di Mariaceleste de Martino
(mceleste.demartino@rai.it)
Che sia interesse immobiliare per contrastare la crisi economica ed espandere gli investimenti del mattone a Manhattan o che sia perché gli italiani nella guerra territoriale tra etnie non sono riusciti a mantenere un loro bastione di New York, fatto sta che ‘Little Italy’ rischia di scomparire del tutto. “Era già sparita da qualche anno”, commenta Corrado Maria Daclon, Segretario Generale della Fondazione Italia-Usa.
L'allarme lo lancia il New York Daily News che parla di un rapido processo di 'gentrificazione' (dall’inglese “gentry” che vuol dire “piccola nobiltà”). Quindi, da ‘piccola Italia’ si passerebbe a un quartiere chic di benestanti e a un cambiamento socio-culturale di quelle strade vissute da italo-americani sin dalle prime immigrazioni nel nuovo continente. Nell'ultimo decennio la popolazione dei residenti che guadagna più di 100 mila dollari all'anno è aumentata del 156%. Così si legge sul Daily News.
Al posto dei cannoli siciliani, delle sfogliatelle napoletane e delle sfilate tradizionali come a San Gennaro, nascerebbe un quartiere alla moda?
“Finora non ho scorto alcun indicatore che mostra l’ascesa di un quartiere nuovo per residenti benestanti. Ho solo visto un sostituirsi di esercizi commerciali italiani con quelli cinesi”, afferma il Prof. Daclon (docente di politica dell’ambiente all’Università Ca’ Foscari di Venezia)
Nel frattempo, i prezzi degli immobili nelle zone sud di Manhattan non si abbassano, nonostante la crisi, anzi schizzerebbero alle stelle. E di conseguenza chiudono i tradizionali ristoranti di pesce fresco e pasta fatta a mano e anche le pasticcerie e le salsamenterie con salumi, formaggi e prodotti tipici italiani. Al loro posto boutique ed eleganti loft.
D’altronde, ormai da tempo, nel quartiere non c'è più un singolo italiano nato in Italia. Nel 2000 ce ne erano 44, secondo i dati dell'ultimo censimento. Un tempo era pieno di famiglie italiane e ogni “block” (isolato) rappresentava una diversa regione italiana, conferma il Daily News.
“È una perdita di un pezzo dell’America –dice Daclon- e della sua Storia. Più che un simbolo storico è una piccola identità che se ne va. È un fenomeno che avviene in concomitanza con l’esplosione economica cinese al livello internazionale. Fino agli anni 90 non si vedevano negozi o supermercati cinesi”. Da Canal Street, Chinatown si è allargata e allungata fino a invadere la parte italiana.
Cosa ricorda di Little Italy?
“Quello che saltava all’occhio erano i colori. Le insegne dei ristoranti richiamavano il tricolore. Si poteva notare anche solo attraversando in macchina o a piedi le strade più conosciute come Mulberry Street o Moth Street- continua Daclon- “Mi mancherà e sono certo che mancherà a molti come me che hanno vissuto a New York negli Anni 80 e 90. Mi dispiace che siano spariti dei locali dove si mangiava della buona pizza. Al posto di questi ristoranti si trovano ora dei negozi che vendono oggetti cinesi a basso prezzo o ancora peggio, forse, dei cinesi che gestiscono un ristorante con l’insegna che attira i clienti pensando immediatamente alla genuinità della cucina italiana e invece trovano solo una brutta copia”. Dietro “Pizzeria Mario”, infatti, non c’è più né pizza italiana né tanto meno Mario di origini italiane.
Di ‘sobborghi’ italiani a New York, però, non c’è solo ormai il fantasma di ‘Little Italy’, ma ne restano anche negli altri quattro ‘borough’ della città. Il più popoloso è quello di Staten Island che rappresenta il 44% di italo-americani o americo-italiani. Tra le zone di New York dove è ancora forte la comunità italiana, quella più conosciuta è Bensonhurst a Brooklyn, ma anche lì con gli anni i “colori” sono cambiati, come ad Astoria o Corona nel Queens.
In tutte le città degli Usa c’è una ‘Little Italy’ che si sposta e cambia, proprio come gli immigrati della fine dell’Ottocento e inizi Novecento, che andavano dove li portava la fortuna e la voglia di progredire. E il trasformarsi della città di New York, dove gli italiani sono stati il numero più elevato degli immigrati che hanno contribuito maggiormente al suo sviluppo, rappresenta anche una trasformazione dell’Italia stessa, che cambia faccia e cultura.
E mentre a New York l’Italia se ne va, nel Texas, Stato del sud per antonomasia di Cowboy e petrolieri, famoso per la Nasa e la ricerca medica, arriva l’arte del Maestro del barocco romano Gian Lorenzo Bernini. Una prima assoluta al Kimbell Museum di Fort Worth. Benvenuta Italia. E ben trovata America: dalle frecce in pietra dell’era precolombiana l’Arte non è sempre stato il suo forte.