I film del week end


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Lincoln

di Sandro Calice

di Steven Spielberg, Usa 2012, storico (20th Century Fox)
Fotografia di Janusz Kaminski
con Daniel Day-Lewis, Sally Field, David Strathairn, Joseph Gordon-Levitt, Tommy Lee Jones, James Spader, Hal Holbrook, John Hawkes, Jackie Earle Haley, Bruce McGill, Tim Blake Nelson, Joseph Cross, Jared Harris, Lee Pace, Peter McRobbie, Gulliver McGrath, Gloria Reuben, Jeremy Strong
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Una vita, anche la più complessa ed esemplare, può essere racchiusa in un unico, simbolico, rivoluzionario momento. Certo, dietro la macchina da presa dev’esserci uno come Spielberg.

Il 31 gennaio del 1865 la Camera dei rappresentanti votò il 13° Emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti che di fatto sanciva l’abolizione della schiavitù. Un uomo soprattutto fu l’artefice di quel traguardo epocale: Abraham Lincoln, il 16° presidente, che in quella battaglia ci mise tutta la sua storia e il suo destino. Fu l’arrivo di un percorso lungo e sanguinoso, c’era in gioco la pace nella Guerra Civile tra l’Unione del Nord e i Confederati del Sud, che alla fine fece oltre 600 mila vittime, c’era l’equilibrio da raggiungere tra i Repubblicani (favorevoli all’abolizione della schiavitù) e i Democratici, c’erano le tragedie personali e familiari di un Presidente che tuttavia mai perse di vista l’obiettivo finale, anche a costo di qualche “forzatura”, mai per tornaconto personale, sempre sorretto da un ideale. Il film racconta gli ultimi mesi di vita di Lincoln, che sarà assassinato la sera del 14 aprile 1865 (dichiarato morto il mattino del giorno dopo), i rapporti e le vicende politiche e familiari, e la storia di quanto e cosa si dovette fare per assicurarsi quei 20 voti decisivi per l’approvazione dell’Emendamento.

Sceneggiato col cesello dal vincitore del premio Pulitzer Tony Kushner, ispirato al libro “Team of Rivals: The Political Genius of Lincoln” di Doris Kearns Goodwin, interpretato da un impressionante (per somiglianza e bravura) Daniel Day Lewis, “Lincoln” è uno splendido film atipico per il maestro Steven Spielberg. Formalmente ed esteticamente ineccepibile, come quasi sempre, questa volta il regista ci regala un film più intimo, a tratti “europeo” vorremmo dire, dove - per sua stessa ammissione - le immagini e la fotografia passano in secondo piano, lasciando spazio alle parole e alla presenza del protagonista. Questo senza tentazioni agiografiche, ma raccontando “semplicemente” l’uomo, potente, geniale, ironico, visionario, egoista, padre e marito tenero ma deciso, un cuore gentile costretto a vestirsi da lupo dalle circostanze, ma anche una presenza autoritaria e prevaricatrice se serviva al suo scopo. Non troverete “azione” in questo film, ma una suspence legata al gioco della politica, la vera protagonista della storia, “sporca” a volte, dove è necessario anche il compromesso, ma unico vero strumento democratico per agire nella e sulla realtà. A patto che gli ideali siano alti e gli uomini giusti: di questi tempi, un ruvido toccasana per lo spirito.

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