Sono giornate sempre più nere quelle che man mano si aggiungono alla lunga lista di orrori del conflitto siriano. E' aumentato il numero dei civili uccisi. Gli aerei da guerra bombardano gli ospedali,e non vengono risparmiate le università, come ad Aleppo. Le organizzazioni umanitarie denunciano stragi di bambini e il dilagare degli stupri, spesso taciuti dalle vittime per paura di ritorsioni o per vergogna. L’Ong per i diritti umani “International rescue committee” afferma che le violenze sessuali vengono commesse in genere da “uomini armati” su donne spesso giovanissime.
E poi c’è il dramma dei rifugiati, oltre 600mila nella regione secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite Unhcr. Le rigide condizioni climatiche che hanno interessato la Siria e i Paesi circostanti nel corso dell’ultima settimana hanno causato nuove difficoltà per i rifugiati alloggiati nei campi mentre allo stesso tempo il numero di persone in fuga dalla Siria non registra cali. L’Unhcr, a causa delle difficoltà nell’accedere alle zone interne del Paese , non è in grado di raggiungere tutti gli sfollati bisognosi di assistenza. “Ci sono centinaia di migliaia di profughi, di cui il 75% bambini e donne, che non hanno più niente. Le organizzazioni umanitarie non hanno i mezzi per aiutarli e per questo sono qui per chiedere al mondo di dare una mano”, lancia un appello accorato da Beirut l’attrice Mia Farrow, ambasciatrice dell’Unicef.
La disperazione trasforma le persone in “pendolari” per la sopravvivenza. Centinaia di uomini e donne attraversano ogni giorno il confine tra Siria e Iraq per rifornirsi di beni essenziali, come cibo, combustibile per il riscaldamento e medicinali, per poi far ritorno ai loro villaggi portando il carico sulle spalle per diversi chilometri. E’ quanto riferiscono le autorità locali nel distretto iracheno di Zammar, a nord di Mosul. “Dobbiamo anche camminare dieci chilometri portando sulle spalle quello che siamo riusciti a trovare”, dice Ahmad Majid. Dall’inizio della rivolta, quasi due anni fa, la regione di Zammar è diventata il punto di passaggio per l’entrata illegale in Iraq di migliaia di profughi.
E mentre il presidente siriano Bashar Assad, non fidandosi più di nessuno, pare viva a bordo di una nave da guerra insieme alla sua famiglia, la Svizzera chiede al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, anche a nome di altri 56 Paesi, di attivare il Tribunale penale internazionale dell’Aia perché conduca un’inchiesta sui crimini di guerra e contro l’umanità compiuti in Siria. Nella richiesta si sollecitano indagini “senza eccezioni e che prescindano dall’identità dei presunti autori di tali crimini”. Si invita inoltre il Consiglio Onu a “lanciare alle autorità siriane e alle altre parti coinvolte un messaggio inequivocabile affinchè rispettino pienamente i diritti umani”.
Attacchi aerei contro le strutture sanitarie, bombe sui mercati e inevitabili vittime civili. La violenza sta colpendo una popolazione già vulnerabile con un accesso limitato alle cure mediche e al cibo. E’ quanto denuncia Medici senza Frontiere che lavora in tre ospedali nel nord della Siria, nelle zone controllate dai gruppi armati dell’opposizione. L’attacco, il 15 gennaio, sul mercato di Azaz, vicino al confine con la Turchia, è stato particolarmente devastante perché è avvenuto solo due settimane dopo i raid aerei che hanno colpito le strutture sanitarie della città. Diversi feriti sono stati trasportati presso un ospedale da campo dell’organizzazione umanitaria nella zona di Aleppo. “Abbiamo ricevuto molti pazienti con amputazioni degli arti, ferite alla testa, agli occhi e alle orecchie”, racconta Adriana Ferracin, un’infermiera di Msf in Siria.
Diverse persone non vogliono andare in ospedale per paura di diventare bersaglio di attacchi aerei e preferiscono farsi curare nelle “strutture segrete” gestite da operatori sanitari siriani. Un’équipe di Medici senza Frontiere tornata di recente da una città del nord della provincia di Idlib, ripetutamente bombardata negli ultimi mesi, ha riferito che l’unica struttura sanitaria ancora funzionante è una clinica segreta gestita da gente del luogo e da alcuni operatori sanitari siriani. I volontari presenti nella clinica stanno facendo il possibile, fra gli intensi bombardamenti, per soccorrere un gran numero di feriti, correndo enormi rischi personali per mandare avanti la clinica ed evacuare i feriti più gravi negli ospedali fuori città. “C’è chi si presta a dare una mano come infermiere, o addirittura come chirurgo per interventi minori, perché semplicemente non c’è nessun altro che possa farlo”, spiega Adrien Marteau, dell’équipe di Msf. Nelle città e nei villaggi intorno a Idlib, pesanti bombardamenti da parte delle forze governative stanno minacciando la vita della gente comune. “Dato che ci è proibito lavorare nelle zone controllate dalle forze governative –dichiara il responsabile dell’emergenza di Msf, Mego Terzian- non siamo in grado di avere una visione imparziale sulla situazione. Ma è chiaro che stiamo assistendo a una vera e propria strategia del terrore, orchestrata dal governo siriano contro la popolazione di questa area”.
"Senza una soluzione politica che ancora non si vede, temo che il peggio debba ancora arrivare per la popolazione siriana". Questo il nuovo allarme lanciato dal commissario Ue agli Aiuti umanitari, Kristalina Georgieva che si dice "scioccata dal deteriorarsi della situazione in Siria".
B.B.