di Sandro Calice
GAMBIT
di Michael Hoffman, Usa 2012, commedia (Medusa)
Sceneggiatura di Ethan Coen e Joel Coen
Fotografia di Florian Ballhaus
con Colin Firth, Cameron Diaz, Alan Rickman, Stanley Tucci, Cloris Leachman, Tom Courtenay, Togo Igawa, Julian Rhind-Tutt, Pip Torrens, Anna Skellern, Kenji Watanabe.
Fare qualcosa di profondamente diverso dalla propria natura può essere estremamente pericoloso, ma anche incredibilmente avventuroso.
Harry Deane (Firth) è un elegante e introverso curatore londinese di mostre e aste. Odia fortemente (per quanto la sua educazione gli consenta di esprimere questo sentimento) il suo capo, il magnate dei media Lionel Shabandar (Rickman), ricchissimo collezionista e – secondo Deane – un totale cafone. Per questo, insieme al suo amico, il Maggiore (Courtenay), veterano di guerra e abile falsario, mette in scena la truffa perfetta approfittando dell’unica debolezza di Shabandar: Monet. Deane farà credere al magnate di aver scoperto un dipinto del pittore impressionista nel lontano Texas, a casa di P.J. Puznowski (Diaz), allevatrice di galline, regina del rodeo e nipote di un sergente che alla fine della seconda guerra mondiale tornò dall’Europa con quel quadro. Questo è il piano, come andrà veramente è tutta un’altra storia.
Solo ispirato dal film omonimo del 1966, di Ronald Neame, con Michael Caine e Shirley MacLaine, “Gambit” è un esilarante thriller del colpo grosso (caper movie o heist movie, in gergo), diretto da Michael Hoffman (“The last station”) e sceneggiato dai fratelli Ethan e Joel Coen. Ed è la mano e la cifra di questi ultimi che si sente forte in tutto il film. Nei personaggi sicuramente, a partire da un Colin Firth perfetto nel suo ruolo, “un Peter Sellers nel corpo di Cary Grant” come dice il regista. E tutti gli altri, dalla rabbia comica di Rickman, alla malvagità british di Courtenay, per finire alla travolgente vitalità di Diaz. E siccome una delle chiavi comiche della storia è lo scontro tra culture e caratteri diversi, il risultato è – per dirla con gli autori – una combinazione di commedia sofisticata e torte in faccia (con alcune soluzioni che da noi sarebbero da cinepanettone, dove la differenza è proprio nella scrittura e nella recitazione). Non è certo un capolavoro, né all’altezza dei lavori più sofisticati dei Coen, ma dal punto di vista del divertimento, ci sono alcuni passaggi che vi faranno venire il mal di pancia dalle risate. E questo vale il prezzo del biglietto.