La sbornia dall'accordo sul fiscal cliff scema: l'euforia che ha fatto impennare le piazze finanziarie di tutto il mondo è già passata. Ora a preoccupare è l'effetto che l'intesa avrà sull'economia e, soprattutto, le due scadenze cruciali che arriveranno fra la fine di febbraio e il 1° marzo, ovvero l'aumento del tetto del debito e le decisioni che dovranno essere prese sui tagli alla spesa.
E' su questi due punti che è focalizzata l'attenzione delle agenzie di rating che, pur promuovendo l'accordo ritengono che faccia poco o nulla per i conti. Se da un lato appare improbabile un nuovo downgrade da parte di Standard & Poor's, che ha tagliato il rating americano nel 2011 proprio dopo le trattative sull'aumento del tetto del debito, non è da escludere un taglio da parte di Moody's e Fitch.
Mentre segnali positivi continuano ad arrivare dal mercato del lavoro, con la creazione di 215.000 posti a dicembre nel settore privato, a gelare ancor di più gli entusiasmi è la Fed: i verbali dell'ultima riunione mettono in evidenza l'intenzione da parte di molti membri del Fomc, il braccio operativo della banca centrale, di mettere fine entro il 2013 al programma di acquisto di bond, il terzo round di quantitative easing attualmente da 85 miliardi di dollari al mese.
Le minute hanno l'effetto di una doccia fredda su Wall Street, che gira immediatamente in negativo con la Fed che 'gira' le spalle all'economia, diminuendo il sostegno finora assicurato. ''Alcuni membri hanno espresso l'idea che il programma di acquisto di asset in corso potrebbe essere garantito fino alla fine del 2013.
Altri ritengono che sia necessaria una politica accomodante mentre altri ancora ritengono che sia appropriato rallentare o fermare gli acquisti prima della fine del 2013'' si legge nei verbali della riunione dell'11-12 dicembre della Fed, dai quali emergono le crescenti preoccupazioni sui potenziali costi che gli acquisti hanno con l'aumentare del bilancio della Fed.
L'aumento delle tasse per i piu' ricchi previsto dal fiscal cliff fa temere una possibile stretta della spesa e delle donazioni di beneficenza, che secondo molti osservatori saranno le prime a risentirne. ma se sull'inasprimento della pressione fiscale ormai un accordo c'e', a far tremare e' l'avvicinarsi del dibattito sul debito. L'accordo sul fiscal cliff non tocca infatti i conti pubblici americani e non risponde alle richieste delle agenzie di rating.
E proprio queste ultime, sulla scia di quanto accaduto nel 2011, guardano al confronto che il nuovo Congresso avrà con l'amministrazione sul debito. Un confronto che non vedrà come protagonista il segretario al Tesoro, Timothy Geithner: secondo indiscrezioni Geithner lascerà l'amministrazione alla fine di gennaio. Il capo dello staff della Casa Bianca, Jack lew, continua a essere il più papabile candidato per il dopo Geithner ma data la sua limitata esperienza dei mercati finanziari non è escluso che il presidente Barack Obama possa andare a caccia a Wall Street.