di Bianca Biancastri
(b.biancastri@rai.it)
Nel Paese formato mignon dell’Europa, e in una posizione così strategica in mezzo al mare da poter fare da ponte tra Occidente e Oriente, le cose stanno probabilmente per cambiare. L’opposizione socialista potrebbe vincere per la prima volta in più di 16 anni le elezioni politiche di sabato a Malta, l’isola-Stato a 83 chilometri dalla Sicilia, che va al voto anticipato, dopo l’Italia e prima della Bulgaria, nel mezzo di una crisi economica che attraversa il continente. Il partito laburista maltese, guidato dal trentanovenne Muscat, ha capitalizzato tutta la rabbia popolare per gli aumenti dei salari ministeriali e per il recente scandalo delle tangenti per il petrolio. Invece, il partito nazionalista, guidato da Gonzi, che ha portato Malta nell’Ue nel 2004, chiede di essere nuovamente scelto per rendere possibile la seconda migliore performance economica dell’ Eurozona dove l’isola è entrata nel 2008. L’esecutivo ha perso la maggioranza, detenuta con un solo seggio di scarto, quando un suo parlamentare ha votato contro il progetto di bilancio del 2013. E proprio su uno dei dossier aperti a Bruxelles, il bilancio europeo, l’opposizione ha sottolineato che i suoi parlamentari devono ora essere consultati dal governo uscente prima di fare un accordo in sede Ue.
I sondaggi danno i laburisti avanti dell’11 per cento, mentre nelle ultime legislative del 2008 meno dell’1% ha diviso i due partiti. Muscat ha modernizzato il partito, avvicinandolo alla gente e alla comunità imprenditoriale dell’isola molto più di quanto hanno fatto i nazionalisti. Il leader ha pubblicizzato molto l’intenzione di voler abbassare i prezzi dell’energia, troppo dipendenti da quelli del petrolio, che danneggiano standard di vita e competitività economica. Quindi ha avviato campagne contro l’inefficienza del governo, l’aumento dei salari ministeriali dopo la rielezione dei nazionalisti nel 2008, l’inutile riforma dei trasporti e lo scandalo delle tangenti per il petrolio, che finora tuttavia non ha coinvolto direttamente il governo.
I laburisti, che sono stati fuori dal governo per 25 anni eccetto che per un periodo di 22 mesi tra il 1996 e il 1998 e che si erano opposti ferocemente all’ingresso nell’Unione Europea voluto dai nazionalisti, hanno da tempo ammorbidito le loro posizioni sul fronte della politica estera. Tuttavia l’opposizione tenta ancora di utilizzare a proprio vantaggio la scarsa popolarità di cui ha sofferto la scelta dell’integrazione europea. Una delle sfide che ha dovuto affrontare il premier Lawrence Gonzi, accusato da uno spot del partito laburista di “rimanere attaccato alla sedia del potere”, è stata quella di dover dimostrare che Malta poteva giocare un ruolo importante nell’Unione. Il leader nazionalista, che ha aperto la campagna elettorale a Berlino incassando l’appoggio del cancelliere Angela Merkel, dal 2008 ha dato il via libera alle riforme economiche, imponendo un freno alla spesa pubblica e approvando, tra l’altro, una legge sul divorzio. Malta ha ottenuto dall’Ue la possibilità di avere un sistema fiscale privilegiato che l’ha resa un luogo allettante per società finanziarie e investitori. In piena tempesta economica a Malta, priva di risorse naturali e industrie, non va poi così male. Nel settore finanziario la crescita è grande, il contrario di quanto accade negli altri Paesi europei. L’isola insomma non sembra soffrire la crisi fino a quando non si comincia a parlare di casi di riciclaggio di fondi neri, il Fondo monetario internazionale non pone l’attenzione sui rischi di una eccessiva esposizione finanziaria del Paese e l’Ue non apre un’inchiesta sulle agevolazioni fiscali dei suoi porti perché poco concorrenziali. Il rallentamento economico dei partner commerciali maltesi, tra i quali l’Italia, colpiti dalla crisi comincia inoltre ad avere ripercussioni sull’andamento economico dell’isola che dopo tre anni di crescita costante, subisce un arresto. Concause: diminuzione del turismo e aumento del prezzo del petrolio, da cui Malta dipende completamente per la produzione di energia.
Il premier nazionalista uscente Gonzi prima della crisi di governo aveva precisato che “Malta sta facendo relativamente bene rispetto ai Paesi dell’Eurozona, il deficit è del 2,8% rispetto al Pil e la disoccupazione è al 6% mentre le esportazioni tengono”. Quindi si era dichiarato contrario alle elezioni anticipate, che possono influire negativamente sull’economia del Paese, già sotto pressione da Bruxelles perché proceda a ulteriori tagli alla spesa pubblica.
Nel ruolo di outsider ci sarà il leader di Alternativa Democratica, Michael Briguglio. Il suo partito, cresciuto alle ultime elezioni locali e fautore di istanze ecologiste, non ha deputati in Parlamento ed aspira ad ottenerne per la prima volta.
A Malta si respira aria di cambiamento ma chiunque vinca la contesa dovrà fare i conti anche con il fenomeno dell’immigrazione proveniente dal Nord Africa. Problema che ha già creato attriti con l’Italia e sollevato un profondo dibattito in seno all’Unione Europea. La Valletta, criticata dalle Nazioni Unite e da istituzioni non governative che denunciano le precarie condizioni degli immigrati nei centri di accoglienza maltesi, ha più volte chiesto l’impegno dell’Unione affinchè i flussi migratori non pesino solo sui Paesi dell’Europa meridionale.