorso italiano per stabilire la giurisdizione sul caso.
Il 14 dicembre i due maro' chiedono di potersi recare in Italia per le festivita' natalizie. Pochi giorni dopo, il 20 dicembre, arriva la concessione da parte della Corte del Kerala di un permesso speciale per trascorrere Natale in famiglia. Latorre e Girone hanno l'obbligo di rientrare entro il 10 gennaio in India e il giudice dispone il deposito di una cauzione di 60mila rupie, pari a 826 mila euro. I due militari dovranno inoltre fornire alla polizia di Kochi i loro indirizzi, telefoni cellulari e un resoconto dettagliato dei loro spostamenti durante la permanenza in Italia.
Dopo dieci mesi trascorsi agli arresti in India i due maro' tornano quindi in Italia il 22 dicembre. Poco dopo il loro atterraggio a Ciampino i due maro' vengono contattati telefonicamente dal presidente del Consiglio, Mario Monti, che ribadisce l'impegno del governo per una definitiva soluzione del caso, e nel pomeriggio sono ricevuti al Quirinale dal presidente Giorgio Napolitano.
Dopo avere trascorso le vacanze in famiglia, il piu' possibile lontano dai riflettori, il 3 gennaio Latorre e Girone ripartono da Roma alla volta dell'India. "Ritorniamo in India rispettando la parola data, fiduciosi nella giustizia", affermano i due militari. Il loro rientro viene accolto positivamente dal capo della diplomazia di Nuova Delhi. "Ha consolidato il clima di grande fiducia reciproca gia' esistente tra Italia e India", afferma Salman Khurshid in un colloquio telefonico con il ministro degli Esteri Giulio Terzi.
Il 18 gennaio la Corte Suprema indiana stabilisce che il governo del Kerala non ha giurisdizione per intervenire nel caso dei due maro' e dispone che il processo venga affidato ad un tribunale speciale che sara' costituito a Nuova Delhi. La sentenza sottolinea che i fatti si verificarono in acque internazionali e che spettera' a un tribunale speciale stabilire se la giurisdizione sul caso sia italiana o indiana. I due fucilieri italiani vengono portati a Nuova Delhi, sotto la tutela dell'ambasciata italiana.
Il 22 febbraio Latorre e Girone ottengono una seconda licenza per recarsi in Italia, in occasione delle elezioni, che durera' quattro settimane. Oggi la notizia che i due militari non torneranno in India alla scadenza del permesso che era stato loro concesso per ritornare in Italia a votare. La decisione e' stata assunta d'intesa con i ministeri della difesa e della giustizia e in coordinamento con la presidenza del consiglio dei ministri.
E' stata quindi instaurata formalmente una controversia internazionale con l'India, si annuncia nella nota verbale in cui si ricorda che "l'Italia ha sempre ritenuto che la condotta delle Autorita' indiane violasse gli obblighi di diritto internazionale gravanti sull'India in virtu' del diritto consuetudinario e pattizio, in particolare il principio dell'immunita' dalla giurisdizione degli organi dello Stato straniero e le regole della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS) del 1982".