di Rodolfo Fellini
(r.fellini@rai.it)
La Francia si appresta a entrare nel novero dei Paesi che riconoscono il matrimonio tra le persone dello stesso sesso. Il relativo progetto di legge del governo è appena approdato in Parlamento e, nonostante i 5.300 emendamenti proposti dall’opposizione di destra, è destinato ad una rapida approvazione. Il voto è in programma il 12 febbraio. La nuova norma intende dare corpo a una delle promesse elettorali del presidente socialista, François Hollande. Il capo dell’Eliseo ha fatto sua la definizione delle associazioni di gay, lesbiche, transessuali e transgender e ha voluto intitolare la futura legge “Matrimonio per tutti”, mettendo così in chiaro che non sarà creata una nuova forma di unione giuridica, ma saranno estesi alle coppie omosessuali gli stessi diritti e garanzie di cui già godono i matrimoni eterosessuali.
In piazza, a favore e contro i diritti
Il progetto di legge ha suscitato un focoso dibattito, forse più del previsto, che ha visto scendere in piazza favorevoli e contrari. I primi, sostenuti dal governo, rivendicano l’uguaglianza dei diritti nel Paese il cui motto è da oltre due secoli “Liberté, Egalité, Fraternité”. I detrattori, con in testa la Chiesa cattolica, sostengono che il matrimonio, base della famiglia e della società, è da sempre costituito dall’unione di un uomo e una donna, e contestano l’apertura del testo alle adozioni. Appellandosi a fattori “antropologici”, la Chiesa cattolica ha tentato un’alleanza con musulmani, ebrei e protestanti per contrastare la norma. La Conferenza episcopale è arrivata a chiedere ai cittadini di scrivere ai parlamentari, ricordando loro la “gravità” della posta in palio. Ma ogni ingerenza è stata prontamente rispedita al mittente, in un Paese che nella laicità ha uno dei suoi pilastri fin dalla Rivoluzione del 1789, e la cui legge elettorale garantisce stabilità e piena governabilità a chi dispone della maggioranza parlamentare. Il governo è venuto incontro ai contestatari, scorporando la parte del testo che disciplina la procreazione assistita per le coppie lesbiche e rinviandone la discussione nel quadro della futura riforma del diritto di famiglia. Nessuna apertura, invece, alla richiesta di un referendum popolare sulla materia, chiesta dall’opposizione.
Il nodo delle adozioni
Nonostante il “Family day” d’Oltralpe abbia richiamato a Parigi il triplo dei manifestanti scesi in piazza a difesa della legge, i sondaggi continuano a premiare l’iniziativa di Hollande: il 63% dei francesi è favorevole al “Matrimonio per tutti”, ma la percentuale scende al 49% quando si parla di adozioni a coppie gay. Attualmente, le adozioni sono previste per coppie sposate da oltre due anni, i cui componenti abbiano più di 28 anni, ma anche per le persone celibi e nubili. Sulla carta, dunque, nulla vieta a un omosessuale, in quanto single, di chiedere l’adozione di un bambino. Ma, nelle assegnazioni, le coppie regolarmente sposate vengono sempre privilegiate, sia in Francia che per i bambini provenienti dall’estero. Il testo in discussione all’Assemblea nazionale punta a superare il divario e mettere tutti sullo stesso piano. Un bambino avrà dunque il diritto giuridico ad avere due padri o due madri. Inoltre, in caso di morte di uno dei componenti della coppia, il figlio di quest’ultimo potrà essere automaticamente affidato al partner sopravvissuto. Il “Matrimonio per tutti” non altera in alcun modo diritti, doveri e garanzie di cui già godono le coppie eterosessuali regolarmente sposate.
I Pacs, un grande successo
Furono i colleghi di partito di Hollande, nel 1999, a fornire un quadro legale alle unioni omosessuali. I Patti civili di solidarietà (Pacs), istituiti dal governo di Lionel Jospin, definiscono oggi i diritti e i doveri dei congiunti, a prescindere dal sesso di appartenenza. Analogamente a quanto avviene nel matrimonio, i Pacs stabiliscono criteri riguardanti il patrimonio, la fiscalità e il diritto ad acquistare o affittare alloggi. A 14 anni di distanza, restano invece in piedi lacune giuridiche per quanto attiene le pensioni di reversibilità. Fin dal via, i Pacs si sono distinti dal matrimonio per la snellezza delle procedure. Contrarre e sciogliere un Pacs è una pura formalità, e anche gli impegni presi in tema di successione si possono facilmente revocare. L’istituto è diventato sempre più popolare, specie tra le coppie eterosessuali, con un aumento esponenziale e costante nel tempo: dai 22.000 Pacs del 2000 si è passati agli oltre 200.000 del 2010. L’anno scorso, in Francia, il numero dei Pacs stipulati è stato di poco inferiore a quello dei matrimoni civili.
I diritti GLBT nel mondo
I primi a riconoscere giuridicamente le unioni omosessuali furono gli olandesi, nel 2001, seguiti due anni dopo dal Belgio, quindi da Canada, Spagna, Sudafrica, Norvegia, Svezia, Portogallo, Islanda, Argentina, Danimarca e alcuni Stati federati di Messico, Brasile e degli Usa. La legislazione più audace in tema di diritti civili per le persone omosessuali, transessuali e transgender è quella adottata dall’Argentina di Cristina Kirchner, che riconosce all’individuo anche la possibilità di definire il proprio sesso anagrafico in base alle proprie emozioni, e ha notevolmente snellito ed esteso le procedure per le adozioni, sancendo il principio che qualsiasi cosa è meglio degli orfanotrofi. All’estremo opposto, ci sono Sudan, Arabia Saudita, Somalia, Yemen, Iran, Mauritania e il Nord della Nigeria, in cui l’omosessuale rischia la pena di morte. In mezzo, il limbo giuridico della maggior parte dei Paesi, dove un genitore continua ad avere più diritti della compagna di sua figlia, o del compagno di suo figlio, anche se responsabile di violenze o maltrattamenti. L’Italia è ancora in quel limbo.