di Gianluca Luceri
Roba da non crederci. E' una Befana clamorosa quella che si porta via tutte le feste. L'impronosticabile dopo-sosta fa così tre vittime eccellenti - Juventus, Fiorentina e Inter - per le quali l'ultimo turno del girone di andata (19°) si rivela amarissimo. Fa rumore, soprattutto, l'harakiri casalingo della capolista (1-2) contro una Samp ridotta in dieci dal 32' (rosso a Berardi) e già sotto di una rete (rigore Giovinco al 24'). Rimodellata da Delio Rossi, la squadra blucerchiata resta in piedi anche nella tempesta e nella ripresa il 19enne argentino Icardi sconquassa la Signora con una doppietta (52' e 69'), complice la giornata di totale black-out di Gigi Buffon, disastroso in particolare sul tiro (non trascendentale) del pareggio. Non trema invece Romero, che al 29' evita il raddoppio bianconero bloccando sulla linea una deviazione ravvicinata di Matri. Anche se non sembra la solita rabbiosa Juve, la superiorità numerica fa pensare ad un secondo tempo tutto in discesa. Errore, perché la Samp è protagonista, come detto, di un incredibile ribaltone e poi resiste con ordine e cuore all'assedio finale bianconero, con il neo entrato Vucinic che centra la traversa piena con un destro potentissimo (72') e a ruota (76') manca di un soffio il tap-in del pareggio. Seduta in tv e reduce dal sofferto 2-1 in rimonta sul Cagliari all'Olimpico, gode alla massima potenza la Lazio che sale a -5 dai campioni d'Italia. La fuga resiste, ma i pragmatici biancocelesti di Petkovic non sono oggi così lontani.
Fuoristrada inaspettato anche per la Fiorentina di Montella (0-2), colpita e affondata al 'Franchi' da un Pescara che vacilla paurosamente nei primi 45' e poi colpisce due volte nella ripresa, con il brasiliano Jonathas di testa (57') e con lo svedese Celik che in contropiede, in pieno recupero (91'), infligge il colpo di grazia. Il calcio, in fondo, è pieno zeppo di partite come queste, gare di ordinaria follia dove c'è una squadra che domina, costruisce grappoli di palle-gol (almeno sette nel 1° tempo) ma trova sulla sua strada un portiere con gli special accesi, Perin, che para tutto e il contrario di tutto. Fino allora inesistenti, e aggrappati stretti stretti agli interventi mostruosi del loro n.1, gli abruzzesi nella ripresa fanno saltare il banco infilando la terza vittoria consecutiva e chiudendo l'andata a 20 punti, uno score eccezionale per una formazione apparsa finora tutt'altro che solida. Carbone dunque per la Fiorentina, che incassa proprio davanti al neo acquisto Giuseppe Rossi il primo ko interno di un campionato che resta comunque a tinte forti. Anche se la classifica, lassù, sta prendendo le sembianze del mucchio selvaggio. Con tutti i rischi del caso.
Quattro sconfitte nelle ultime quattro trasferte (5 considerata anche l'Europa League), un misero punto (a San Siro col Genoa) nelle ultime tre gare, ultima vittoria il 9 dicembre contro il Napoli (2-1): è il magrissimo bottino dell'Inter che inizia il 2013 come aveva finito il 2012, cioè male. I nerazzurri escono con 'le ossa rotte' dal Friuli, strapazzati per 3-0 da una super Udinese nell'anticipo dell'ora di pranzo. Senza una scossa e un repentino cambio di marcia, più che davanti Stramaccioni farà bene a guardarsi indietro: tra zona Champions e zona Europa League, infatti, il confine è sottile... Un dubbio contatto tra Domizzi e Palacio (ammonito per simulazione da Giannoccaro) e la traversa piena, con l'ex Handanovic immobile, colpita da Di Natale su punizione, sono gli unici brividi di un grigio primo tempo. Il gol incredibile divorato in avvio ripresa da Jonathan (tiro fuori da due passi a porta ormai sguarnita), e la successiva grande chance per Palacio (conclusione alta), precedono la tempesta che sta per abbattersi sui nerazzurri. Splendido l'assist in verticale di Lazzari, chirurgico il destro incrociato di Di Natale (63'). Il secondo giallo di Juan Jesus (65') lascia l'Inter in 10, che nel finale crolla di schianto: il colombiano Muriel raddoppia (75'), quattro minuti dopo capitan Di Natale cala il tris firmando la personale doppietta (e salendo a quota 11 fra i marcatori). Sorride Guidolin: la sua Udinese, dopo la sosta, sembra tornata bella pimpante.
Di questi scivoloni approfitta in pieno il Napoli che, nel lussuoso posticipo, stende 4-1 la Roma con una tripletta di Cavani (capocannoniere solitario a quota 16). Il ‘matador’ apre i giochi al 4’, servito nel corridoio da Pandev. I giallorossi appaiono frastornati, poi reagiscono e si procurano un paio di buone opportunità con Totti e Destro. Partenopei sornioni e Cavani implacabile anche a inizio ripresa: al 48’ risolve un batti e ribatti in area con un tiro sporco che beffa Goicoechea. Hamsik spreca il tris, quindi Zeman toglie Destro e inserisce Osvaldo che cambia il ritmo dell’attacco romanista. Clamorosa tripla occasione per la Roma che trova De Sanctis miracoloso su Lamela e Pjanic, poi Bradley calcia a lato. Non perdona, invece, Cavani che incorna alla perfezione un calcio d’angolo al 70’. In una manciata di secondi successivi la Roma riapre e richiude la partita. Al 73’ Pjanic azzecca il filtrante per Osvaldo che batte De Sanctis. Un minuto dopo Pjanic incassa il secondo giallo per un’entrata da dietro su Dzemaili. La partita ha poco altro da dire. Cavani va un paio di volte vicino al poker. Bradley ha una buona palla gol. Proprio al 90’ il contropiede vincente di Maggio che fissa il punteggio. Per la Roma una notte da incubo, sogni d’oro per il Napoli ora terzo.
Sogni di rimonta, invece, per il Milan, orfano ormai di Pato, che senza abbagliare (anzi) piega 2-1 il Siena al Meazza. Da saltare a piè pari il mediocre e indolente primo tempo dei rossoneri, con i toscani spuntati ma diligenti che contengono senza troppi affanni gli attacchi dei padroni di casa. Il grande volo di Abbiati in avvio ripresa (56') che nega il vantaggio a Rosina, lascia pensare ad una possibile diversa trama. Invece entra Bojan e al 67', su assist di Boateng, il catalano fa centro di testa. Poi è Calvarese a dare un 'aiutino' al Milan concedendo un rigore per un fallo tutt'altro che solare di Felipe su Pazzini: il centravanti di Allegri va sul dischetto e trasforma di potenza (79'). Il doppio svantaggio appare una punizione eccessiva per gli uomini di Iachini, che però dimezzano il passivo all'83' con Paolucci e spaventano nel finale i rossoneri, costretti a difendere il risultato fino al triplice fischio con le unghie e con i denti. Successo prezioso per Allegri, che alza gli occhi e vede la classifica accorciarsi sensibilmente. Qualcosa, forse, può ancora succedere…
Ottavo posto, con in tasca ben 29 punti: tanti, tantissimi per il sorprendente Parma di Donadoni, forse la squadra più 'sottovalutata' della serie A. Prosegue dunque il 'trend' positivo di fine 2012: il terzo squillo di fila dei ducali arriva contro il pericolante Palermo, beffato proprio all'ultimo respiro (93') dal graffio di Amauri. In mezzo, ma sempre nella ripresa, il vantaggio gialloblù targato Belfodil (63') cui risponde Igor Budan, ormai sulla via di Pescara, che Gasperini estrae a sorpresa dal cilindro all'84': appena un minuto dopo, il croato firma l'1-1 e sulla contesa sembra calare il sipario. Poi spunta Amauri e il Parma decolla ancora. Con annessi numeri da applausi, visto che quella gialloblù è l'unica squadra imbattuta in casa in questa stagione (sono 9 mesi che nessuno espugna il Tardini). Resta dura la vita dei rosanero, sempre penultimi: la speranza di Zamparini sono adesso i nuovi acquisti, anche se per ora gli innesti di Aronica e Anselmo non hanno prodotto i risultati sperati.
Vittoria di platino per il Chievo, che respira aria buona con i suoi 24 punti: salvezza tranquilla, continuando con questo passo. Fra gli scaligeri c'è chi canta e porta la croce (Thereau) e chi segna il primo, pesantissimo gol in serie A, ovvero il ghanese Cofie, match-winner al 37' su perfetto assist del francese. Al 45' è poi Stojan a sfiorare un 2-0 che avrebbe archiviato in anticipo la sfida. Corini prende e porta a casa, Colantuono invece non sarà troppo contento della prova della sua Atalanta, che sfiora la rete in almeno quattro occasioni (con Raimondi, De Luca, Schelotto e Bonaventura) ma poi evapora nel finale, senza spaventare più Sorrentino. Trattandosi di uno scontro diretto, la sconfitta brucia.
Borriello-Borriello: due squilli del ritrovato centravanti (57' e 73') - primo gol di destro, secondo di sinistro - regalano tre punti vitali al Genoa nel giorno del suo 120° compleanno. Il Grifone esce momentaneamente dalla zona retrocessione, superando in un colpo solo Palermo e Cagliari e condannando un opaco Bologna al secondo ko consecutivo. Spento Gilardino, non dà frutti l'inserimento di Diamanti al 60': inevitabile, per Pioli, alzare bandiera bianca.