di Maurizio Righetti
Il progetto “La Ricerca in Italia: un'Idea per il Futuro” della Fondazione Lilly ha premiato con una borsa di studio di 360mila euro una giovane ricercatrice italiana che nei prossimi 4 anni studierà i meccanismi alla base della correlazione fra epatite B e osteoporosi. Ed è stato anche presentato il bando per la quinta edizione del progetto, che avrà per tema la ricerca delle malattie cardiovascolari.
Una dieta ricca di grassi “stressa” il cuore e porta a morte le cellule cardiache quattro volte di più rispetto a un'alimentazione sana
Una dieta ricca di grassi fa invecchiare il cuore: i lipidi “stressano” le cellule cardiache e nei diabetici l'effetto è tale che esse muoiono tre-quattro volte di più rispetto ai soggetti sani, aprendo la strada alle malattie cardiovascolari che spesso sono mortali. Lo ha verificato lo studio di Anna Leonardini, ricercatrice dell'università di Bari, la prima a essere insignita nel 2009 della borsa di studio di 360 mila euro in 4 anni promossa dal progetto “La Ricerca in Italia: un’Idea per il Futuro” della Fondazione Lilly e i cui risultati sono stati appena pubblicati su Endocrinology nel numero di Dicembre 2012. Stando ai dati raccolti dalla ricercatrice, un eccesso di acidi grassi dalla dieta causa più velocemente la morte delle cellule del cuore con un effetto particolarmente evidente nei diabetici e nei soggetti in sovrappeso o obesi: la prevenzione delle malattie cardiovascolari comincia perciò con una dieta a basso contenuto di grassi e carboidrati come quella mediterranea, in cui l'apporto di zuccheri e lipidi è equilibrato e ideale. “I diabetici hanno un alto livello di radicali liberi nel sangue dovuto all’aumento della glicemia; ciò aumenta il livello di stress ossidativo e così questi pazienti vanno incontro a un maggior rischio di malattie cardiovascolari, che cresce ulteriormente se il consumo di grassi è elevato – spiega Anna Leonardini - Il progetto ha permesso di capire i meccanismi che danneggiano le cellule cardiache e come proteggere queste cellule: studiando gli analoghi del GLP-1, classe di farmaci anti diabetici di ultima generazione, abbiamo verificato che sono in grado di proteggere le cellule cardiache dall’effetto dannoso dello stress ossidativo e quindi prevenire le malattie cardiovascolari. Si tratta della prima volta che viene studiato, e scoperto, l’effetto protettivo sulle cellule progenitrici cardiache da parte degli analoghi del GLP-1”.
Il progetto vincente della Fondazione Lilly
Il progetto della Fondazione Lilly prosegue e anche quest'anno un centro d'eccellenza straniero ha scelto il miglior progetto presentato da un ricercatore under 35, premiato con 360mila euro in 4 anni per portare avanti gli studi nel suo laboratorio italiano. Per l'edizione 2013 la borsa di studio è stata assegnata a Cristina Elle Vainicher, assegnista di ricerca ed endocrinologa dell'università di Milano, per il suo progetto di studio sulla correlazione fra epatite B e malattie dello scheletro come l'osteoporosi: i meccanismi con cui la patologia epatica porta a un maggior rischio di fragilità ossea non sono tutt’ora noti ma scoprirli significherà poter individuare i pazienti a rischio, prevenendo complicanze e ottimizzando la terapia. “Ogni tanto mi sento un po’ come Sherlock Holmes” spiega Cristina “La più grande motivazione è il fatto che amo il mio lavoro, perché mi rende felice nonostante la burocrazia e le difficoltà che si incontrano. Fare ricerca in Italia significa avere la sensazione di fare molto senza nessuna garanzia economica e con pochi riconoscimenti da parte delle Istituzioni. Penso spesso che prima o poi dovrò decidere cosa fare “da grande” e poi immancabilmente decido di provarci ancora per qualche anno. Ricevere la borsa di studio della Fondazione Lilly significa realizzare un sogno: un riconoscimento del lavoro fatto fino a questo momento, sostegno economico, possibilità di visibilità e contatti che possono cambiare il mio percorso. Questa vincita è un’iniezione di fiducia per il mio futuro: posso sperare di poter continuare a fare questo lavoro”.
Per il quarto anno consecutivo il premio va ad un donna. Concetto Vasta: impedire la fuga dei cervelli
Si tratta del quarto anno consecutivo in cui il premio va a una giovane donna, perché la ricerca è sempre più “rosa”, anche e soprattutto in medicina: al di sotto dei 35 anni il 63% dei medici è donna e per arrivare a un sostanziale pareggio con i colleghi uomini bisogna oltrepassare la soglia dei 50 anni. E anche nei laboratori sono sempre di più i “camici rosa”: dal 2010 al 2011 sono raddoppiate le donne nei primi 50 posti nella classifica dei ricercatori italiani e in ben 225 dei 371 brevetti prodotti dai “cervelli” italiani sono coinvolte donne. Le ricercatrici sono quasi sempre parte del team ma poche volte ne sono a capo. “I numeri mostrano che quest’ambito professionale è ancora saldamente nelle mani degli uomini ma l’aumento della presenza femminile è un segnale importante, al quale anche la Fondazione Lilly contribuisce con la sua borsa di ricerca annuale che nasce con l'intento di impedire la “fuga dei cervelli” dall’Italia - spiega Concetto Vasta, Direttore Generale Fondazione Lilly - La nostra Fondazione ha calcolato che ogni anno l’Italia perde 3,15 miliardi di euro di ricchezza generata da brevetti sviluppati dai 50 migliori ricercatori italiani che lavorano all’estero. Un valore che proiettato a 20 anni arriva a toccare quota 7,4 miliardi di euro. Il 35% dei 500 migliori ricercatori italiani è costretto a lavorare all'estero perché in Italia non trova le condizioni per restare: la nostra borsa di studio vuole essere un incentivo per far sì che l'emorragia di competenze e talenti si fermi e il Paese possa trarre profitto dai ricercatori che ha contribuito a formare”.
Giovani talenti italiani, eccellenze all’estero
Spiega Andrea Lenzi, Presidente Consiglio Universitario Nazionale: “E’ estremamente lodevole l’iniziativa intrapresa dalla Fondazione Lilly che premia i progetti di ricerca dei migliori scienziati italiani, usando il riconosciuto sistema “peer review”, perché ci permette di mantenere nel nostro Paese i talenti migliori. Si tratta di un modello da replicare ampliare e imitare. Infatti non mancano i giovani talenti italiani che competono sulla platea globale della ricerca. Alla recente edizione “Starting Grant” dell’European Research Council dedicato agli under 35 anni di età, su 536 progetti accettati, sono 42 i finanziamenti appena vinti dai giovani ricercatori italiani. Su 41 nazionalità che hanno aderito al concorso, i talenti italiani sono al quarto posto dopo Germania, Inghilterra, Franca. Purtroppo però solo la metà di questi ricercatori fa effettivamente ricerca in istituzioni italiane che sono al settimo posto per finanziamenti ricevuti, gli altri avviano i loro laboratori fuori dal nostro Paese. Da ciò deriva un’importante perdita economica per il nostro Paese: un singolo brevetto nato da una scoperta scientifica vale, in media, 3 milioni di euro”. In occasione dell'assegnazione della borsa di studio è stato anche presentato il bando di concorso per l'edizione 2013 del progetto, il cui tema sarà “Il trattamento della sindrome coronarica acuta: meccanismi fisio-patologici e risvolti clinici del rischio di complicanze ischemico-emorragiche.