di Sandro Calice
(s.calice@rai.it)
Non c’è gara dove più di Sanremo i pronostici sono fatti per avverarsi, e come nelle previsioni vince l’edizione 63 del Festival della canzone italiana Marco Mengoni con “L’essenziale”. Terzo posto, invece, per i Modà con “Se si potesse non morire”.
Ma col loro secondo posto sono probabilmente Elio e le Storie Tese, con “La canzone mononota” e i travestimenti teatrali, i veri vincitori di Sanremo 2013: si aggiudicano il Premio della Critica intitolato a Mia Martini per la sezione Campioni, il Premio per il miglior arrangiamento e il Premio della sala stampa radio-Tv-Web “Lucio Dalla” per la sezione Campioni.
Nella conferenza stampa di chiusura a tarda notte, Marco Mengoni dice: “Dedico la vittoria a tutte le persone che mi hanno sostenuto e continuano a farlo, la dedico alla mia 'crew' di lavoro, che è nuova e si è fatta un mazzo tanto per arrivare qui e creare un nuovo progetto; la dedico a Luigi Tenco e ringrazio la famiglia per aver mandato degli auguri sentiti”. A Francesco Silvestre dei Modà chiedono se vuole dedicare questo risultato alla figlia: “No – risponde – lo dedico ai fan, a mia figlia dedico la vita”. Elio e le Storie Tese ancora truccati (4 ore di trucco, almeno un’ora e mezza per struccarsi) esordiscono dicendo di essere molto rammaricati per il Premio della Critica: “Sono 30 anni che ci criticano, avremmo finalmente voluto il Premio del Complimento”. Passa a salutare anche Fazio: “Siete stati eroici, grazie dell'amicizia. Arrivare vivi era la prima cosa, poi la gente si è divertita. Sono molto contento. Scrivete che Luciana è un gigante. Stasera in particolare. Una leggerezza assoluta. Domani ho Che tempo che fa e non sarò qui , se volete mi telefonate...Arrivederci a tutti”.
La serata era cominciata con il maestro Daniel Harding che ha diretto l’orchestra del Festival nella “Cavalcata delle Valchirie” di Wagner, del quale si celebra il bicentenario della nascita, come per Verdi. “La musica non è il calcio – ha detto Harding commentando la rivalità tra gli estimatori dei due musicisti - non è politica, non abbiamo bisogno di scegliere. Ci sono sempre più cose che uniscono nella musica di quelle che dividono. La musica non è proprietà di nessuno, è per tutti e per ogni momento. E possiamo trovare la musica giusta per noi in ogni momento: mio figlio sull’iPod ascolta Puccini e poi Lady Gaga, e vanno bene entrambi”. Poi il maestro, prima di congedarsi, ha diretto di nuovo l’orchestra nella marcia trionfale dell’Aida di Verdi.
Dopo l’ingresso sul palco di una splendida Bianca Balti a piedi nudi (che nel finale della trasmissione inciampa mentre improvvisa una sfilata con Littizzetto che esulta a pugni chiusi: “Ma vai!”), il monologo di Luciana sulla bellezza e sulla necessità di non sentirsene schiavi: “Nella vita non conta essere belli, conta essere fighi”. Ed ha citato i non belli che hanno dato lustro all'Italia: Ennio Flaiano, Totò, Rita Levi Montalcini, Leopardi, Aldo Fabrizi, Eduardo De Filippo, Tina Pica, Ligabue, Pavarotti “e già che ci sono risalgo fino a Noè, che non era Brad Pitt, ma ha salvato un mucchio di bestie”. Luciana ha poi “terrorizzato” Martin Castrogiovanni, giocatore simbolo della nazionale di rugby, che si è prestato a fare il suo valletto. Splendido l'intervento di Lutz Forster, ballerino simbolo di Pina Bausch e protagonista di una coreografia su Leaozinho, un classico di Caetano Veloso.
Bello anche il monologo di Claudio Bisio, intelligentemente in bilico sulla par condicio: “Finchè ci sono loro in questo paese non cambierà mai, dicono una cosa e ne fanno un'altra, non mantengono le promesse, sono incompetenti, bugiardi, inaffidabili, mandiamoli tutti a casa”. Il pubblico applaude e rumoreggia, ma poi Bisio spiega: “Non parlavo degli eletti, ma degli elettori, stavo parlando di noi, degli italiani, perché siamo noi i mandanti, noi che li abbiamo votati. Se li guardate bene è impressionante come ci assomigliano, sono come noi italiani, precisi sputati”.
Il super ospite della serata, Andrea Bocelli, si “presta” alla musica leggera, prima con “La voce del silenzio”, poi accompagnato al piano dal figlio Amos, 18 anni, con “Love me tender”, per chiudere con “Quizas, quizas, quizas”. Appuntamento al prossimo anno.