La questione femminile


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Le donne? Sono la parte più innovativa della società italiana

Intervista ad Anna Finocchiaro, senatrice del Pd f

Sulla figura della donna in questo periodo storico si potrebbe scrivere un trattato. Quello che però vorremmo sapere è perché proprio in questa delicata fase si chiede a gran voce di dare più spazio alle donne in politica?
"In questa fase politica in cui c'è sete di rinnovamento, coerenza, trasparenza e impegno concreto i partiti hanno sentito più che nel passato la necessità di garantire l'accesso alle donne in Parlamento e nei luoghi di potere, nonostante il Porcellum e le liste bloccate. Le donne, e in particolare le giovani donne, sono la parte più innovativa della società italiana: sono più istruite, più capaci di multitasking, più competenti e flessibili, hanno già raggiunto posizioni prima di esclusivo appannaggio maschile. Ora tocca alla politica,dove le donne premono da tempo. Ricordo che proprio dalle donne, a febbraio dello scorso anno, è partito il movimento 'Se non ora quando' che ha segnato di fatto l'inizio della fine del governo Berlusconi. Devo dire che i partiti del centrosinistra e in primis il Pd hanno sempre fatto da battistrada nelle politiche per le donne. Tanto è vero che oggi più di un terzo degli eletti Pd sia al Senato che alla Camera è donna. Ma si tratta di una questione di democrazia paritaria, non tanto di gestione del potere. Le donne sono più della metà della società, è giusto che siano rappresentate di conseguenza".

Quello del "più donne in politica" è diventato negli ultimi tempi quasi uno slogan. Il fondo di verità che vi è dietro giustifica un disparato ingresso delle donne in politica, senza alcun requisito specifico?
"I criteri della competenza e della rappresentanza devono valere per le donne, ma anche per gli uomini. Tutti gli eletti vanno valutati sulla base di quello che fanno per il Paese, e non solo le donne. Per quanto ci riguarda, le donne e le ragazze che hanno composto le liste e sono state poi elette alla Camera e al Senato hanno, in gran parte, vinto le primarie sui territorio e sono dirigenti, militanti, amministratrici locali. La cooptazione da parte del capo non funziona più, se mai ha funzionato, ma non solo per le donne".

Quale contributo e quale valore aggiunto, se di questo si può parlare, possono portare le donne nella politica?
"Le donne possono portare la propria capacità di essere concrete e, se serve, trasversali, nell'approccio alla risoluzione dei gravi problemi che affliggono il Paese. Hanno meno famigliarità con il potere e con i linguaggi e i riti ad esso connessi, dunque possono avere una grande capacità di innovazione. C'è anche la questione degli orari di vita e di lavoro, che vanno ripensati, in una visione delle esistenze in cui ci sia spazio anche per gli affetti e per gli interessi delle persone. Quindi c'è il grande tema dell'ambiente, della green economy e dell'attenzione alle generazioni future, che le donne sentono forse più degli uomini. Infine, e non in ultimo, l'attenzione per il proprio Paese e per le istituzioni: credo che le donne e le giovani italiane esprimano un grande senso di responsabilità".

Sembra un paradosso, ma proprio ora che in Italia il quadro politico è così sfumato e difficile, soltanto adesso per le donne si annuncia finalmente una maggiore presenza in Parlamento. Qual è il significato di questa apparente contraddizione?
"Non credo, come ho detto, che sia un caso o un paradosso che proprio in un grande momento di crisi si senta di più il bisogno delle donne in politica. La questione si può anche capovolgere, del resto. Forse il sistema è in crisi anche perché, per tanto tempo, ha escluso, in gran parte, le donne - che pure sono la maggioranza della popolazione - e i giovani. Anche se, voglio sottolinearlo, i partiti non sono tutti uguali, neanche su questo punto. In quelli di centrosinistra c'è sempre stato più spazio per le donne, la prima presidente donna della Camera dei Deputati è stata Nilde Iotti, ed era del Pci".

La donna sembra essere diventata una garanzia di qualità della politica. E' così?
"Non porrei la questione in questi termini. Non è che le donne siano garanzia di buona politica e gli uomini no. Si possono citare casi positivi e negativi per entrambi i generi. E' che la democrazia per essere tale, ed essere finalmente paritaria, non può escludere l'accesso alle cariche elettive a chi di fatto costituisce più della metà dell'elettorato. Di più, per tornare a crescere e a competere, l'Italia non può rinunciare ai talenti e alle competenze delle donne e delle ragazze, che tra l'altro presentano, ce lo dicono le statistiche, più elevati livelli di istruzione, specializzazione e formazione professionale rispetto ai colleghi maschi".

Cosa dovrebbe fare la donna italiana per contribuire a cambiare il proprio Paese?
"Ciò che sta facendo. L'ingresso delle donne nella politica, nelle professioni, nei Consigli di amministrazione delle società quotate in borsa, nei luoghi di potere è, nel nostro Paese, un processo inarrestabile perché è il risultato di una lunga 'marcia di avvicinamento' ed è l'esito di una partita che le ragazze hanno già giocato e vinto attraverso l'accesso e il successo ai più alti livelli di istruzione e qualificazione professionale. Le donne non devono avere paura di giocarsi una chance nella politica e nella contesa delle leadership. E' ciò che stanno facendo e questo contribuirà a cambiare il mondo che conosciamo. Per quanto riguarda i contenuti, le battaglie per le donne contro la violenza sessuale e di genere, per la parità retributiva, per la democrazia paritaria, per il rilancio dell'occupazione femminile, per i servizi a sostegno delle famiglie sono battaglie che migliorano il Paese e sono in gran parte quello che serve all'Italia per innovarsi e riprendere a crescere. I Paesi con i più alti tassi di occupazione femminile e di coinvolgimento femminile nella vita pubblica sono quelli più sviluppati. E' anche di queste energie nuove che l'Italia ha bisogno". (Egi)