di Mauro Caputi
Il sabato ha detto molto per quanto riguarda la vetta. La Juventus si sbarazza della Fiorentina (2-0) e si riporta a +5 grazie al contemporaneo pari del Napoli con la Lazio, con i partenopei che agguantano i capitolini negli ultimi minuti. La squadra di Petkovic conserva il terzo posto (a -11 dalla capolista).
Sul collo dei biancocelesti soffia però forte la rediviva Inter, che regola 3-1 il Chievo nel posticipo, riscatta la figuraccia di Siena e torna minacciosa in zona Champions: -1 dai romani, +2 sui ‘cugini’ rossoneri. A San Siro va in scena un match divertente e assai poco tattico. Il primo tempo è un’altalena di emozioni. Pronti, via e Cassano fa centro (2’) da posizione molto defilata con un destro secco sul primo palo ma con l’evidente complicità di Puggioni. I gialloblù non si scompongono e al 12’ Acerbi, solissimo, manda incredibilmente a lato di testa. E’ l’antipasto (in fotocopia) del pari segnato al 21’ da Rigoni, che stacca anche lui indisturbato su cross di Jokic. Completamente fuori posizione la difesa di Stramaccioni. Si va avanti senza respiro e l’Inter riparte subito alla carica. Miracolo di Puggioni coi piedi su conclusione ravvicinata di Cambiasso (l’assist è di Cassano, ispiratissimo), poi corner e capocciata imperiosa di Ranocchia (26’) che firma il 2-1. Un’uscita coraggiosa e decisiva di Handanovic su Andreolli innesca il contropiede nerazzurro, rifinito ancora da Cassano per Gargano cui Puggioni nega il tris. Ed è sempre il centrocampista uruguaiano, al 37’, a stampare sul palo una splendida punizione a giro. Si riparte a tutto gas anche nella ripresa. Minuto 50: Cambiasso inventa, ‘el Principe’ Milito (in area) controlla e non perdona. Un minuto dopo altro volo portentoso del n.1 del Chievo su Nagatomo. L’inerzia del match è ormai tutta nelle mani dell’Inter che sfiora di nuovo il poker con Palacio e il neo entrato Alvarez. Al 77’ stadio in piedi per il ritorno, dopo tempo immemore, del ‘desaparecido’ Stankovic, al debutto stagionale dopo i mille tormenti fisici.
E domenica c’è il pari in rimonta del Milan a Cagliari. A ‘IS Arenas’, sede tribolata della gara, finisce 1-1. Rossoneri col tridente delle creste (Balotelli-Niang-El Shaarawy) supportate da un centrocampo muscolare (Flamini-Ambrosini-Muntari) ma con poco fosforo. I sardi rispondono a loro volta col tridente (Ribeiro-Sau-Ibarbo) e sono molto più positivi. Squadra di Allegri imbrigliata, padroni di casa sempre pericolosi. Ibarbo è fermato in extremis da Abate nei primi minuti, al 22’ sbaglia un gol fatto e al 45’ fa centro di testa su cross di Conti. L’intervallo non riordina le idee del Milan, che boccheggia senza costrutto. Il Cagliari, però, si ritrae troppo. E la punizione arriva all’82’: mischia in area, Astori cintura vistosamente Balotelli (rigore netto e secondo giallo). Sul dischetto va lo stesso Supermario che fa 1-1 e realizza il terzo gol in due parite in rossonero (ovvero il 100% da quando è arrivato a Milano). Con l’uomo in più, il Milan prova il forcing finale, ma senza fortuna. Rossoneri sempre a meno tre dalla Lazio.
Nel posticipo contro il Chievo l’Inter potrebbe ridi staccare i cugini e portarsi a un solo punto dalla Lazio.
Al sesto posto c’è la Fiorentina, mentre al settimo si è formata la coppia Udinese-Catania. I friulani sorpassano la Roma grazie alla vittoria 1-0 sul Torino al ‘Friuli’. Il gol partita arriva subito, 7’, con Pereyra che ribadisce in rete la respinta di Gillet sul tiro di Di Natale. Ospiti annichiliti e incapaci di reagire, solo Cerci dà qualche grattacapo ai terzini bianconeri. Il demerito dell’Udinese è di non trovare il gol della tranquillità, fatto che tiene i granata sulla linea di galleggiamento. Per fortuna degli uomini di Guidolin la botta di Cerci al 59’ si stampa sulla traversa. Un legno che pareggia quello di Maicosuel nel primo tempo. Successo comunque strameritato per l’Udinese, Torino mai così male nel girone di ritorno.
Il Catania pareggia 0-0 in casa dell’Atalanta una partita combattuta ma senza grandi occasioni, da una parte e dall’altra. Castro, nel primo tempo, spaventa la difesa bergamasca. Gomez e Bergessio, da parte etnea, e Denis, da parte nerazzurra, sono ben controllati e poco supportati. Alla fine la divisione della posta non dispiace a nessuno.
Il cambio di guida tecnica non dà la scossa alla Roma che viene superata a ‘Marassi’ 3-1 dalla Sampdoria. Andreazzoli rispolvera Stekelenburg e arretra Marquinho dietro Totti e Osvaldo. Nel primo tempo giocano solo i giallorossi, che però hanno una sola nitida occasione: nel finale Pjanic ha un buon angolo di tiro da centro area, ma colpisce un difensore. Nella ripresa la Samp comincia a rispondere e la Roma mostra gli abituali limiti difensivi. In apertura di frazione annullato un gol a Lamela per un fuorigioco di Marquinho in apertura di azione. Pochi minuti dopo (56’) i blucerchiati aprono lo score con una rasoiata di Estigarribia servito da Sansone. L’occasionissima del pari se la procura Osvaldo dal dischetto (fallo di Gastaldello sull’italoargentino). L'azzurro si prende il pallone e dà le spalle a Totti, che lo osserva da vicino. Il tentativo di trasformazione è un passaggio a Romero. Non sbaglia, invece, sull’altro fronte Gianluca Sansone che, al 73’, disegna un’ottima parabola su punizione dal limite che trova impreparato Stekelenburg (invero non impeccabile). Due minuti dopo Lamela riapre il match finalizzando un’insistita azione in area. Ma passano altri due minuti e Icardi, di testa su calcio d’angolo, rimette in ghiaccio il risultato. Nei minuti di recupero parapiglia con battibecco fra Delio Rossi e Burdisso che il tecnico doriano paga con l’espulsione. Per la Roma un 2013 finora da incubo: in sei gare di campionato due soli punti.
Il match del lunch time termina senza reti, ma dà indicazioni interessanti. Il Genoa di Ballardini conquista il quinto punto in tre partite e continua a tirarsi fuori dalle secche. Il Parma continua a vivere il suo periodo non brillante, cominciato subito dopo il pari interno con la Juve e culminato con la perdita dell’imbattibilità casalinga, con il Napoli. Al ‘Tardini’ Bertolacci fa tremare i ducali che sono salvati due volte dai legni. Nel complesso gli ospiti sono più ficcanti in avanti, forse anche per la confusione che regna nel centrocampo del Parma, lento a ripartire, poco efficace come schermo. Nel complesso, un buon punto per la squadra di Donadoni, forse un’occasione persa per quella di Ballardini.
Bologna-Siena mostra due facce: frizzante il primo tempo, compassato (per non dire bruttino) il secondo. Toscani messi bene in campo e rapidi a ripartire, felsinei propositivi con un Diamanti in grande spolvero. Apre le danze Emeghara, secondo gol in due partite, che anticipa di testa Cherubin al 33’. Pareggia al 41’ Kone, lesto sulla punizione tagliata di Diamanti. Nella ripresa Siena contratto e Bologna che si crea qualche occasione con Gabbiadini e il solito Diamanti. Finisce 1-1. Toscani sempre in coda, zavorrati dai sei punti di penalizzazione, Bologna a quota 26, per ora tranquillo.
Parità 1-1 anche in Palermo-Pescara, sfida della paura fra due squadre impegolate nelle zone bassissime della classifica. Il ritmo non manca, la precisione sì. Sia a centrocampo, sia nelle conclusioni. Nel complesso, vista anche la posta in palio, una gara apprezzabile. Che trova in coda i suoi gol. Al 73’ Bjarnason svetta di testa su punizione dalla fascia di D’Agostino. All’80’ Fabbrini, rosanero dagli ultimi giorni di mercato, si ritrova a spingere in rete il pallone del pari offerto da Munoz. La contestazione del ‘Barbera’ contro Zamparini era già partita e non si è chetata dopo il pari. Il Palermo resta ultimo a 18 punti con il Siena.