I cubani hanno (finalmente) il diritto di viaggiare all'estero, grazie alla riforma della legge sull'immigrazione varata dal presidente Raul Castro ed entrata in vigore in queste ore. La riforma autorizza i cubani sopra i 18 anni a recarsi all'estero, purche' forniti di un passaporto in regola.
La legge dovrebbe favorire soprattutto i circa 2 milioni di cubani che vivono all'estero (l'80% negli Usa) e gli sportivi e i professionisti fuggiti dal paese nel corso di viaggi oltreconfine. Fino ad oggi, i cubani che volevano uscire dal paese dovevano chiedere al governo una autorizzazione e presentare una lettera di invito dall'estero. I cittadini potevano restare fuori da Cuba non più di 11 mesi, altrimenti venivano dichiarati espatriati definitivi, senza possibilità di ritorno, e si vedevano confiscare i beni.
Sul suo account Twitter, la blogger e giornalista cubana Yoani Maria Sanchez parla di un "giorno zero, il giorno della riforma migratoria e - denuncia l'attivista - gia' e' deciso chi potra' lasciare il paese e chi no, aspettiamo solo che ce lo dicano".
Il regime castrista aveva piu' volte motivato le restrizioni di viaggio ai propri cittadini definendo le misure "necessarie ad evitare una fuga di cervelli" e la conseguente "perdita di medici, ingegneri e altri professionisti qualificati" negli Stati Uniti e in altri Stati che offrono maggiori salari. Annunciando il provvedimento nei mesi scorsi, l'Avana preciso' che "le ultime modifiche tengono conto del diritto dello stato rivoluzionario a difendersi dalle interferenze e dalla sovversione da parte del governo americano e dei suoi alleati".
Il sito ufficiale di Cubadebate e l'edizione digitale del quotidiano Granma scrissero che la riforma e' stata resa necessaria "per aggiornarsi alle condizioni del presente e al futuro prevedibile".