Le riforme varate dall'Italia vanno nella giusta direzione. E il loro impatto sul Pil potrebbe essere considerevole: se l'Italia riuscisse a dimezzare il gap con il resto dell'Europa nelle liberalizzazioni e nel mercato del lavoro, il Pil potrebbe aumentare di 5,7 punti in cinque anni e di oltre 10 punti nel lungo termine. L'analisi è del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) che, in un Working Paper' curato da Lusine Lusinyan e Dirk Muir, mette in evidenza la necessità per il Belpaese di attuare le riforme varate in modo efficace e tempestivo, così da massimizzarne l'impatto.
Una spinta ulteriore dovrebbe essere data al mercato del lavoro, anche migliorando il rapporto fra salari e produttivita'. L'Italia - afferma il Fmi - ha numerosi punti di forza, quali i solidi bilanci delle famiglie, il basso debito privato ed esportazioni fra le più diversificate al mondo. ''Nonostante questo la perfomance economica dell'Italia e' stata debole rispetto'' ad altre economie, con il pil cresciuto in media dello 0,5% negli ultimi dieci anni: ''in assenza di cambiamenti nel trend della produttività, dell'occupazione e degli investimenti, il potenziale di crescita potrebbe restare vicino allo zero nel medio termine'' osserva il Fmi.
Per far fronte alle debolezze strutturali e invertire il trend in atto, ''il governo di recente ha preso importanti iniziative in molte aree'', avviando liberalizzazioni, processi di semplificazione e la riforma del mercato del lavoro. Sul fronte del lavoro, il Fmi osserva come la riforma approvata promuova contratti di apprendistato ma lasci una serie di contratti atipici: da qui l'invito a considerare contratti più flessibili per i nuovi assunti che prevedano un aumento graduale delle tutele per colmare il gap fra lavoratori permanenti e quelli a tempo. L'altra criticità che dovrebbe essere affrontata è quella del legare in modo più stretto i salari alla produttività, mettendo in pratica gli accordi raggiunti negli anni passati.