di Nello Rega
(n.rega@rai.it)
Un altro scoglio, quello sulla data di inizio del Conclave, è stato superato. Nell'ottava tornata di Congregazioni generali i cardinali hanno trovato l’accordo su quando entrare nella Cappella Sistina e cominciare le operazioni di voto per l’elezione del successore di Ratzinger. Le voci degli ultimi giorni, quelle relative ai tanti nodi che il nuovo pontefice dovrà affrontare (Vatileaks e Ior in testa) hanno dato un’accelerata ai porporati che, forse, per non dare possibilità a nuovi “corvi” di entrare nella scena della “sede vacante”, hanno sciolto le riserve. Saranno, forse, stato propiziatorie per la scelta della data, la rosa e le mimose che padre Lombardi ha portato all’interno delle Congregazioni da offrire alle traduttrici dei porporati o forse la forte volontà di avere il successore di Ratzinger per i riti pasquali.
Il 12 marzo, di pomeriggio dopo la messa "Pro eligendo Pontefice" officiata al mattino, si apriranno le porte della Cappella Sistina ai 115 cardinali elettori che cominceranno così le delicate fasi di elezioni del nuovo pontefice. Serviranno almeno 77 voti per la fumata bianca. Sono ancora molti i cardinali iscritti a intervenire nelle Congregazioni e forte è il desiderio dei porporati di essere informati prima di entrare nella Cappella Sistina. Per questo le Congregazioni proseguono anche sabato, mentre la domenica sarà riservata alla celebrazioni delle messe nelle varie diocesi.
I porporati si sono confrontati sul ruolo della donna nella Chiesa ma anche sul dialogo interreligioso, la bioetica, la misericordia. Temi questi sul quale dovrà esprimersi il prossimo pontefice che i porporati vogliono sempre più “attratto” dal ruolo nuovo della Chiesa nella società di oggi. Resta lo scoglio, il più impervio, sul nome del favorito.
A “fronteggiarsi” ancora i due opposti schieramenti: quello dei cardinali legati alla Curia e quello dei cosiddetti “Paesi emergenti” più rivolti alla visione progressista del Vaticano. Si fa anche strada l’ipotesi di un “doppio abbinamento”, ovvero la scelta del Papa e del Segretario di Stato. Ipotesi, questa, che ovviamente non può essere portata nelle votazioni della Cappella Sistina ma che sarebbe garantita da un “patto” tra il successore di Ratzinger e i suoi elettori. Questa potrebbe essere la strada migliore per trovare velocemente un accordo sul nome. Ovviamente a questi “pettegolezzi” sul toto-papa va riservato il giusto peso. Come hanno ribadito i cardinali, non è importante il nome quanto piuttosto la sua azione e il suo vigore a confrontarsi con la Chiesa di oggi.
Quello che si aprirà martedì prossimo è il 75esimo Conclave della storia della Chiesa, il 51esimo che si svolge in Vaticano (il primo fu nel 1159). Con una processione solenne e invocando lo Spirito Santo, i cardinali elettori entreranno nella Cappella Sistina dove, privati di qualsiasi strumento di comunicazione con l'esterno, presteranno giuramento secondo la formula di rito. Poi "l'extra omnes", ovvero l'invito del maestro delle celebrazioni liturgiche del Papa, mons. Marini, agli estranei al Conclave a lasciare la Cappella Sistina. Il primo giorno di Conclave si svolgerà già un primo scrutinio. Nei giorni seguenti 4 votazioni, due al mattino e due al pomeriggio. Dopo tre giorni senza esito, gli scrutini verranno sospesi per un giorno di riflessione e preghiera e poi si procederà di nuovo a 7 scrutini. Se anche questi risultassero negativi, dopo una nuova pausa, si procederà fino a che al 33esimo si andrà al ballottaggio tra i due cardinali che hanno ottenuto più voti nell'ultimo scrutinio.
Anche nel Conclave del 2005, alla morte di Giovanni Paolo II, gli elettori furono 115. La scelta di Ratzinger arrivò al quarto scrutinio. Potrebbe essere un "indizio" anche per questa volta?