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Fra trasgressione e minimalismo

Continuano le sfilate di moda a Milano e da Versace a Fendi, da Iceberg a Krizia, i riferimenti alla cultura punk sono evidenti. Ma ci sono anche il minimalismo raffinato di Sander e le lavorazioni di alto artigianato di Roberto Cavalli

di Rita Piccolini
(r.piccolini@rai.it)

Una mostra al Metropolitan di New York a maggio racconterà la carica di trasgressione e di rivolta del movimento punk. Gli stilisti hanno le antenne e già hanno pescato a piene mani dal look dei giovani ribelli della fine degli anni Settanta e degli anni Ottanta per creare un’immagine neopunk. Certo quando un “movimento” diventa “di moda” perde la sua carica di trasgressione, ma se un certo modo di apparire può aiutare le giovani donne ad essere più determinate, meno condizionate da quello che ci si aspetta da loro, più anticonformiste e più libere, ben vengano anche gli atteggiamenti dettati dalla moda che non fa altro che osservare e fare propri gli stili di vita. I grandi stilisti spesso li anticipano, ma ne sono anche a loro a volta condizionati in un una spirale di suggestioni e creatività. I riferimenti più espliciti al punk sono quelli di Donatella Versace che nella sua collezione non ha lesinato borchie catene, spuntoni, chiodi, pur se inseriti in un contesto di estrema femminilità che non prevede anfibi né spille da balia e piercing. Ma anche le creste di pelliccia di Fendi non sono esenti da questa suggestione, così come il chiodo e i pantaloni di pelle nera cuciti addosso proposti da Krizia. Ispirazione anni ’80 anche da Iceberg con zip, bordi in pelle, spalle arrotondate volumi ampi. Del resto anche la collezione di Prada pur se priva di suggestioni punk, colpisce per il suo anticonformismo creativo.

E così giocando alla trasgressione meticolosamente studiata arriva anche l’imperfezione perfetta di Bottega Veneta. E la moda per la signora bon ton sembra volersi prendere una vacanza e lascia volutamente gli orli irregolari e non rifiniti, fa scomparire i bottoni e crea sui tessuti di lana anche l’effetto infeltrito. Pelle nera per tailleur pantaloni anche da Trussardi che predilige tuttavia la signora “bene” con bei cappotti classici dal taglio severo. Compare anche il chiodo ma su una gonna da educanda e il messaggio disorienta.

Roberto Cavalli propone invece una donna elegantissima, sofisticata, che predilige i grigi in tutte le sfumature e il bianco e nero mixati, anche per le trasparenze dei lunghi e fluttuanti abiti da sera. Usa stampe magnifiche “rubate” alla grande pittura fiorentina e le ricompone in nuove geometrie. Belli gli abiti corti con tocchi i di azzurro e bordeaux.

Lo stilista fiorentino realizza capi di alta artigianalità perché il nostro artigianato “è il cuore pulsante del made in Italy” e questa deve essere la risposta orgogliosa di chi rivendica la centralità della nostra moda nel mondo. “La mia nuova collezione parte proprio dagli atelier pittorici della nostra maison a Firenze, uno dei tanti fulcri di quel miracolo che oggi tutti conoscono come moda italiana.
È ora di tornare a dare sostegno a queste realtà e magari imparare a capire che chi è ricco, benestante, come sono io, non ho paura ad ammetterlo, debba dare più degli altri per il sostentamento della cosa pubblica”, dichiara alla stampa prima della sfilata, spiegando che solo così si possono aiutare i giovani a sviluppare le loro potenzialità creative in un settore, come quello della moda, assolutamente importante per la nostra economia.

Un trionfo di grigio anche per Ermanno Scervino che propone cappotti portabilissimi, abiti corti e femminili ma sempre realizzati con tessuti di lana grigi a conferire loro un aspetto “serio” nonostante il modello vezzoso. Total grey anche il tailleur pantalone di foggia maschile. Non mancano tuttavia il bianco, l’animalier e le stole di pelliccia sugli abiti da sera con le spalline sottili.

Poi irrompe in scena il minimalismo rigoroso di Jil Sander a ricordarci che una donna, per essere autorevole e credibile, non ha bisogno di orpelli eccessivi, né di lanciare messaggi trasversali.

La figura femminile che vediamo sfilare è semplice, persino severa, ma chic, raffinata, sicura del proprio fascino, bellissima. Indossa gonne dritte sotto al ginocchio, anche se non mancano tubini più corti, uno dei quali tutto in pelle nera. Una gonna grigia luminosissima è accoppiata a un pullover nero a quadri nero e marrone, un’altra azzurra a una casacca bordeaux.

I cappotti scuri ma luminosi, dal nero, al blu, all’azzurro, sono dritti e lunghi. I giacconi hanno grandi maniche, sono a doppio petto come quelli dei marinai e a volte un bordino azzurro compare sulle tasche a sdrammatizzare il grigio antracite.

Poi insoliti lunghi gilet senza maniche, sempre in tessuto e i tre quarti in arancio. Guardando la sfilata viene in mente quello che Raffaella Curiel ha detto a Roma lo scorso gennaio alle sfilate di alta moda:”Una donna può essere elegantissima anche indossando solo una gonna nera e un pullover”.



Nelle foto, dall'alto: il neo-punk di Donatella Versace, poi Roberto Cavalli, Ermanno Scervino e due proposte di Jil Sander