Azzerare il numero dei bambini che perdono la vita ogni giorno per cause prevenibili e curabili, questo l’obiettivo dell’Agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia. Un obiettivo ambizioso ma possibile. Quest’anno si è voluta focalizzare l’attenzione sulla lotta alla malnutrizione che contribuisce fortemente alla morte di un terzo dei bambini al di sotto dei 5 anni di età.
Siamo sulla strada giusta, secondo il rapporto dell’Unicef, ma c’è ancora molto da fare per raggiungere l’Obiettivo di sviluppo del millennio n. 4 che impegna la comunità mondiale a ridurre di due terzi, tra il 1990 e il 2015, il tasso di mortalità infantile sotto i cinque anni. I progressi più significativi nella riduzione della mortalità infantile (almeno il 50%) dal 1990 al 2011 si sono verificati in quattro regioni: America Latina e Caraibi, Asia Orientale e Pacifico, Europa centrale e Orientale, Medio Oriente e Nord Africa.
Nel 2011, quando sono morti 2,3 milioni di bambini anche a causa della malnutrizione, circa il 50% delle morti sotto i cinque anni si è verificato in soli cinque Paesi: India, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Pakistan e Cina. I dieci Paesi con il più alto tasso di mortalità sotto i 5 anni sono Sierra Leone, Somalia, Mali, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Guinea Bissau, Angola, Burkina Faso, Burundi. In otto di questi dieci Paesi sono in corso conflitti o situazioni di forte instabilità. L’Africa sub-sahariana, anche se in ritardo rispetto alle altre regioni, ha registrato un calo del 39% del tasso di mortalità sotto i 5 anni tra il 1990 e il 2011.
Salvare i bambini è possibile se vengono allattati al seno nei primi sei mesi di vita, sono vaccinati da tutte le malattie principali dell’infanzia, ricevono cure adeguate fin dal momento della nascita, dormono sotto la protezione di una zanzariera che li protegge dalla malaria, crescono in condizioni di vita igieniche adeguate, hanno accesso all’acqua potabile e all’istruzione.
I bambini gravemente sottopeso hanno 9 volte più probabilità di morire rispetto a quelli ben nutriti. Nei Paesi in via di sviluppo, i bambini hanno il doppio delle probabilità di essere sottopeso nelle zone rurali rispetto a quelle urbane.
Le aree più critiche, dove la lotta alla malnutrizione e alla mortalità infantile è più in salita, sono il Sahel e l’africa Occidentale e Centrale. Dal 2011 l’Unicef ha lanciato l’allarme in 9 Paesi del Sahel, la fascia di territorio semi-desertico che intercorre tra Sahara e Africa tropicale. Qui un milione di bambini è in pericolo di vita. Il grave stato di insicurezza alimentare che ha colpito 18 milioni di persone in tutta la regione è il risultato di una crisi causata da insufficienti precipitazioni, scarsi raccolti, aumento dei prezzi alimentari. Dopo le siccità del 2005 e 2010, il Sahel ha affrontato nel 2012 una crisi analoga con pesanti ripercussioni. Nel 2008, nell’Africa occidentale e centrale (24 Paesi) erano oltre 15,9 milioni i bambini malnutriti, 1 su 4. Solo 3 Paesi dell’area (Congo, Ghana e Guinea Bissau) sono sulla buona strada verso il raggiungimento dell’Obiettivo del Millennio.
“E se un cenone di Natale costasse 28 centesimi?” Una domanda che vuole ricordare a tutti che per aiutare l’Unicef e azzerare il tasso di mortalità infantile basta davvero poco, ricorda l’organizzazione. “Non dobbiamo essere buoni solo il mese di Natale”, esorta l’ambasciatore dell’Unicef, l’attore Lino Banfi, alla presentazione del rapporto sulla malnutrizione infantile.