"Ringrazio vivamente il professor Maffei per l'invito che mi ha rivolto. Non potevo mancare per molteplici motivi. Innanzitutto, per il rapporto personale di profondo rispetto e affetto che mi ha legato a Rita Levi Montalcini e per la generosità con cui ella mi ha ricambiato quei sentimenti. Poi, per rendermi partecipe dell'omaggio che in nessun luogo come in questo poteva essere reso a una figura di grande scienziata del Novecento e anche dei nostri primi anni Duemila.
Non ho nulla da aggiungere se non che nella decisione di non mancare stamattina mi ha guidato anche il profondo convincimento politico e culturale - anche se da esterno al mondo della conoscenza scientifica - circa il valore decisivo della ricerca : convincimento che ho cercato di professare e sostenere nel corso di questi anni del mio mandato di Presidente della Repubblica.
Ma soprattutto sono qui per rendere omaggio alla straordinaria personalità civile e istituzionale di Rita Levi Montalcini. Come sappiamo, ella fu vittima delle leggi razziali del fascismo, ma diventò di conseguenza esempio straordinario di una irriducibile volontà e capacità di resistenza e di risposta alla portata distruttiva che quelle leggi potevano avere anche nei confronti della ricerca scientifica e, quindi, della sua attività di scienziata. Poterono apparire insormontabili gli ostacoli che quelle leggi barbariche ponevano all'esercizio della sua vocazione e missione di ricercatrice e di scienziata, ma quegli ostacoli seppe superare con uno sforzo individuale veramente eccezionale.
Rita Levi Montalcini dimostrò, nello stesso tempo, il suo attaccamento ai valori della libertà - della libertà della scienza ma non solo della libertà della scienza - e la sua profonda fede democratica che poi ha testimoniato anche con il contributo dato in anni relativamente recenti - per più di dieci anni, al Senato della Repubblica - ad una delle istituzioni rappresentative della nostra Repubblica per la nomina a Senatrice a vita da parte del Presidente Carlo Azeglio Ciampi. L'abbiamo vista all'opera ripetutamente e, anche quando le è arrivato -l'ha appena toccata - qualche schizzo ingiurioso della polemica politica , ella ha mostrato di non esserne in alcun modo ferita o impedita, e ha seguito, con grande serenità e con la grazia che la distingueva ma anche con la ferrea fermezza che la caratterizzava, la sua strada, onorato il suo impegno di Senatrice a vita. Anche per questo desidero renderle profondo omaggio a nome delle istituzioni repubblicane.
Infine, ho voluto venire qui per rendere un saluto all'Accademia dei Lincei alla vigilia della conclusione del mio mandato. Ringrazio profondamente per le parole che mi hanno rivolto gli oratori, in modo particolare l'amico professor Conso. Vorrei sottolineare come la conclusione, alla scadenza dei sette anni, del mio mandato di Presidente corrisponda pienamente alla concezione che i nostri padri costituenti ebbero della figura del Presidente della Repubblica nel nostro ordinamento, e corrisponde anche alle leggi della continuità delle nostre istituzioni e alle leggi del succedersi delle generazioni nella vita.
Farò quello che debbo fino all'ultimo giorno del mio mandato. Sono commosso dalla metafora molto laudativa del 'faro' : sia un faro o una luce assolutamente normale, umana, quella che il Capo dello Stato deve sprigionare, certe volte - faro o luce - si fa fatica nella nebbia. Cercherò di fare del mio meglio.
Voglio lasciarvi con la mia testimonianza di riconoscimento e di rispetto profondo per l'Accademia dei Lincei".