di Francesco Chyurlia
“I casi dell’Ilva, dell’Alcoa, delle miniere del Carbonsulcis, ci dicono che le soluzioni non possono essere le stesse di anni addietro. Indipendentemente dal tipo di prodotto di cui c’è più o meno bisogno è invece urgente convertire parte del nostro apparato produttivo, trovare soluzioni che si conciliano con la sostenibilità, la tutela della salute, dell’ambiente”. Maurizio Guandalini, analista indipendente tra i più conosciuti in Italia e all’estero, anticipa per Televideo le tematiche inserite nel suo ultimo libro: “Green 3.0. Italia, più verde meno spread” (Mondadori Università, 350 pagg. 24 euro). Il libro, che è stato curato in coppia con Victor Uckmar, eminenza grigia dell’economia e del diritto, consulente di governi in tutto il mondo, individua nel green in salsa italiana la carta vincente per risollevare le sorti della nostra economia e per voltare pagina. “L’Italia ha centrato ogni record piazzandosi nei primi posti nell’installazione del fotovoltaico, è competitiva con la Germania, ha raggiunto la grid parity. C’è però –aggiunge Guandalini- carenza di Sistema, il solito male endemico italiano. Gli Stati Generali della Green Economy a Rimini, nel novembre di quest’anno, hanno rappresentato il primo atto di un cambio di strategia. E’ la scoperta di un virtuosismo che può divenire la carta vincente in un momento di default di alcuni modelli economici del passato, ormai vetusti e svuotati di spinta propulsiva”. Corrado Clini, Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, nella prefazione al libro scrive: “Ormai efficienza energetica, innovazione tecnologica, fonti rinnovabili d’energia, protezione dell’ambiente e del territorio creano posti di lavoro e fanno crescere le imprese in modo stabile e sicuro, mentre gli altri settori economici sono in difficoltà. Eppure la green economy non ha nelle istituzioni quella voce, quel peso che merita e che invece ha nel mondo reale. E’ nostro dovere ascoltare le amministrazioni pubbliche più innovative e le imprese “verdi” e sostenerne le iniziative, che sono l’arma migliore per combattere la crisi” Il volume riunisce simbolicamente coloro che nelle sperimentazioni spingono di più la tecnologia al futuro, senza dimenticare il vasto mondo delle energie rinnovabili tradizionali, perché il portfolio ambientale è vasto e sinergico. Si va dal prato pascolo fotovoltaico alle reti di teleriscaldamento, dalla green region al green building, dalla bioarchitettura al mattone ecologico, dal new deal dell’auto elettrica, al treno, fino alla nautica. Si parla di alimentari e packaging ecosostenibile per soffermarsi e approfondire, nella terza parte del libro, la cosiddetta “blue economy”, espressione coniata dall’economista e imprenditore belga Gunter Pauli, come evoluzione della green economy, a indicare “tutto ciò che segue la natura, produce e non distrugge”: un filone vasto nel quale i curatori del volume hanno incluso l’agro&bio, dalle piante per il biocombustibile alla ricetta della nostra pattumiera, fino al biogas e al biometano. Il ventaglio delle aziende contributors di Green 3.0 spaziano da Montello a Kinexia, da Abb a Tia, da Mossi & Ghisolfi a Siemens e poi 3M, Roncucci&Partners, Terni, IMQ, Bls, 3SUN, Conergy, Esse, Sorgenia, Tre, Cofely, AA Envitech, Cucinella, Kerakoll, Velux, Equilibrium, Pininfarina, Peugeot, NTV, Azimut Benetti, Carrefour, Sanpellegrino, Althesys, Agroils, Biotec, MT-Energie. E poi Spada, della Commissione europea e gli scrittori Cavallo e Biestro. È l’Italia green che cerca di rialzarsi, di scalzare la vecchia economia e offrire – per questo il sottotitolo del volume è “Italia, più verde meno spread” - un’ulteriore opportunità di investimento, di crescita, di lavoro. Un nuovo stile di vita, soprattutto per le giovani generazioni, che da qui hanno l’opportunità di ripartire con stimoli e basi più sostenibili Del libro di Guandalini e Uckmar, del risultato del loro corposo e approfondito studio, del grande e vasto mondo della nostra impresa Green se ne è parlato durante il workshop internazionale Green 3.0. Italia, più verde meno spread organizzato dalla Fondazione Istud in collaborazione con la Rappresentanza a Milano della Commissione europea e con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e del Ministero dello Sviluppo Economico. Restando sull’importanza del cambio di passo dell’economia, Pietro Colucci di Kinexia, ha riassunto bene il primo passo da fare: “La politica industriale italiana ha bisogno di un pit stop”. Partendo proprio dalla politica degli incentivi che ha caratterizzato la sviluppo del fotovoltaico.
FOTOVOLTAICO OLTRE GLI INCENTIVI
Per il fotovoltaico è finita l’era degli incentivi che hanno drogato a dismisura il settore. E’ tempo che questa industria cammini sulle sue gambe, solo così saremo competitivi con i grandi player internazionali. A dirlo è Andrea Cuomo, presidente di 3 SUN, azienda leader nella produzione di pannelli solari. E Paolo Peroni, dello studio Roedl&Partner, rincara la dose: “C’è da passare da un sistema incentivante a un sistema di auto sostegno, cioè la redditività vi deve essere a prescindere dagli incentivi”.
FARE SISTEMA
Semplificazione e certezza normativa, reti d’impresa per valorizzare la grande tecnologia delle piccole e medie imprese dando modo di partecipare alla gare d’appalto internazionali, afferma Eliana Baruffi di ABB. Fare gruppo, fare network ha detto Ivan Gloceri di Tia, una azienda che si occupa di bonifiche, una azienda che investe molto nel personale, nelle risorse umane, nella forza lavoro quando ormai tutti sono alla ricerca di un taglio e un contenimento dei costi.
AGRO E BIO ENERGIE
Nel 2011 il peso delle bioenergie – è il parere del prof. Alessandro Marangoni di Althesys – è pari al solare. C’è un giro d’affari di 3 miliardi di euro realizzato da una miriade di piccole imprese. Quando parliamo di agro e bio energie si tratta di un settore che va dall’azienda agricola che realizza impianti a biogas, fino alle municipalizzate e al grande player energetico che fa centrali a biomasse. Sono “culture dedicate” che valorizzano anche i sottoprodotti derivanti dai reflui della zootecnia agli scarti dell’industria agroalimentare. Servono tante cose, ma prima di tutto una politica industriale: piattaforme di scambio, contatti di rete, accordi di filiera, sistemi logistici. Ma si guarda oltre le rinnovabili. Il tessuto delle piccole e medie imprese italiano è straordinario. Se con Agroils si recupera biocarburante dalla Jatropha, pianta dell’Africa che ha bisogno di poca acqua, pochi sanno che in Italia c’è il più grande impianto di bioetanolo di seconda generazione. E’ a Crescentino, in provincia di Vercelli, e fa capo al gruppo Mossi & Ghisolfi. Il bioetanolo è un combustibile che ha già attirato l’attenzione di Paesi come il Brasile che ha deciso di investire sui biocarburanti mettendo da parte la tradizionale canna da zucchero. A Crescentino lavorano oltre cento giovani ricercatori. E in tempi di crisi è una sfida che ha dell’incredibile. Per la prima volta la tecnologia permette l’incontro tra la sostenibilità ambientale e la sostenibilità economica. I problemi non mancano e sono quelli di sempre: le lungaggini burocratiche; la scarsa o assente conoscenza e comunicazione tra soggetti, enti e istituzioni; la mancanza di una strategia nazionale perché filiere come queste coinvolgono tanti interessi ma anche tanti settori diversi e più ministeri.
MOBILITA’
L’Italia guarda al futuro e ha l’esigenza di dotarsi di nuove tecnologie, nuove reti o smart grid. L’obiettivo è realizzare presto anche nuovi mezzi. “L’Hybus – afferma il vice presidente di Pininfarina, Andrea Maria Benedettto – è l’autobus elettrico che dovrebbe mandare in pensione i vecchi bus malridotti e inquinanti che girano nelle nostre città”. Il progetto è di riconvertire mezzi di almeno 10 anni di età (la maggior parte ha livello di emissione euro 0 e euro 1 e 2: solo il 10% euro 4 e 5), rigenerandoli in autobus con trazione ibrida seriale. L’Hybus ha il motore di una Punto e un motore elettrico che derivano dalla Formula 1, c’è totale assenza di rumorosità e non c’è cambio marce per evitare strattoni.
GREEN BUILDING
Oggi i materiali per l’edilizia cono sintetici e vengono da lontano. Si ritorna così alla tradizione con il legno, la terra e l’argilla. C’è il mattone di canapa, realizzato da Equilibrium: materiale, che cattura carbonio, traspirabile e con potere isolante.
RIFIUTI
La Montello la prima azienda che nel 1998 diede una svolta industriale all’attività di recupero dei rifiuti mettendo in atto ricerca e sperimentazione di nuove tecnologie di selezione e recupero che evitassero il contatto del rifiuto con l’operatore applicando sistemi meccanici e ottici per la separazione degli imballaggi per peso specifico, tipo di polimero e colore divenendo oggi a livello europeo il maggior esempio di centro integrato di selezione, recupero e riciclo di materie prime, seconde e manufatti. E’ stato valorizzato il rifiuto come risorsa annullando il suo smaltimento in discarica a favore di un suo recupero in materia e/o energia. Abbiamo le energie per dimostrare quello che affermava Albert Einstein? “La crisi – diceva l’illustre scienziato – è la benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi”.