di Bianca Biancastri
(b.biancastri@rai.it)
Nel Nord-Ovest del Paese in cui è stata come medico di una équipe di Medici senza frontiere qual è la situazione dei civili?
“Non è una risposta facile. Io sono stata nella provincia di Idlib e l’ospedale era all’interno della comunità che si trova nelle retrovie rispetto al fronte, che dista una quarantina di minuti di macchina o di ambulanza in varie direzioni. Sicuramente non c’era la corrente elettrica, il gas, il latte . Nell’ospedale l’energia c’era perché noi di Medici senza frontiere siamo autonomi con dei generatori nelle sale operatorie, nelle sale radiografie ma la centrale elettrica della zona non era funzionante. Il gasolio è un bene di assoluta difficoltà da reperire nella zona e per dare un’idea di qual è la condizione dei civili è che non si trova il latte, anzi direi che comunque il latte ce lo fornivano da fuori, dalla Turchia”.
Bambini, famiglie, oltre alla situazione sanitaria, non hanno cibo, né elettricità…
“No, e hanno freddo perché comunque almeno nel periodo nel quale sono stata io (20 dicembre – 5 gennaio) c’era molto freddo . Non conosco la Siria al di fuori di questa esperienza, ma c’era un freddo notevole, se voi considerate che non ci sono riscaldamenti funzionanti”.
Nella vostra struttura arrivavano tanti civili feriti?
“Direi che la stragrande maggioranza , il 90% dei feriti erano civili.
Gli attacchi dei governativi sono mirati sui civili?
"Che siano mirati veramente non lo so, quello che posso dire sull’esperienza diretta è che di tutti i feriti che ricevevamo, ripeto, il 90 % erano feriti civili, vittime di bombardamenti quindi con ferite o da bombe o da mortaio, mentre l’altra piccola percentuale, un 10%, erano militari con ferite proprio da fronte, d’arma da fuoco prevalentemente, da proiettili”.
Vengono colpiti anche gli ospedali. Voi avete visto strutture sanitarie bombardate?
“Viste di persona no. Secondo le notizie che arrivavano dal fronte,ci sono piccole strutture sanitarie che adesso sono funzionanti nei sotterranei dei palazzi, quindi nel piano interrato, nel quale i siriani si considerano sicuri. La popolazione riferisce che gli ospedali sono un target, un bersaglio, questo è il motivo per cui si nascondono e comunque operano nei piccoli ospedali nei sotterranei dei palazzi”.
Gli operatori sanitari siriani operano così in queste strutture di emergenza, negli scantinati?
“Sì di assoluta emergenza, sì negli scantinati perché comunque sono considerati posti più sicuri perché in caso di bombardamento sono protetti dai piani che si trovano sopra”.
Nel mese in cui la vostra équipe è stata lì i bombardamenti erano frequenti?
“Io sono arrivata il 20 dicembre e dal 23 dicembre al 5 gennaio abbiamo avuto feriti quotidianamente, quindi i bombardamenti sono stati quotidiani , tutti i giorni”
Il team di Medici senza frontiere sta ancora operando in quella zona?
“Sì, è operativo. È una missione dal punto di vista medico intensa. Sia perché avviene in un contesto difficile, sia perché si lavora continuativamente, quindi il ricambio è di circa un mese per quanto riguarda il personale medico”.
Siete riusciti a capire qual è la situazione dei bambini?
“La sensazione che io ho avuto visitando il campo profughi, perchè nelle zone di confine o a ridosso del confine turco ci sono dei campi di rifugiati, dove si sono ammassate le persone che sono fuggite dalla zona e vivono lì nelle tende, è che la situazione è abbastanza sconvolgente. Fa freddo ed è anche nevicato. Ci sono 8-12mila persone nelle tende, in mezzo al fango, e la stragrande maggioranza della popolazione del campo sono bambini”.
Voi state operando nelle zone sotto il controllo dei ribelli, Damasco non vi ha dato il permesso di entrare nel Paese…
“Il punto è questo. Medici senza frontiere in genere opera per entrambe le parti del conflitto, nel rispetto della neutralità e dell’imparzialità. E la nostra presenza in Siria non è stata mai autorizzata dal governo siriano nonostante che sia stato chiesto e continuiamo a chiedere di accedere ufficialmente in Siria. Quindi non avendo ottenuto il permesso dal governo noi siamo presenti in questo momento in zone sotto il controllo dei ribelli”.