di Gabriella Ramoni
(g.ramoni@rai.it)
Niente di nuovo sul fronte “familiare”. I dati annuali dell’Osservatorio del Telefono Rosa mostrano che la violenza sulle donne non diminuisce e si connota sempre più come violenza fisica. 124 le donne uccise nel 2012, vittime del femminicidio, non uccise per un raptus ma con specifiche motivazioni sostenute da una cultura di prepotenza e violenza.
Nel Rapporto “Le voci segrete della violenza”, l’associazione che da oltre 25 anni è impegnata a sostegno delle donne vittime di violenza, traccia un bilancio degli accadimenti dell’ultimo anno trascorso senza poter rilevare cambiamenti. Lo studio analizza i dati di 1562 vittime di violenza che si sono rivolte al Telefono Rosa e lo spaccato generale che emerge resta piuttosto immutato nei modi, nei luoghi e nel tempo. E’ quasi sempre tra le mura domestiche che si consuma la violenza contro le donne e quasi sempre l’autore è considerato “un uomo normale”. E’ il marito nel 48% dei casi,il convivente per il 12%, l’ex partner per il 23%., Quest’uomo “normale “ ha tra i 35 e i 54 anni(61%), è anche istruito, diplomato(46%) o laureato(19%),, non fa uso particolare di droghe o di alcol; in genere,nel 55% dei casi, i maltrattamenti che riserva alla “sua” donna restano sconosciuti al mondo esterno(amici,parenti,colleghi), ma un dato su cui focalizzare l’attenzione è senz’altro quello relativo ai figli che, nell’82% dei casi, assistono alla violenza.
E’ la violenza assistita che, rileva Telefono Rosa, è un fenomeno ampiamente sottovalutato, perché i minori “possono avviarsi alla vita adulta con un bagaglio di problematiche comportamentali e psicologiche fino allo sviluppo di disturbi dissociativi e di personalità”.
Quando la violenza diventa espressione del quotidiano è impossibile restarne immuni. In questa “normalità” dell’orrore rientra anche la donna:è normale pure lei, ha un’età compresa tra i 35 e i 54 anni, istruita con licenza media superiore(53%) o laurea(22%), impiegata(20%),disoccupata (19%) o casalinga (16%),con figli (82%). E proprio i figli, sottolinea lo studio, sono la principale ragione(27%) per la mancata denuncia delle violenze subite, un tentativo della madre di proteggerli,la paura di non poterli sostenere economicamente o di perderli. Gli altri motivi per cui le donne non denunciano le violenze subite, rileva il Rapporto, sono la debolezza(18%), la paura di subire altre violenze(13%), problemi economici(12%).
L’abuso si configura quindi come “fatto privato”:solo il 2% avviene per mano sconosciuta. Il paradosso è che per una donna il luogo meno sicuro è la propria casa. E’ drammaticamente necessario attuare politiche di pre- venzione,educazione, sensibilizzazione.” Un ministero ad hoc o almeno un sottosegretariato con dedica piena alle Pari Opportunità”: è quanto chiede la presidente di Telefono Rosa Gabriella Moscatelli all’esecutivo che andrà a costituirsi sottolineando “la necessità di non abbandonare le vittime di violenza” e di attuare”politiche di tutela e di sostegno ai servizi di assistenza e presa in carico”.