Gli italiani non rinunciano al biologico ma, complice la crisi, ora lo vanno a comprare nei discount. Cosi', se anche nel 2012 non frena l'ascesa incredibile del segmento "bio" (+7,3 per cento), a dispetto del calo dei consumi alimentari convenzionali (-3 per cento), cambia radicalmente la modalità d'acquisto, che si orienta sul "low-cost".
E' quanto rileva un'analisi della Cia-Confederazione italiana agricoltori sulla base dell'ultimo report Ismea. E' chiaro, ormai, il definitivo passaggio del biologico da "moda" ad "abitudine di spesa" -sottolinea la Cia- ma le minori disponibilità economiche degli italiani e la riduzione drastica del potere d'acquisto spingono comunque le famiglie a comprare negli esercizi commerciali più economici: e infatti nel 2012 esplode la spesa "bio" nei discount, con un incremento record del 25,5 per cento, mentre i supermercati restano indietro a quota +5,5 per cento.
Nel dettaglio -ricorda la Cia- a trainare gli acquisti "bio" nell'anno contribuiscono soprattutto biscotti, dolciumi e snack (+22,9 per cento) e bevande analcoliche (+16,5 per cento). Molto bene anche le voci pasta, riso e sostituti del pane (+8,9 per cento), frutta e ortaggi (+7,8 per cento) e i lattiero-caseari (+4,5 per cento), mentre le uova (che restano comunque il prodotto biologico piu' consumato in assoluto con un peso del 13 per cento circa sul totale del "bio" confezionato) subiscono un calo dell'1,9%. Sale anche il consumo di carne biologica, che tocca quota +4,8%.
Resta fortemente sbilanciato il consumo dei prodotti biologici nelle varie zone d'Italia: cresce al Centro (+15 per cento) e si stabilizza nel Nord (+5,7%) dove il segmento ha la sua "roccaforte", con un'incidenza sugli acquisti totali che supera il 70 per cento. Invece continua a non attecchire al Sud, dove la spesa "bio" crolla addirittura del 7,1%.