Primi dati su anfibi


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La biodiversità protegge dalle infezioni

I risultati dopo tre anni di ricerche f

La biodiversità può proteggere dalle malattie infettive: è quanto mostra la ricerca, pubblicata su Nature, condotta sugli anfibi e coordinata dall'università del Colorado a Boulder. I ricercatori si sono concentrati sul parassita chiamato Ribeiroia ondatrae, che negli anfibi provoca malformazioni degli arti, e hanno scoperto che negli stagni dove è presente almeno una mezza dozzina di specie di anfibi la trasmissione del parassita si riduce di circa il 78%, rispetto a quanto accade nei laghetti popolati da una sola specie di anfibi.

La scoperta conferma l'ipotesi che una maggiore biodiversità negli ecosistemi su larga scala può fornire una maggiore protezione contro le malattie, comprese quelle che attaccano l'uomo. Ad esempio, un maggior numero di specie di mammiferi in una zona può frenare la malattia di Lyme, mentre un maggior numero di specie di uccelli può rallentare la diffusione del virus del Nilo occidentale. Per tre anni i ricercatori hanno raccolto campioni da 345 paludi, registrando le infezioni che in 24.215 anfibi hanno causato malformazioni alle zampe, in molti casi deformi, o del tutto assenti oppure presenti in numero maggiore.

La riduzione delle infezioni causate dai parassiti all'aumentare della biodiversità è probabilmente legata al fatto che la prima specie che appare negli stagni è quella più a rischio di infezione, mentre le specie che compaiono più tardi sono le meno vulnerabili Pertanto, in uno stagno con una maggiore biodiversità, i parassiti hanno un maggiore possibilità di incontrare un anfibio resistente alle infezioni, abbassando la possibilità di trasmissione fra le lumache infette e gli anfibi.

Questo non vuol dire, sottolinea Johnson, che un aumento della biodiversità si traduce sempre in una diminuzione della malattia. Anche altri fattori influiscono sui tassi di trasmissione delle malattie. Ad esempio, la presenza di un grande numero di zanzare può aumentare il rischio di contrarre il virus del Nilo occidentale, anche se vi è stato un aumento della biodiversità nella popolazione di uccelli che fanno da serbatoio per il virus che passano alle zanzare.