Una svolta da oltre 300 mld, quelli che servono per rilanciare la crescita, o sarà, inevitabilmente, declino. Confindustria lancia il suo manifesto, lo affida alle forze politiche, tutte, e al prossimo governo, qualunque esso sia, e lancia un avvertimento chiaro. "Se non si mette mano ad una svolta precisa ci sara' solo il declino e il futuro delle imprese e dei giovani sarà davvero preoccupante. Serve una terapia d'urto; è un imperativo categorico ma l'obiettivo e' raggiungibile", spiega il presidente Giorgio Squinzi, che torna a denunciare la scarsa attenzione che la campagna elettorale sta rivolgendo all'economica reale. Trovando una sponda nel leader Pd, Pier Luigi Bersani: "Squinzi ha piuttosto ragione. Sono anni che non abbiamo una discussione sull'economia reale". Ma anche pieno appoggio nel Pdl: nel manifesto "ritroviamo non solo i principali punti del nostro programma, ma anche gli obiettivi, in gran parte realizzati, dell'ultimo governo Berlusconi", azzarda Renato Brunetta.
La tesi da cui parte il presidente di Viale dell'Astronomia è che "senza scelte forti in economia non ci sarà crescita per il Paese". La situazione d'altra parte "è di vera emergenza", dice ancora, ricordando le stime in nero elaborate nei giorni scorsi dal centro studi di viale dell'Astronomia. "Nella media del 2013 il Pil vedrà un ulteriore abbassamento dell'1% del Pil. Un Pil che dal 2007 ad oggi è calato dell'8%", spiega, aggiungendo come il tasso di disoccupazione sia ormai prossimo al 12% e la disoccupazione giovanile viaggi ormai intorno al 35%.
In questo scenario, servono le riforme. "Servono a stabilizzare, nel medio e lungo periodo la crescita che si otterrà con una terapia d'urto", dice ancora auspicando provvedimenti in breve tempo.
SQUINZI, RIFORMA FORNERO INSUFFICIENTE, SERVE PIU' FLESSIBILITA'
Squinzi fa anche riferimento a una riforma fatta, quella del lavoro, che, chiarisce, "non è stata sufficiente" per una liberalizzazione del mercato e la sua flessibilizzazione. Serve dunque rimettere mano alle norme "per arrivare ad una formulazione dei provvedimento più avanzata e in linea con gli altri Paesi europei".
Nessun endorsement, nessuna indicazione di voto. "Confindustria non e' un partito ma, per definizione, una associazione apartitica quindi il dibattito politico ci interessa solo da normali cittadini ma come rappresentanti di Confindustria non possiamo e non dobbiamo esprimerci", spiega Squinzi, aggiungendo: "le nostre proposte valgono per chiunque vinca, centrodestra o centrosinistra, Grillo o in presenza di alleanze o meno. Il programma resta lo stesso".
Ma se Confindustria non si schiera, punta comunque a influenzare, sul piano del merito, l'azione dei partiti. E, in senso inverso, gli stessi partiti mostrano attenzione per le sollecitazioni che arrivano dalle parti sociali e dalle rispettive aree elettorali di riferimento. "Squinzi ha piuttosto ragione. Sono anni che non abbiamo una discussione sull'economia reale", replica Bersani alle parole del presidente di Viale dell'Astronomia. "Io spero che venga l'occasione per discuterne, visto che abbiamo interi settori che sono stati massacrati, come l'edilizia, l'economia verde e le rinnovabili. Dobbiamo riprendere un filo comune di discorso", apre il candidato premier del centrosinistra. Altrettanto positivo il giudizio di Brunetta: "Nel documento di Confindustria per l'Italia, presentato oggi dal presidente Squinzi, che alle forze politiche impegnate nella campagna elettorale chiede di eliminare i fardelli di una burocrazia ossessiva e di una pressione fiscale ormai intollerabile, ritroviamo non solo i principali punti del programma del Popolo della Liberta' per le prossime elezioni, ma anche gli obiettivi, in gran parte realizzati, dell'ultimo governo Berlusconi".
LAVORARE 40 ORE IN PIU' L'ANNO, TAGLIO IRPEF SU REDDITI BASSI
Il manifesto di Confindustria sintetizza una proposta articolata di politica economica, che circostanzia le misure da mettere in campo e gli obiettivi da raggiungere. Per rilanciare la crescita economica italiana, mette nero su bianco Viale dell'Astronomia, bisogna "voltare pagina" e proporre un progetto di "ampio respiro, fatto di azioni, di rilancio economico e sociale del Paese, mobilitando 316 miliardi di euro in 5 anni".
"E' un progetto che appare ambizioso -sottolinea Confindustria- perché veniamo da una lunga crisi di bassa crescita e di continui rinvii delle decisioni". Dunque, quello che all'Italia serve, "è una terapia d'urto" che "abbatta i costi e sostenga gli investimenti". Per fare ciò occorre: "il pagamento immediato di 48 miliardi di debiti commerciali accumulati da Stato ed enti locali; il taglio dell'8% del costo del lavoro; cancellare per tutti i settori l'Irap; lavorare 40 ore in più all'anno ma detassate e decontribuite; il taglio dell'Irpef sui redditi più bassi e l'aumento dei trasferimenti agli incapienti; aumento del 50% degli investimenti in infrastrutture; sostegno a ricerca e nuove tecnologie e taglio del costo dell'energia".
Un pacchetto, quindi, grazie al quale, secondo Confindustria, si potrà rilanciare la crescita economica italiana, "rendendo efficiente la burocrazia e tagliando e razionalizzando la spesa pubblica, dismettendo e privatizzando una parte del patrimonio pubblico, armonizzando gli oneri sociali, riordinando gli incentivi alle imprese, aumentando del 10% l'anno gli incassi dalla lotta all'evasione fiscale e armonizzando le aliquote ridotte Iva in vista di rimodulazione in ottica Ue e per reperire risorse destinate alla riduzione dell'Irpef sui redditi più bassi".