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Polemiche di Moda

Sfilate di pret à porter per il prossimo autunno-inverno m

di Rita Piccolini
(r.piccolini@rai.it)

Dal 20 al 26 febbraio riflettori accesi su Milano e sulle “location” prestigiose che fanno da cornice alle manifestazioni: dal Palazzo Giureconsulti, cuore pulsante della kermesse, al Castello Sforzesco, da Palazzo Clerici al Palazzo della Ragione, al Circolo Filologico. Sfilano le collezioni di “pret à porter” e la città è pronta e, come avviene ormai da qualche anno, anche i cittadini sono coinvolti. Mega schermi allestiti nell’area pedonale tra piazza Cordusio e Piazza Castello permettono a tutti di essere informati sui “must have” per la stagione invernale 2013 - 2014. E come sempre non mancano le polemiche sul calendario. Incastonata come una pietra preziosa tra la fashion week di New York che si è appena conclusa e la settimana del pret à porter parigino, la sei giorni della Moda milanese ha un avvio sempre un po’ tormentato. Punto dolente ormai dal 2008, quando venne assecondata la richiesta di Anne Wintour (direttore di Vogue America) di concentrare le sfilate in soli quattro giorni, il calendario. Gli stilisti polemizzano sulla collocazione delle rispettive sfilate le più importanti delle quali si concentrano nei giorni centrali, quelli più seguiti dalla stampa internazionale. I giovani sono relegati all’ultimo giorno, quando contemporaneamente prenderanno il via le sfilate a Parigi, dando la sgradevole sensazione che la settimana sia decurtata di un giorno a danno proprio di coloro che più degli altri dovrebbero essere posti nel cono di luce. Così Mario Boselli, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, ha lanciato l’ennesimo appello agli stilisti italiani i quali ”dovrebbero seguire l’esempio dei francesi, che non modificano il calendario se non in casi eccezionali, perché hanno un grande rispetto per chi lavora nel settore moda, dai buyer alla stampa”. Boselli, al suo quinto mandato di presidente, carica che scadrà il prossimo aprile, ha “tuonato” per poter ristabilire l’ordine, ma anche questa è ora “acqua passata” e tutto è pronto per dare il via a ben 126 collezioni, 71 sfilate, 50 presentazioni 9 delle quali su appuntamento. Certo la settimana elettorale al culmine e il voto di domenica e lunedì attenuano un po’ lo sfavillio e il glamour che sempre accompagnano gli avvenimenti di moda, ma tra ansie per il futuro e incertezze su chi guiderà il Paese verso una riscossa che si spera soprattutto economica, è bene che all’appuntamento ci si presenti eleganti e con leggerezza. E poi, lo ha ricordato lo stesso Boselli alla conferenza stampa di presentazione della settimana della Moda, è proprio da questo settore che ci si aspettano segnali di ripresa e “la conferma di segni positivi che si sono visti in gennaio con la Milano Moda Uomo”.

L’immagine di un Paese vincente viene rilanciata attraverso l’export del “Made in Italy” nei settori strategici della Moda e del Design. I numeri ci confortano così come la vista di soprabiti fluo , giacche leggere, sahariane nei toni pastello, blazer stampati delle collezioni primaverili delle più note griffe italiane che fanno bella mostra di sé nelle vetrine scenografiche dei department store di New York. Il “Made in Italy” è vincente sul mercato americano, così come in Brasile e in Cina. Tra i dati Istat elaborati da Sistema Moda Italia , relativi al commercio estero tra Italia e Usa nel settore tessile-moda tra gennaio e ottobre 2012, spicca proprio la voce outerwear. Nonostante la forza dell'euro sul dollaro, i numeri in sensibile crescita tracciano un quadro all'insegna della competizione che vede un vero e proprio testa a testa tra uomo e donna: l'export di vestiario esterno maschile nei primi 10 mesi del 2012 è aumentato del 21,9% attestandosi sui 261,5 milioni di euro. Una cifra di poco superiore a quella relativa alle esportazioni nel vestiario esterno femminile, pari a 260 milioni di euro, che, tuttavia, ha segnato "solo" un +11,3%.

Ma torniamo al calendario che vede il rientro, anche come membro associato, di Angelo Marani che apre la prima giornata di sfilate. Sempre il 20 febbraio il primo asso internazionale, la collezione di Gucci e, in chiusura di giornata, le idee raffinate di Francesco Scognamiglio. Nel secondo giorno, ad aprire le sfilate, Max Mara e poi Blugirl, Les Copains, Fendi e Just Cavalli. Versace arriva il venerdì 22 come pure Iceberg, Sportmax e Blumarine. Sabato 23 è il gran giorno di Ermanno Scervino, Roberto Cavalli e di Emilio Pucci. Domenica 24 ci sono fra gli altri Emporio Armani, Laura Biagiotti, Dolce & Gabbana, Missoni e Salvatore Ferragamo. Ultimo giorno forte lunedì 25, in piena frenetica e trepidante attesa dei risultati elettorali, con la collezione Giorgio Armani, con John Richmond, Ferrè, Massimo Rebecchi, Lorenzo Riva e Cristiano Burani. Come sempre l’ultima giornata sarà dedicata ai giovani talenti. Ci sarà spazio per nomi nuovi come Marta Ferri, Julia Dalakian e Fausto Puglisi, e nuovi stilisti internazionali come il cinese Wang Peiyi.

Per lanciare un segnale positivo a chi vuole entrare nel mondo della moda è in programma anche un evento dedicato agli studenti. A Palazzo Giureconsulti sabato è previsto il workshop, in collaborazione con Adecco Training, “Talent Day 2013: Companies Meet Students”. A conclusione della “fashion week” milanese verrà presentato il progetto “Connect4Climate”: un’iniziativa di cooperazione globale sui temi della comunicazione e del cambiamento climatico promossa dalla Banca Mondiale, dal ministero dell’Ambiente e dal Global Environment Facility. Che la questione ambientale sia profondamente legata al mercato della moda è ormai evidente e messo in evidenza da molte organizzazioni ambientaliste: Greenpeace nei mesi scorsi ha dedicato una campagna ai grandi brand accendendo l’attenzione sulla provenienza e la lavorazione delle materie usate nel campo della moda e chiedendo alle grandi “fashion house” di rispondere a un questionario sulla loro filiera. Perché essere eleganti salvaguardando l’ambiente si può.