di Rita Piccolini
(r.piccolini@rai.it)
Bisogna dare atto a Donatella Versace di essere stata la prima a comprendere in anticipo che la capitale della moda italiana è insidiata da vicino non solo da New York, ma anche dalle cugine europee. Certo c’è ovviamente la classe di Parigi, ma c’è anche l’aggressività di Londra e persino da Berlino arrivano segnali di competizione con l’eccellenza che Milano da sempre rappresenta nel mondo. “Serve una svolta” aveva dichiarato giorni fa proponendo ai grandi stilisti italiani un incontro per rilanciare l’immagine della nostra moda e la centralità delle sfilate milanesi. Un tavolo dei grandi, da Giorgio Armani a Dolce & Gabbana, da Miuccia Prada a Frida Giannini per Gucci:questa la sua proposta per raccogliere la sfida e rilanciare, possibilmente sostenuti dall’intero sistema paese. ”La moglie di Cameron organizza ricevimenti al 10 di Downing Street, mentre i nostri politici ignorano la moda” ha rincarato Mario Boselli, presidente della Camera Nazionale della Moda, convinto a sua volta che la necessità di rilanciare la nostra immagine sia ineludibile. E se la consapevolezza è la prima condizione per reagire al difficile momento che l’Italia vive si può dire che un primo passo è stato compiuto.
Ma ora, in attesa che l’intero sistema della moda italiana abbia un doveroso rilancio, la parola passa agli stilisti e alle loro collezioni. E le proposte di Frida Giannini per Gucci sono di quelle che non passano inosservate e non lasciano indifferenti: parlano un linguaggio internazionale, moderno, colto, di grande impatto e soprattutto si rivolgono alla donna contemporanea, prendendo a piene mani ispirazione dal passato. La donna di Gucci è altera, apparentemente algida come lo poteva essere la bellissima Grace Kelly nei film di Hitchcock. Incede fasciata nel raso azzurro polvere di un tailleur, ha con sé una grande magnifica borsa in tinta, indossa scarpe o stivali altissimi, poi usa il marrone e il nero graffiante come una ragnatela per la sera e tanto grigio bon ton, ma con ironia.
Alle creste punk e ai nuovi creativi che fanno della trasgressione un elemento essenziale di moda che hanno caratterizzato Londra, Paola Frani risponde invece con un’immagine femminile di luci e colori intensi, tra cui domina il rosso corallo, che si alternano ai grigi e ai beige per un effetto complessivo di donna elegante e chic, che si muove a suo agio nel caos metropolitano. Gli abiti hanno forme fluide,drappeggi e plissé. I pantaloni con pince e tasche sono morbidi, classici e proporzionati. Le giacche e i piccoli paltò sono guarniti da colli di pelliccia. Poi la maglia bianca e sofisticata di Angelo Marani che, prima della sua sfilata, ha invitato gli stilisti italiani e essere “positivamente aggressivi come negli anni ’90” per non perdere colpi rispetto alle proposte fashion delle altre capitali europee. Accanto al bianco, che domina e viene utilizzato anche per sofisticati cappotti a uovo, non mancano tuttavia il nero e le stampe scozzesi o addirittura a fiori: particolarissimi l’abito e il paltò con fiori rossi e arancio su fondo bianco e grigio, o le gonne scozzesi corte e sbieche con maglie zebrate. Poi pantaloni aderenti, tubini neri, pellicce multicolore.
Sulla passerella di Mila Schön sfila una donna che definisce il suo stile affondando la ricerca nella storia della Maison. Asse portante della collezione Autunno-Inverno 2013/2014 sono i tessuti strutturati su cui si alternano le stampe geometriche riprese dagli archivi e arricchite da ricami in jais e motivi animalier. I colori che dominano sono il marrone, l’arancio e il nero. Immancabile la pelle total black per la realizzazione di tute e cappotti dalle scenografiche maniche a campana. Tanta pelle nera e nei colori neutri e soprattutto tanta pelliccia, persino maculata nella collezione di Simonetta Ravizza, che con essa realizza giacche, cappotti, anche lunghissimi stile anni ’70, per una donna moderna, raffinata e superdinamica. Viene usato molto il visone, alleggerito da polsi e dettagli rosso vivo, e lunghe sciarpe in mongolia con sfumature bluette, poi ancora volpe, zibellino, kidassa, cavallino maculato. Certo gli animalisti non saranno contenti di questo ritorno della pelliccia in grande stile!
Elena Miró porta in scena la morbidezza del corpo femminile e la sensualità. La linea ad A domina nei cappotti, gonne e tubini fascianti che evidenziano la silhouette ma senza mai costringere, piuttosto accarezzandola morbidamente. Quello della griffe continua ad essere un progetto stilistico dedicato alla donna curvy nel preciso obiettivo di valorizzarne la bellezza secondo le ultime tendenze. Così le cromie intense del nero, bianco e grigio di tessuti lucidi come mikado, satin di lana e seta si mescolano al materico bouclè di mohair, in una festa di cuoio e cammello oltre all'amaranto, grande protagonista della collezione. Ampio spazio anche alla volpe per i colli dei capispalla, a creare un’immagine da vera diva.
Nelle foto, dall'alto: due modelli di Gucci e una proposta di Mila Schön