Così ha stabilito la Cassazione


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Il capo ha sempre ragione

E' reato dirgli 'lei non capisce un c...' l

E' reato dire al capo "lei non capisce un c...", anche argomentandolo. Lo stabilisce una pronuncia della Corte di Cassazione, dando ragione al ricorso della procura di Frosinone, che aveva impugnato un'assoluzione del locale giudice di pace. Il giudice aveva assolto F.P. dal reato di ingiuria, sostenuto dai legali del datore di lavoro M.S.: durante un'accesa litigata per motivi di lavoro, il sottoposto aveva sottolineato con forza e particolare enfasi le sue ragioni, chiosando infine il suo ragionamento con la frase incriminata.

E 'crimine' infatti e', per la Cassazione. Malgrado il giudice di pace abbia stabilito che la frase e' ormai entrata nel "gergo comune, pronunciata nel corso di una discussione di lavoro e intesa solo a comunicare il proprio dissenso", in realta' secondo la Suprema Corte l'ingiuria rimane.

Questo perche', al di la' dell'uso comune o meno della locuzione, la Cassazione rileva che e' "l'espressione stessa, letta complessivamente e nel contesto in cui veniva pronunciata, ad assumere carattere ingiurioso laddove vi veniva rimarcata con particolare asprezza di tono, e nel corso di una discussione di lavoro, l'incompetenza della persona offesa". Una condotta, conclude la Corte, che va al di la' della "mera manifestazione di un contrasto di opinioni fra l'imputato e la parte offesa, presentandosi viceversa quale offesa all'onore professionale di quest'ultima in quanto tale".