La nuova imposta sugli immobili costera' agli italiani tra il 150% e il 160% in piu' rispetto all'ultimo versamento dell'ici. La 'colpa' non e' da attribuire interamente al ritorno del tributo sulla prima casa perche', confrontando i dati con l'ultimo anno in cui e' stata pagata l'Ici sulle abitazioni principali, risulta che l'imposta lievita comunque a livelli considerevoli (l'incremento sara' tra il 90% e il 100%). I dati emergono dalle elaborazioni dell'Adnkronos, che ha messo a confronto le entrate dell'imposta comunale sugli immobili, fornite dall'Istat (pari a 9,07 miliardi nel 2011 e 11,98 mld nel 2007), e le stime sul gettito 2012 confermate dagli enti locali, di circa 23-24 miliardi per l'anno appena terminato.
Dall'acconto dell'Imu, versato a giugno, sono arrivati 9,937 miliardi, a cui si e' aggiunta una cifra analoga con il saldo versato a dicembre, per una somma complessiva di 19,9 mld. Inoltre il 25% dei comuni (secondo i dati Ifel) ha deciso di incrementare l'aliquota sull'abitazione principale, mentre un comune su due ha elevato l'aliquota sugli altri immobili.
Il governo, a giugno, per fare luce sui "falsi miti", ha ricordato che l'Imu erariale ammonta a circa 8,9 miliardi di euro annui, mentre l'Imu comunale e' di circa 12,2 miliardi di euro (di cui 3,4 miliardi di euro relativi all'abitazione principale e pertinenze). Il gettito complessivo, quindi, e' di circa 21,1 miliardi di euro annui. La quota base degli enti locali, grazie agli incrementi deliberati dai comuni, e' inoltre destinata ad aumentare, portando il gettito complessivo a crescere di una volta e mezzo rispetto all'ex tassa sugli immobili.
Analizzando le serie storiche dell'Istat emerge che in 10 anni il tributo e' aumentato del 3,7%, passando da 8,7 mld del 2001 a 9,1 mld del 2011. L'incremento contenuto e' dovuto soprattutto alla soppressione dell'imposta sulla prima casa, che ha portato l'imposta da 11,98 miliardi del 2007 a 9,1 mld l'anno successivo (-24%). E negli anni successivi il gettito e' rimasto sostanzialmente stabile (8,895 mld nel 2009; si sale a 9,078 mld nel 2010 e resta sostanzialmente invariato nel 2001 a 9,070 mld).
Il governo, citando i dati Ocse sulla vecchia tassa sugli immobili, afferma che l'Italia e' il paese con la piu' bassa tassazione della proprieta' immobiliare pari allo 0,6%, contro il 3,1% di Stati Uniti, il 2,1% del Giappone, il 2,4% della Francia, il 3,5% del Regno Unito, il 3,1% del Canada e l'1,1% della media Ocse. Considerando pero' il forte incremento dell'imposta, la posizione dell'Italia potrebbe scalare velocemente a superare la media dell'Organizzazione nazionale per lo sviluppo economico.
Dal punto di vista redistributivo, il governo spiega che, su un totale di 19,2 milioni di immobili, 14,6 milioni verseranno l'Imu e circa 4,6 milioni saranno esenti da tassazione per l'operare delle detrazioni. La media del prelievo per immobile e' circa 235 euro. Su circa 24,3 milioni di proprietari di immobili, 17,5 milioni verseranno l'Imu e circa 6,8 milioni saranno esenti dall' imposizione. La media pro-capite per i soggetti che verseranno l'Imu e' di circa 194 euro (che va calcolata considerando anche diverse quote di proprieta' sullo stesso immobile).
Secondo i dati dell'Agenzia del Territorio l'importo medio Imu per l'abitazione principale e' pari a 206 euro, per un gettito complessivo che supera i 3,3 miliardi; mentre l'imposta media sugli altri immobili ammonta a 761,5 euro. L'analisi per tipo di immobili evidenzia che il prelievo sulle abitazioni principali ammonta al 18,4% del totale mentre il restante 81,6% riguarda gli altri immobili. Le proiezioni dimostrano inoltre che il 68% dei contribuenti ha effettuato il versamento sull'abitazione principale e il 62% su altri immobili.
La distribuzione territoriale dimostra che oltre la meta' dei versamenti complessivi dell'imposta municipale propria affluisce dal nord (54,8%), un altro 27,1% al centro e il restante 8,1% al sud. L'importo medio dell'imposta, pero', e' piu' elevato al centro (746,3 euro), mentre al nord raggiunge 682,2 euro e al Sud 441,1 euro.
Dalle elaborazioni dell'Agenzia del territorio emerge, inoltre, che la maggior parte dei contribuenti persone fisiche (46,3%) si colloca nella fascia di reddito tra 10.000 e 26.000 euro e versa il 33,7% dell'imposta.