In questo particolare momento storico si chiede, quasi si invoca, una maggiore partecipazione delle donne alla vita politica, partecipazione che finalmente, proprio adesso, sembra si stia concretamente realizzando. Perché?
Siamo arrivati ad un punto di svolta nelle dinamiche di accesso delle donne alle cariche elettive ed ai ruoli decisionali. L'arcaismo tutto italiano che ha visto fino ad oggi le donne relegate a ruoli e numeri marginali nella vita politica attiva ha avuto nella scorsa legislatura due scossoni con l'approvazione di due leggi fondamentali: quella sulla quota femminile nelle società quotate in Borsa e quella sulla doppia preferenza di genere nelle elezioni amministrative. Entrambe le leggi sono frutto di un grande sforzo parlamentare e di un clima culturale condiviso in grande parte della società per cui è inaccettabile l'esclusione del 53% della popolazione dai luoghi decisionali. I partiti politici e i movimenti non hanno potuto non tenere conto di questo dato nella composizione delle liste elettorali per le elezioni politiche.
Quale valore aggiunto, se di questo si può parlare, possono portare le donne in politica, ora? Cosa si richiede in particolare alle donne che rappresentano i cittadini nelle istituzioni?
Alle donne si chiedono esattamente le stesse qualità che si richiedono agli uomini: capacità, competenza, onestà e visione. il tema non è tanto quello che le donne possono portare in più ora, quanto quello che la loro esclusione toglie, la loro differenza.
Il quadro che si va delineando, a favore di una più consistente presenza della donna nell'attività politica, sembra contrastare con il drammatico fenomeno sociale del femminicidio. E' come se vi fossero due Italie in cui le donne vivono due diversi ruoli: uno avanzato, l'altro in continua regressione. E' così?
Assistiamo a crescenti fenomeni di violenza contro le donne. In realtà tutta la nostra società è più violenta. Lo riscontriamo nei fenomeni di bullismo e in tutte quelle azioni riconducibili alla cultura dell'odio: razzismo, intolleranza politica, omofobia. Nelle dinamiche di coppia sembra che la crescita del ruolo sociale della donna non sia stata accompagnata nella crescita di una relazione equilibrata e interpersonale tra uomo e donna; lo dimostrano i dati sulla violenza domestica. Bisogna contrastare la cultura dell'odio e della violenza partendo dall'educazione al riconoscimento dell'altro fin dai primi anni scolastici.
Il femminicidio ripropone il problema sociologico del rapporto della donna con la libertà. La libertà è un concetto giuridico, intesa come diritto, ma anche filosofico, storico e culturale. Libertà di sé: la donna libera di essere se stessa. Cosa è stato fatto in questi anni per avvicinare la donna alla libertà?
Possiamo definire il secolo breve partito nel dopoguerra come l'era della grande svolta per il genere femminile nella conquista dei propri diritti civili. Non solo il diritto al voto, ma anche alla propria autodeterminazione, la libertà nella propria vita privata, la svolta sulla violenza sessuale da reato contro la morale a reato contro la persona, alle conquista nel mondo del lavoro e la penetrazione in luoghi decisionali, nonché la legge sullo stalking e le nuove norme vs la violenza sessuale. Ma i dati dei reati contro le donne e le ancora presenti difficoltà di conciliazione dei tempi di lavoro con quelli familiari, e il preoccupante dato demografico, ci dicono come in Italia il riconoscimento collettivo del "sè" della donna sia un traguardo che non è stato ancora raggiunto.
Nel contesto internazionale, e in Europa in particolare, la donna italiana attualmente come è vista?
Nell'ultima interparlamentare tenutasi nell'aprile 2011, la presidente Michelle Bachelet (Presidente dell’Agenzia dell’Onu per l'Uguaglianza di Genere e l'Empowerment delle Donne) ha salutato la legge sullo stalking approvata in Italia, la legge sulle quote rosa nelle società quotate, e la allora non ancora approvata legge sulla doppia preferenza, come un eccezionale dato che faceva fare un balzo in avanti nelle conquiste dei diritti i genere femminile in l'Italia rispetto anche a tanti altri paesi occidentali. Rimane per gli osservatori internazionali un dato preoccupante: quello sulla disoccupazione femminile, soprattutto in Sud Italia, che raggiunge livelli decisamente inaccettabili. Non abbiamo raggiunto i parametri di Lisbona, anche a causa della crisi economica, ma questo deve essere un obiettivo per tutte le tutte forze politiche.
Cosa dovrebbe fare la donna italiana per contribuire a cambiare il proprio Paese?
Per aiutare a migliorare il proprio Paese non è in questione il fatto di essere uomo o donna. Bisogna essere persone che pongono al centro della propria vita il raggiungimento del bene comune oltre a quello della propria famiglia. le donne possono dare un grande contributo con la propria intelligenza, lavoro e sensibilità nell'armonizzare e mediare i conflitti crescenti di una società in crisi, non solo economica, ma anche culturale e sociale e, per certi aspetti, di identità. Femminilizzare la società significa renderla più pacifica e umanizzata. (Egi)