Italia paese di 'serie B'. Dopo Standard & Poor's e Moody's, arriva anche Fitch a togliere la 'A' al Belpaese, declassato a 'BBB+', tre gradini sopra il territorio 'junk', anche in seguito alle inconcludenti elezioni che rendono improbabile la formazione di un nuovo governo stabile nelle prossime settimane.
Un downgrade, quello di Fitch, che arriva a poco piu' di un anno di distanza dal precedente: era infatti il 27 gennaio 2012 quando l'agenzie declasso' per l'ultima volta l'Italia portandola ad 'A-' con outlook negativo. Giudizio confermato lo scorso dicembre, quando aveva messo in evidenza che c'era anche la possibilita' di un miglioramento delle prospettive a 'stabili' nel caso in cui dalle elezioni fosse uscito un governo stabile.
Ipotesi che, alla fine, non si e' verificata e che porta Fitch a rompere il silenzio post-elettorale con un downgrade. L'agenzia era infatti l'unica che dopo il voto non si era espressa: Moody's infatti ha minacciato, due giorni dopo il risultato delle urne, il rating italiano, mentre Standard & Poor's non ha riscontrato nessun effetto immediato sulla valutazione dell'Italia, avvertendo pero' che le ''scelte del prossimo governo saranno essenziali''.
E' proprio Standard & Poor's la prima fra le grandi agenzie (il 7 dicembre 2012 la cinese Dagong ha tagliato il rating a BBB da A-) ad aver strappato la 'A' all'Italia, tagliando di due gradini il rating a 'BBB+' il 13 gennaio 2012. Esattamente sei mesi dopo, il 13 luglio, arrivava la scure di Moody's sul governo di Mario Monti, appena sbarcato a Sun Valley, negli Stati Uniti, per la consueta riunione dei miliardari Allen & Co. A Monti e' toccato rassicurare i 'paperoni-investitori' americani dopo il taglio del rating da A3 a Baa2.