di Nello Rega
(n.rega@rai.it)
L’atmosfera che avvolge il Vaticano è molto diversa da quelle del 1978 e del 2005. Le due date che hanno portato all’elezione di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Questa volta è molto differente. Il periodo dedicato al lutto e alle “lacrime” è stato sostituito da quello dell’incredulità e del cambiamento epocale. Le dimissioni dell’era moderna di Ratzinger pesano, e non poco, sulle prossime decisioni dei cardinali.
Aperte ufficialmente le Congregazioni generali, una sorta di “consultazioni” di tutti i cardinali (anche quelli ultraottantenni che non partecipano al Conclave) per arrivare all’apertura della fase elettorale. I porporati si stanno conoscendo meglio, così come stanno cercando di coalizzare le future intenzioni di voto. Su 207 cardinali (elettori e ultraottantenni) al via delle Congregazioni sono presenti solo 142, dei quali 103 dei 115 totali che entreranno nella Cappella Sistina.E, come in ogni elezione che si rispetti, non mancano i sondaggi. Questi stanno toccando tutto il pianeta, non solo quello cristiano.
Gli occhi sono puntati sulla geografia dei grandi elettori: l’Italia fa la parte del leone. Tra i 51 Paesi rappresentati nel Conclave, gli elettori italiani sono ben 29. Per raggiungere i 78 voti necessari alla fumata bianca, non basta neanche la confluenza dell’intero gruppo europeo, che conta 60 cardinali. Restano in primo piano i "grandi elettori" Angelo Sodano (che non parteciperà al Conclave per limiti di età) e Giovanni Battista Re, ma il gruppo dei connazionali si sta rivelando meno compatto del previsto.
La candidatura di Mauro Piacenza, che sarebbe sostenuta da Tarcisio Bertone, Domenico Calcagno e Angelo Bagnasco, non convince tutti. Per molti ci sono troppe situazioni che remano contro gli italiani in genere. "troppi scheletri nell'armadio", affermano “voci del Conclave”.
Rimane in piedi, come nome forte, quello dell'arcivescovo di Milano, Angelo Scola, stimato da Ratzinger, solido di dottrina, di grande esperienza pastorale, vera figura di primo piano nel panorama italiano, e a differenza di altri privo di "macchie".
Per quanto riguarda il fronte dei latino-americani c'è ancora divisione sul nome. Figura forte resta il brasiliano Odilo Pedro Scherer. Ha dei legami in curia, essendo anche nell'organo di vigilanza dello Ior, e anche nella Prefettura degli affari economici, conosce bene l'ambiente romano, facendo spesso l'andirivieni con Roma. Vi è anche l'honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga, già tra i papabili nel 2005. Qualche “incidente di percorso” l'ha avuto, ma non al punto da trarne pregiudizio. Due volte presidente di Caritas internazionale, personalità di respiro globale, ha avuto uno scontro con Bertone, come lui salesiano, ma rappresenta tra i cardinali un fronte di stampo progressista.
Tra gli americani, quella dell'arcivescovo di Washington Donald Wuerl è una candidatura più robusta e consistente di quella del collega di New York Tim Dolan. Wuerl è considerato un personaggio molto pragmatico, amico di Ratzinger, è stato relatore al sinodo sulla nuova evangelizzazione.
Pesa molto l’incognita sul rapporto che la commissione sul Vatileaks ha consegnato a Benedetto XVI e che dovrà essere affrontato dal prossimo pontefice. Nell’Aula Paolo VI, sala del sinodo dei vescovi, i porporati si interrogheranno molto probabilmente anche sulle ammissioni del cardinale O’Brien sui casi di pedofilia contestatigli. Dichiarazioni che non potranno non “restare fuori” dalla Cappella Sistina. Si fa strada l’ipotesi di un papa di “rottura”, proveniente dall’America Latina o da quella del Nord. Intanto, gli occhi sono puntati sulla data di inizio del Conclave.
La Cappella Sistina non è ancora pronta. I turisti proseguono nell’ammirare le sue volte. Spetterà ai 209 cardinali fissare la partenza dei lavori del Conclave per l’elezione del 266esimo papa. Nell’attesa, nella basilica di San Pietro continuano le preghiere non stop, così come tre religiose pregano costantemente in Messico per l’elezione del successore di Pietro.
Il Papa emerito, intanto, resta a Castel Gandolfo fino alla conclusione dei lavori di restauro dell’ex convento di clausura in Vaticano. Il suo pontificato, passato alla storia per le dimissioni annunciate l’11 febbraio scorso, resterà indimenticabile anche per altre ragioni. “La rinuncia è un atto nuovo che alcuni non capiscono ma che ha mostrato, invece, il coraggio mite ma fermissimo e la serenità gioiosa di quest’uomo”, ha scritto il direttore del quotidiano della Santa Sede, Gian Maria Vian. E, non solo per questi motivi ma anche per le innumerevoli attività del suo pontificato, il collegio cardinalizio ha deciso di inviargli un messaggio. Il testo lo si conoscerà nei prossimi giorni