di Maurizio Iorio
(maurizio.Iorio@rai.it)
Fabrizio De Andrè – I concerti (Sony Music)
Forse non c’era bisogno di questo voluminoso cofanetto (16 cd) , visto che il mai troppo compianto cantautore genovese è stato plurisviscerato in tutti i suoi risvolti, ma tant’è, i suoi estimatori, sottoscritto compreso, saranno ben felici di trovargli un posto in prima fila nello scaffale. Nei sedici volumi che lo compongono c’è l’opera omnia di De Andrè dal vivo, ben (o solo) otto tour, a cominciare da quello storico della Bussola di Viareggio del 1975, quando degnò della sua presenza anche il festival nazionale dell’Unità di Firenze e cantò la versione “dirty” de “In via della povertà”, trasposizione italiana della dylaniana “Desolation Row”. Stravolta anche la “Canzone di Marinella”, dal vivo eseguita in una versione più vicina al fatto di cronaca che ispirò il brano, all’epoca portato al successo da Mina. Fra l’esordio live del 15 maggio del 1975 alla Bussola di Viareggio e gli ultimi concerti del 1998 al Brancaccio di Roma, ci passano il tour con la Pfm (’78-’79), quello de l’Indiano (’81-’82), Creuza de ma (1984), Le nuvole (1991), In teatro (’92-’93), Anime salve (1997) e Mi innamoravo di tutto (1997/98). De Andrè non era un animale da palcoscenico, tutt’altro, anche per via del suo repertorio, che non invitava certo al movimento pelvico. Sapeva però entrare in sintonia con il pubblico, e soprattutto sapeva cantare, suonare e aveva una voce-orchestra che da sola riempiva i teatri (ricorda il Johnny Cash dei bei tempi) e soprattutto si circondava di musicisti ed arrangiatori di prim’ordine. Non c’è nulla di nuovo in questo box che ne giustifichi l’acquisto, peraltro ad un prezzo relativamente abbordabile, se non 25 anni di storia d’Italia ( e non dei migliori) vissuti anche attraverso le contestazioni al Palaeur di Roma del 1979 (erano gli anni degli autonomi e della musica gratis) e gli infiniti spezzoni di poesia che raccontavano sempre di un sociale emarginato da tanti e dimenticato dai più.
Ivano Fossati - Live: dopo - tutto (Emi)
Si potrebbe definire un “Live dell’assenza”, registrato per sottrazione. L’ultima fatica discografica di Ivano Fossati (non in senso temporale, non ne farà proprio più) è la registrazione del suo ultimo tour (anche lì, fine dei giochi), nel quale l’artista genovese ha riproposto solo brani non compresi nei precedenti album dal vivo, a parte “La musica che gira intorno” , “La costruzione di un amore” e “Di tanto amore”, le uniche concessioni al greatest hits pro-fans. Questo nulla toglie alla bravura dell’artista e della sua band, che sforna un suono delicato ma poderoso, ma che lascia anche lascia l’amaro in bocca. E’ vero che Fossati non indulge all’autocelebrazione e che disdegna sconfinare nello scontato, ma “Mio fratello che guardi il mondo”, “Terra dove andare”, “Panama”, “I treni a vapore”, “Una notte in Italia”, “La canzone popolare”, andrebbero riproposte sempre, per default. Detto questo, sull’opera di Fossati ogni commento è pleonastico. E’ docente ordinario nell’(ipotetica) Università della musica italiana. Laurea ad honorem.
Jovanotti – Backup 1987-2012
Anche Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, si affaccia al Natale con una faraonica proposta celebrativa, la festa è quella per i 25 anni di carriera. Ben 5 lustri. Tanti, per uno che ha sempre la faccia da ragazzino ingenuo appena sbarcato dalla Luna. La confezione regalo prevede tre opzioni: doppio cd, quadruplo cd ed infine, meraviglia delle meraviglie, un box con 7 cd, 2 dvd, un libro fotografico ed una chiavetta usb con tutte le canzoni pubblicate fino ad oggi. E, a discrezione, un anno di ferie non pagate per ascoltare il tutto. Ma ne vale la pena, sia di mettersi in ferie, che di ascoltare tutta la storia, ovviamente quella contenuta nel mega-box (più o meno 100 euro). Perché di storia si tratta, e non solo musicale. Per la cronaca, nei 7 cd ci sono 9 inediti, un bel po’ di duetti e rarità, svariati remix. Ma veniamo alle chicche , perché di vere chicche si tratta: i 2 dvd. Uno contiene tutti i video-clip dell’artista che, a babbo morto, si può ben affermare che sia stato notevolmente innovativo, evitando di adeguarsi al modello fighetto del clip accattivante per il pubblico dalla bocca buona. Il secondo, la chicca delle chicche, di intitola “Gimme twentyfive”, e riporta le varie apparizioni di Jovanotti in tv, da “1 2 3 Jovanotti” a “Fantastico”, fino a Fiorello. E poi c’è il libro, “Gratitude”, scritto da lui stesso, nel quale racconta la sua storia personale con quel bel linguaggio a presa rapida. Un bell’oggetto, non c’è che dire. Tutto già sentito e visto? Certo che sì. Quindi spesa non giustificata? Certo che sì. In assoluto, soprattutto di questi tempi, il box è alla portata di poche tasche, ma non si può negare che Jovanotti sia stato un testimone dei tempi, come De Andrè e Fossati. E se non ha la loro statura poetico-musicale, compensa con una evoluzione personale sulla quale nessuno avrebbe scommesso una lira, che lo ha fatto diventare uno degli artisti più innovativi del nostro tempo, oltre che un maitre à penser di tutto rispetto.