di Nello Rega
(n.rega@rai.it)
In attesa dell’imprevedibile risultato del Conclave, il cammino della Chiesa verso l’appuntamento elettorale della Cappella Sistina ha dei punti quasi fermi e attualmente conosciuti. Il primo è sicuramente quello dell’accento che il mondo sentirà risuonare dal balcone vaticano. L’”Habemus Papam” sarà, infatti, pronunciato dal cardinale francese Tauran, attuale capo dicastero per il dialogo interreligioso. Ovviamente potrebbe non pronunciarlo solo nell’ipotesi in cui fosse scelto come successore di Ratzinger.
L’ultimo a pronunciare l’attesissima formula è stato il cardinale cileno Estevez, che il 19 aprile 2005 annunciò l’elezione di Benedetto XVI. Anche Tauran, come stanno facendo tantissimi altri porporati, ha tracciato gli elementi che il nuovo pontefice dovrebbe avere: continuare il cammino fatto da Benedetto XVI nell’insegnare il contenuto della fede, essere aperto al dialogo con le culture e le religioni e riformare la Curia. Un altro punto, questo però più che certo, riguarda il nuovo “anello del pescatore”. Sarà identico a quello di Benedetto XVI (annullato dopo la fine del suo pontificato) ma cambierà il nome del papa che è scritto intorno. Infine certo è anche il calendario dell’inizio del Conclave. Martedì pomeriggio alle 15.45 i cardinali si trasferiranno dalla Residenza Santa Marta al palazzo apostolico. Alle 16.30 processione dalla Cappella Paolina con ingresso nella Cappella Sistina. Un quarto d’ora dopo vi sarà il giuramento solenne dei 115 elettori e la proclamazione dell’”Extra omnes”, ovvero l’invito agli estranei al Conclave di uscire dalla Cappella. Solo allora si procederà alla prima votazione. Intorno alle 19 la fumata. Bianca o nera? Questo resta al momento uno degli elementi di imprevedibilità del Conclave. Dal giorno seguente le votazioni saranno 4, due al mattino e due al pomeriggio. Le fumate sono sempre previste intorno alle 12 e alle 19. Tranne nel caso di esito positivo prima di questi orari.
Intanto, in attesa dell’ultima Congregazione pre-conclave, si fanno sempre più insistenti le voci dei possibili “papabili”. Si rincorrono in maniera sempre più insistenti le voci di una sfida a due per il successore di Ratzinger: da una parte il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, e il brasiliano Pedro Odilo Scherer dall’altra. Il primo potrebbe contare su almeno 37 voti, il secondo su 29. Servono, comunque, 77 voti. Su Scola vi sarebbe la convergenza di molti cardinali stranieri, intenzionati ad affidarsi ad una personalità italiana di forte affidabilità e caratura dottrinale. Il brasiliano Scherer, a capo della più grande diocesi del mondo, San Paolo, è sostenuto invece dall’ala conservatrice e di continuità con l’attuale gestione della Curia. Se uno dei due schieramenti non dovesse avere la meglio sull’altro, causando una situazione di stallo, potrebbe a sorpresa affacciarsi la “terza via”. Una candidatura di mediazione che vede in primo piano il franco-canadese Ouellet e l’ungherese Erdo. Il nodo, dicono i bene informati, non riguarda solo il nome del prossimo pontefice ma anche quello del Segretario di Stato. Potrebbe esserci una sorta di accordo “multiplo” per indicare il successore di Ratzinger e, indirettamente anche quello del cardinale Bertone.
In attesa di inserire la scheda elettorale nell’urna della Cappella Sistina, è sicuro che i cardinali approfitteranno di ogni attimo per riuscire a trovare un minimo di intesa. Ore febbrili, quindi, in attesa che si apra quella porta dalla quale uscirà il nuovo papa. Secondo il direttore della Sala stampa vaticana, padre Lombardi, l’attesa della fumata bianca dovrebbe essere minima. Un auspicio o “una voce” molto informata?
Nella foto in alto, i cardinali Scola e Scherer