Uno studio del Pew americano


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L’ateismo terza ‘religione’ del mondo

Gli atei sono più di un miliardo, l’80% in Oriente g

di Maurizio Iorio
(maurizio.iorio@rai.it)

“Il cristianesimo ha perso la dimensione del sacro. Il suo cielo si è fatto vuoto. Alzando gli occhi dalla Terra, altro non è dato scorgere se non il nulla che, come una notte nera senza stelle, spegne anche lo sguardo. E’ ancora in grado l’Occidente, e il Cristianesimo che è la sua anima, di varcare le porte del nulla?”. La domanda se la pone il filosofo Umberto Galimberti nel suo nuovo saggio, “Cristianesimo – la religione dal cielo vuoto” appena pubblicato da Feltrinelli. Lo stesso interrogativo dovrebbero porselo tutti i credenti, cristiani e non, di fronte ai dati evidenziati da un recente rapporto del Pew Research Center, il più prestigioso istituto di ricerca statunitense, che ha realizzato uno studio sull’affiliazione religiosa in 230 paesi e territori del mondo, intitolato “Panorama religioso globale”.

L’ateismo terzo gruppo dopo cristiani e musulmani
Studio rigorosissimo, dal quale emerge un dato incontestabile: a volerlo considerare una (non) religione, l’ateismo è il terzo gruppo al mondo dopo i cristiani e i musulmani, ed è pari in valori assoluti alla popolazione cattolica, ovvero 1,1 miliardi di persone, il 16% del totale mondiale. Cifra considerevole, peraltro in costante ascesa. I cristiani sono circa 2,2 miliardi di persone, la metà dei quali cattolici e circa il 37% protestanti. Gli ortodossi (greci e russi) sono il 12% dei cristiani. I musulmani sono 1,6 miliardi, il 90 % dei quali sunniti. Al contrario dei cristiani, nel quali vengono compresi anche i mormoni e i testimoni di Geova, che hanno una diffusione pressoché globale, con grossi vuoti solo in Oriente, i musulmani sono confinati in aree geografiche più delimitate.

Gli atei sono definiti “non adepti”
Per tornare agli atei, gli studiosi del Pew li definiscono “unaffiliated” , in pratica “non adepti”. Una categoria che include atei, agnostici e chi non aderisce ad una religione in particolare, anche se molti di loro hanno “qualche forma di credenza religiosa, ma non sufficiente a farli considerare religiosi”. In pratica, un uomo su sei nel mondo è senza Dio. Tre quarti di costoro vivono in Asia, il 12% in Europa, il 5% in America del nord. Fra le religioni, alle spalle dei musulmani si collocano gli induisti , quasi un miliardo, il 98% dei quali vivono in India, poi i buddisti, con mezzo miliardo di fedeli, mentre gli ebrei sono poco più di 14 milioni. La religione del futuro è sicuramente l’Islam, i cui fedeli hanno l’età media più bassa, 23 anni, mentre ebrei e buddisti la più alta, 36.

In Europa i più atei sono gli olandesi
Quanto all’Europa, i più atei sono gli olandesi (42%), i belgi (28%), gli svedesi (27%) e i tedeschi (24,7). All’interno della Ue i più cristiani sono i rumeni (99%), i maltesi (97%), i polacchi (94%) ed i portoghesi (93,8%). Il rapporto del Pew, seppur minuzioso, è puramente statistico. Riporta gli effetti, ma non le cause. Sul perché quella degli atei sia l’unica (non) religione in crescita non è dato sapere. Tant’è che neanche gli atei sanno di essere apparentati fra di loro da una non appartenenza. E’ un po’ come il partito del non voto. Non è un partito, ma molti lo chiamano così. Quanto alle cause, il bel saggio di Galimberti prova ad individuarne qualcuna, almeno per quanto riguarda la sfera cristiana, che ci riguarda più da vicino.

Preoccupante la “fuga delle quarantenni”
Molto evidente la defezione delle donne under 40, fenomeno analizzato nel saggio del sacerdote Armando Matteo, “La fuga delle quarantenni: il difficile rapporto delle donne con la Chiesa (Editore Rubettino). Secondo Matteo le donne hanno difficoltà ad identificarsi con l’icona della religiosità femminile, Maria madre di Gesù, in quanto circonfusa di un alone di “irraggiungibile bellezza”, e non sono più disposte ad accettare. gli stereotipi diffusi dalla cultura filosofica e religiosa per avallare la supremazia maschile. Per non parlare della spinosa questione del sacerdozio femminile. La chiusa, come l’apertura, la riserviamo ancora a Galimberti: questo Cristianesimo si “è fatto evento diurno, lasciando la notte indifferenziata del sacro alla solitudine dei singoli, che un tempo erano protetti da quei riti e da quelle metafore di base che hanno fatto grande questa religione, così decisiva per la formazione dell’uomo occidentale e che oggi, senza protezione religiosa, devono vedersela da soli con la propria follia, che il sacro sapeva rappresentare e la ritualità religiosa placare”.