Il 2012, nonostante il perdurare della crisi del debito, si chiude positivamente per le Borse europee. Dopo una prima parte d'anno in sofferenza i listini si sono rimessi in equilibrio con un'accelerazione nelle ultime settimane dopo l'accordo sul buy-back greco, il via libera dall'Ecofin alla supervisione bancaria unica e il conseguente raffreddamento dello spread.
Mentre sul nuovo anno si allunga l'ombra del 'fiscal cliff' americano. Un mancato accordo provocherebbe non pochi problemi anche a livello mondiale. L'indice d'area Stoxx 600 si appresta cosi' ad archiviare l'anno con un +15%, segnando i massimi dall'agosto del 2011. Nel tracciare un bilancio si scopre che Francoforte ha stracciato tutte le altre Borse del Vecchio Continente con un rialzo di quasi il 30% e che, praticamente, l'intera crescita di Milano (poco piu' del 8%) è stata messa a segno nelle ultime 10 sedute, a dispetto della bagarre politica in vista delle elezioni di fine febbraio.
Piazza Affari, peraltro, ha fatto meglio di qualche frazione di Londra (+6,85%). Mentre, dall'inizio dell'anno, Parigi ha incassato un +15,6%. Madrid e', invece, l'unica in negativo (-3,11%). La Spagna che ha passato l'anno sulla graticola, guarda al 2013 con numeri da incubo: -1,7% il Pil previsto, 220 miliardi di euro di debito da rifinanziare ed un tasso di disoccupazione del 26,2 per cento. Quanto ai singoli settori il migliore è stato quello delle auto (+34,4%), grazie al boom di gruppi come Volkswagen (+47%) e Bmw (+39%). A seguire gli assicurativi (+33,5%) e i bancari (+23,6%). Deboli, invece, le materie prime (+3,7%) mentre chiuderanno in rosso l'anno le telecomunicazioni (-10,09%)
La svolta per i mercati è cominciata a fine luglio con la Bce impegnata attivamente a salvare l'euro ed è proseguita settembre con lo scudo anti-spread. Ora i listini guardano al 'fiscal cliff' americano. Le prime sedute del 2013 dipenderanno molto da una auspicabile intesa tra democratici e repubblicani.
Qualora il presidente Usa, Barack Obama non riuscisse a mettere d'accordo le due anime del Congresso, con il nuovo anno scatterebbe la stretta fiscale da 600 miliardi di dollari. Una corsa contro il tempo, dunque, per evitare gravi conseguenze per l'economia americana (che lotta con un tasso di disoccupazione del 7,7% e un debito pubblico di 16 mila miliardi di dollari) e, di riflesso, per quella mondiale.
Più distanti nel tempo ma comunque di grande rilevanza le elezioni in Germania. La Merkel punta a settembre prossimo alla conferma. Un test importante, tra poche settimane, sarà il voto in Bassa Sassonia per misurare l'indice di gradimento sulla Cancelleria che sembra, ad ogni modo, alto.