di Juana San Emeterio
LA VITA DI PI
di Ang Lee, Usa 2012, drammatico, (20th Century Fox)
Suraj Sharma, Irrfan Khan, Tabu, Rafe Spall, Gérard Depardieu, Adil Hussain, Shravanthi Sainath, Ayush Tandon, Andrea Di Stefano, Gautam Belur.
Che cosa può accadere a un ragazzino indiano e una tigre del Bengala da soli alla deriva nell’oceano su una scialuppa di salvataggio per più di 200 giorni? Un’avventura del corpo e dell’anima. La firma il regista premio Oscar, Ang Lee.
Il ragazzino si chiama Pi in omaggio alla costante matematica pi greco ma il suo vero nome è Piscine Molitor, una piscina francese, dove si sono conosciuti i suoi genitori. La tigre si chiama Richard Parker per un errore del foglio di consegna allo zoo indiano gestito dal padre del giovane. I due si ritrovano da soli dopo il naufragio della nave che li doveva portare in Canada insieme a tutta la famiglia e a tutti gli altri animali. Sono gli unici sopravvissuti dopo una terribile tempesta. Prima di quel drammatico momento la vita di Pi procedeva in modo normale. Durante la sua crescita però il tema principale è la ricerca di Dio che risolve esplorando e abbracciando varie religioni in contrasto con un genitore veramente laico e convinto assertore della forza della scienza. Una ricerca che si rivela in tutta la sua forza nella solitudine della lotta per la sopravvivenza in mare, a contatto con la natura e soprattutto nel rapporto con quell’animale selvaggio e potente che diventa il suo compagno di viaggio.
Tratto dal romanzo di Yann Martel, vincitore dell’importante e prestigioso Man Booker Prize, il film di Ang Lee affronta una serie di temi difficili da portare sullo schermo: la fede, il rapporto uomo-natura, la capacità di resistenza dello spirito umano e la forza del desiderio di sopravvivenza. Il regista asiatico nato a Taiwan torna così con uno dei suoi eroi intensi e particolari, come le sue donne straordinarie, i cowboy gay o l’incredibile Hulk, divisi sempre tra ragione e sentimento. Lo fa con l’aiuto della spettacolarità del 3D per restituirci la maestosità del mare e la sua terribile potenza. Peccato che questa volta riesca fino in fondo a trovare un equilibrio e un coinvolgimento profondo sui tanti temi affrontati. Lascia il racconto sospeso senza mai trovare la giusta alchimia delle sue tante bellissime pellicole e senza riuscire a dare delle risposte. Bravo il protagonista, l’esordiente Suraj Sharma, che, con una notevole prova fisica e mentale, interpreta un Pi estremamente credibile.